FETI ABORTITI:

Cresce L’interesse sulla

sepoltura di BAMBINI NON NATI.

 

IN ITALIA C'È UNA LEGGE NAZIONALE CHE LO PERMETTE

BASTA CHIEDERLO ALLA U.S.L. DI COMPETENZA

(D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285 - Articolo 7)

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

UNA NUOVA FRONTIERA PASTORALE?

 

L'OPPORTUNITÀ DI UNA SEPOLTURA CRISTIANA DI FETI UMANI È QUASI SCONOSCIUTA NELLA PASTORALE NORMALE DELLE PARROCCHIE, LE QUALI, DOVREBBERO PROVVEDERE CON UN RITO FUNEBRE APPOSITO E RIVOLTO A TUTTI COLORO CHE OVVIAMENTE NE FACESSERO RICHIESTA.

 

DOPO TUTTO SONO SEMPRE RESTI UMANI, I QUALI DEVONO ESSERE RISPETTATI COME TUTTE LE SPOGLIE DEGLI ALTRI ESSERI UMANI, COME AFFERMA UN DOCUMENTO DELLA SANTA SEDE DI QUALCHE ANNO FA.

 

SE LA DONNA SAPESSE DI QUESTA POSSIBILITÀ E FOSSE FRATERNAMENTE AIUTATA DALLA CHIESA FORSE CI FAREBBE UN PENSIERO, SOPRATTUTTO SE CRISTIANA...

 

 

Premessa

In tutto il mondo, la pratica dell'aborto ha raggiunto una diffusione drammatica. Si calcola che dalla prima legalizzazione dell'aborto, avvenuta in Russia nel 1920, seguita dal Giappone, dal Canada e successivamente da innumerevoli stati, il numero di vite umane stroncate prima della nascita raggiunga o superi il miliardo: un quinto dell'umanità.

Oltre a ciò resti degli embrioni e dei feti abortiti vengono spesso trattati in modo del tutto disumano: utilizzati per la ricerca e la sperimentazione; come materiale biologico per scopi vari (per es. farmaceutica e cosmesi); oppure vengono distrutti o eliminati insieme ai rifiuti speciali ospedalieri.

Questa situazione non può essere tollerata dalla coscienza dei cristiani né da chi abbia un minimo di sensibilità umana e di umana pietà.

Un progetto: Il seppellimento dei bambini non nati.

Una risposta pratica a questa situazione, tra le altre e in ogni modo un atto dovuto, è la "pietà" come è scritto nella Rivelazione, promossa nella prassi pastorale della Chiesa cattolica e riconosciuta nella cultura universale. Intendiamo la pietà nel senso preciso di funerale e seppellimento delle spoglie mortali. Ciò viene insegnato dal Magistero della Chiesa, nel documento della Congregazione per la Dottrina della Fede Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione (febbr.1987) nella parte I al numero 4: "i cadaveri di embrioni e feti umani volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani". L'atto di pietà è innanzitutto dovuto a Dio, Padre Creatore, e alle vittime, i piccoli nostri fratelli morti nel grembo. Oltre a ciò, come si va evidenziando nelle varie città dove questo rito religioso si diffonde, cresce la consapevolezza del valore della vita umana e il risveglio delle coscienze con la prevenzione contro il crimine dell'aborto. Questi funerali sono previsti dalla legge italiana - DPR n. 285 del 10-9-1990, art. 7, comma 1,2,3,4 e art. 50, comma 1 - e sono abitualmente promossi dai gruppi di preghiera con la collaborazione di alcuni medici obbiettori, l'aiuto dei sacerdoti e il consenso dei vescovi. Al termine di questo millennio, alla vigilia del grande giubileo del 2000 vogliamo offrire al Padre un atto di pietà, di riparazione e di adorazione per il dono dell'incarnazione del Verbo, Gesù Cristo, Signore della Vita.

 

 

Un bambino in formazione

 

 

 

 

Una sepoltura per i bimbi non nati

Forse non lo sai... ma in molte regioni i bimbi che muoiono prima dei 5 mesi vengono considerati rifiuti speciali e in quanto tali smaltiti...Aiutaci a cambiare questa barbarie

 Elena Guzzella -  04 Gennaio 2008

Forse non lo sai... ma in molte regioni italiane i bimbi che muoiono prima dei 5 mesi di gestazione  per aborto naturale o terapeutico vengono considerati rifiuti speciali e in quanto tali smaltiti...bruciati in un inceneritore insieme ad altri materiali provenienti dalle sale operatorie.

Per fortuna non ovunque è così: la Regione Lombardia, infatti, ha previsto che tutti i bambini  morti sia per aborto naturale che procurato abbiamo diritto ad una degna sepoltura. Indipendentemente dalla settimana di gestazione o dal fatto che la madre lo richieda. La Regione ha deciso di prendersi cura dei suoi cittadini. Tutti.

La sensibilità su questo tema sembra si stia per fortuna diffondendo: in un accorato appello un gruppo di infermiere dell’ospedale S.Anna di Torino chiedono una legge simile.
“Chiediamo a Torino e al Piemonte di imitare la Lombardia, dove tutti i feti, prima e dopo le venti settimane, hanno diritto a una sepoltura” hanno dichiarato in un appello al Comune e alla Regione.
Questo per altro sarebbe importante anche per quelle mamme che subiscono il grave trauma di un aborto naturale: le mamme dovrebbero sapere che hanno diritto ad avere il feto se la richiesta è entro le 24 ore dall’espulsione. Una degna sepoltura al bambino morto prima di nascere oltre a dare ragione della dignità di persona che ogni essere umano ha, aiuta la famiglia e i cari ad affrontare con maggiore serenità la dolorosa tragedia".
 

 

Foto stupenda: mano di un bambino che prende il dito del chirurgo

 

 

 

 

UN GRUPPO DI NOVARA RACCONTA

LA SUA LONTANA ESPERIENZA

Novara, li 06/05/97 - (da: "Dio è Padre", luglio-agosto 1997)

Carissimo P. Andrea e carissimi amici de L'Aquila,

Oggi per noi è un giorno di festa, la nostra gioia si unisce a quella del cielo in un unico canto "Gerusalem, Gerusalem, spogliati della tua tristezza, Gerusalem canta e danza al tuo Signor!" Trentuno piccoli nostri fratellini, uccisi dall'aborto, sono stati sepolti nel nostro cimitero e attraverso la disponibilità dei loro fratelli maggiori possono dire a tutti: "Siamo anche noi esseri umani, creature pensate e amate dal padre".

Desideriamo raccontarvi come, con il nostro sì, Maria ci abbia condotti in questo cammino, Lei alla quale avevamo affidato tutto quanto. Il Padre già da tempo aveva esaminato nel nostro cuore il desiderio di fare qualcosa perché anche nella nostra città avvenisse il seppellimento dei bambini abortiti, ma il tempo della maturazione è avvenuto nel mese di settembre 1995, quando, sollecitati da Maurizio, abbiamo deciso di assumerci questa responsabilità.

Il 18 ottobre 1995 (festa di S. Luca, protettore dei medici ed evangelista di Maria) ci siamo incontrati con il direttore generale del nostro ospedale, il quale ci ha accolto con molta cortesia e disponibilità. Dopo avergli esposto le nostre motivazioni, le nostre richieste sono state accettate con favore, tanto che è stato convocato subito anche il direttore sanitario incaricato di renderle esecutive. Ci è stato chiesto di preparare per iscritto una bozza per un protocollo di intesa nel quale venivano stabilite le modalità per il ritiro degli embrioni e l'abbiamo presentata per la delibera. Il 24 gennaio 1996 c'è stata l'approvazione. Speravamo di renderla esecutiva nel più tempo possibile, ma non è stato così.

Prima difficoltà che non avevamo tenuto presente: le due divisioni di ostetricia erano situate in un edificio staccato dal complesso ospedaliero di alcune centinaia di metri e non erano provviste di obitorio, quindi, il trasporto quasi sempre giornaliero da tali divisioni dell'ospedale, dove potevano essere conservati in congelatore nell'obitorio, diveniva problematico, poiché per legge è consentito solo tramite l'impresa di pompe funebri. Ci tranquillizzarono comunicandoci che però era previsto il trasferimento delle due divisioni, all'interno del complesso ospedaliero, per il mese di febbraio, ma abbiamo dovuto allenare la nostra pazienza nell'attesa di quanto promesso. Nel frattempo con numerose telefonate abbiamo mantenuto un continuo contatto con l'ospedale a causa di un cambiamento ai vertici delle direzioni siamo stati convocati altre due volte per chiarire alcuni punti, visto che questo discorso risultava nuovo per tutti.

Finalmente giungiamo al 16 dicembre 1996, giorno in cui le due divisioni sono trasportate nella sede definitiva dell'ospedale, ma per problemi di sistemazione interna solo il 25 febbraio 1997 riceviamo la lettera in cui ci comunicano che la raccolta dei piccoli sarebbe cominciata il 7 aprile (giorno del Padre e giorno nel quale, quest'anno, la Chiesa ha celebrato la festa dell'Annunciazione della nascita di Gesù). Il nostro impegno era intanto continuato nel presentare domanda al sindaco, per ottenere un pezzo di terreno in un unico campo del cimitero, negli incontri con il medico legale della USL per il permesso di trasporto e seppellimento, con i responsabili del cimitero, degli uffici municipali e delle pompe funebri. Abbiamo preparato le cassettine per accogliere questi piccoli, con tanto amore curandone anche i particolari esterni ed interni. Il nostro vescovo ha accolto e benedetto tutto questo impegno delegando un sacerdote da lui designato a presiedere alla Messa e al rito di sepoltura. Ma anche quest'ultima parte così importante per tutti noi ha avuto un imprevisto.

A causa delle elezioni, nella nostra Città, non esiste attualmente una giunta comunale che possa fare nuove delibere. Il nostro è un caso nuovo e particolare e perciò per ora ci siamo dovuti attenere alle leggi vigenti che ci hanno consentito il trasporto dall'ospedale al cimitero e pertanto il rito funebre si è celebrato lì. Ieri 5 maggio, giorno del funerale altro imprevisto: per un malinteso gli operai del cimitero non avevano avuto l'ordine di preparare la buca per l'inumazione e i piccolini sono finiti di nuovo in un congelatore. Ma prima di questo un buon numero di persone, all'entrata del cimitero, hanno accolto con amore e commozione queste 4 piccole bare che accompagnate dal sacerdote, provenivano dall'ospedale, dove quattro di noi avevano prelevato i 16 contenitori con i piccolini dal congelatore e dopo averli depositati nelle cassettine avevano pregato e partecipato alla benedizione.

Al cimitero i sacerdoti presenti arano tre e con loro abbiamo meditato i misteri del Rosario e abbiamo cantato in un clima di profondo raccoglimento. Poi le letture e le preghiere del rito funebre. Il sacerdote che presiedeva ci ha consegnato un invito che sentiva nel suo spirito proveniente da quello dei piccolini: "A loro non è stato concesso di sorridere e chiedono a noi di farlo per loro, in ogni circostanza della vita". Poi in processione dietro al carro funebre li abbiamo accompagnati all'obitorio. Come ultimo saluto il canto "Gerusalem, Gerusalem." e la supplica a Maria: "Sotto la tua protezione". Questa mattina nella celebrazione della Messa abbiamo ricordato questi piccoli e abbiamo pregato per le famiglie. Alle 10, quattro dei fratelli maggiori, hanno preso dal congelatore le cassettine e in processione pregando il Rosario, cantando a Maria, invocando i nostri santi diocesani e i piccoli martiri, chiedendo che la misericordia della SS Trinità scendesse su tutta la città, li abbiamo portati al campo della sepoltura. Anche gli addetti allo scavo erano commossi e si muovevano con molto rispetto e delicatezza con un senso, direi di riverenza, che tutti noi abbiamo notato.

Davanti a quel mucchietto di terra, ricoperto dai fiori che molti avevano portato, abbiamo percepito una profonda pace, come se "loro" si sentissero finalmente arrivati a destinazione. Certi del loro potere di intercessione, subito ne abbiamo approfittato. Il sacerdote ha manifestato a nome di tutti le intenzioni di preghiera: per il nostro seminario, per il nostro Vescovo, per il Papa, per tutte le famiglie, genitori e parenti coinvolti in questi aborti e poi un momento di silenzio perché ognuno nel proprio cuore potesse esprimere le intenzioni particolari. Tutto questo è stato accompagnato dai presenti con preghiere e canti. A malincuore abbiamo lasciato quel luogo per ritornare alle nostre case.

Ti ringraziamo o Madre perché, ripercorrendo nella memoria questo tempo, siamo sempre più sicuri che anche nelle piccole amarezze e nelle attese di questi lunghi giorni, tutto è stato condotto da Te, con S. Michele Arcangelo, patrono del nostro ospedale e grazie a voi piccoli fratellini, perché sappiamo che da oggi la nostra città potrà contare sull'intercessione di trentuno piccoli martiri.

Un ringraziamento riconoscente ai sacerdoti che ci hanno sostenuti e aiutati in questo cammino: P. Giuseppe, Don Franco, P. Candido e un grazie a tutti coloro che con la loro generosità e disponibilità a collaborare, hanno contribuito alla realizzazione di questo grande progetto del cuore di Dio Padre.

Grazie a Lei P. Andrea, che facendosi portavoce di questo progetto ce lo ha additato e con la sua testimonianza ci ha sostenuto nell'accettare tutto sempre nella volontà del Padre. Un saluto affettuoso a tutti.

Emilia, Gianna, Giuseppe, Patrizia, Stefania, Roberta.

 

 

Veduta interna di un cimitero che potrebbe

 contenere anche i bambini mai nati.

 

 

 

 

In Lombardia cimiteri per i bimbi mai nati

 

di Alessandro Renzo/ 05/02/2007

Tutti gli embrioni morti in Lombardia saranno seppelliti. In caso di aborto, sia spontaneo che volontario, gli ospedali avranno l’obbligo di spiegare ai genitori che possono chiedere la sepoltura e celebrare il funerale.

Una notizia ovviamente occultata dai nostri mass media televisivi: chi ne parla più?

Tutti gli embrioni morti in Lombardia saranno seppelliti. In caso di aborto, sia spontaneo che volontario, gli ospedali avranno l’obbligo di spiegare ai genitori che possono chiedere la sepoltura e celebrare il funerale. Se i genitori non lo vorranno, l’embrione sarà comunque sepolto in aree dei cimiteri dedicate, come accade per le braccia e le gambe amputate. Il regolamento, approvato all’unanimità dal consiglio regionale, riguarda tutti gli embrioni, anche quelli di età inferiore alle venti settimane. Fino a oggi la legge equiparava gli embrioni abortiti ai rifiuti ospedalieri speciali, né più né meno come accade per il materiale organico che deriva da qualsiasi altra operazione chirurgica. La Regione Lombardia, invece, lo definisce sin da subito «prodotto del concepimento» e come tale degno del diritto a un funerale o comunque a una conveniente sepoltura. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, spiega lo spirito della legge: «È sacrosanto dare la possibilità ai genitori di seppellire chi è morto prematuramente con i massimi onori, ovvero con un funerale. Se il funerale non sarà richiesto, l’embrione verrà comunque sepolto perché merita in ogni caso un minimo di rispetto, equiparabile almeno a quello che è dovuto a una parte riconoscibile del corpo. Non si tratta di un rifiuto, ma di un prodotto del concepimento e in questi termini ne parla la nostra legge, che è innovativa in Italia e in Europa». Soddisfatto anche l’assessore alla Sanità, il leghista Alessandro Cè: «Mi sembra un grande momento di civiltà.

 

L’embrione è un essere umano e come tale lo trattiamo». Il relatore del testo, Pietro Macconi, di An, aggiunge: «Diamo dignità di persona a quelli che sono resti umani e non residui di operazione. È nell’ottica della legge regionale che ritiene il concepito parte della famiglia e, di conseguenza, considera il bimbo abortito una persona». Le nuove norme sono state approvate con il voto favorevole dell’opposizione e è la consigliera ds Ardemia Oriani a difendere le nuove regole: «Abbiamo definito una procedura più chiara, ma non c’è nessuna contraddizione con la legge 194, che disciplina l’interruzione volontaria della gravidanza, alla quale sono pienamente favorevole». La questione è da tempo all’ordine del giorno all’ospedale Mangiagalli di Milano e il direttore del presidio, il dottor Basilio Tiso, saluta con soddisfazione l’obbligo di chiedere ai genitori di decidere il destino dell’embrione morto: «Noi seguivamo già la prassi di avvertire, ma era al di là della legge. In caso di aborto volontario non ci chiedono praticamente mai di seppellire l’embrione, ma avevamo scelto da tempo di informare i genitori perché ci sono capitati diversi casi di madri che, dopo anni, sono tornate in ospedale a chiederci se avevamo idea di che fine avesse fatto l’embrione abortito».

 

Alessandra Kustermann, ginecologa e responsabile del servizio diagnosi prenatale della Mangiagalli, è convinta che la legge consenta un passo avanti: «È meglio se gli embrioni non verranno buttati, già adesso facevamo di tutto per evitare che accadesse. E è positivo riconoscere la possibilità di celebrare un funerale anche a dieci o dodici settimane». Come la Mangiagalli, tutti gli ospedali lombardi non potranno più trattare gli embrioni abortiti come un’appendice o un pezzo di fegato, ma dovranno comportarsi come se avessero a che fare un arto amputato. Spiega Tiso: «Noi mettiamo braccia e gambe in scatole di legno che vengono consegnate al Comune, che procede a seppellirle». A Milano gambe e braccia hanno aree dedicate al cimitero Maggiore e al cimitero di Lambrate. «La legge consente anche di scegliere la cremazione» spiega Luigi Balladore, direttore del settore Servizi funebri del Comune di Milano. A braccia e gambe sono stati equiparati i «prodotti del concepimento» e così anche gli embrioni abortiti saranno tumulati, «in casse più piccole e con una targhetta di riconoscimento che consente di identificare il luogo in cui si trovano». Un trattamento molto simile a quello riservato dalla legge ai feti abortiti oltre la ventesima settimana. L’ospedale è tenuto a chiedere ai genitori se desiderano la sepoltura e, in caso di risposta negativa, procede d’ufficio a consegnare i resti ai funzionari del Comune che procedono alla sepoltura. Nei cimiteri ci sono già aree dedicate ai feti di età superiore ai cinque mesi. Presto arriveranno anche le tombe per gli embrioni di ogni età.

 

 

 

 

 

 

 

 

Piango quel bimbo mai nato

 

La storia - quarant’anni, due figlie e il ricordo amaro di un aborto giovanile. “Piango quel bimbo mai nato” Allora mi parlavano di libertà, oggi faccio i conti col dolore. (Se il suo bambino avesse avuto la possibilità di essere sepolto in un qualche cimitero ora avrebbe la possibilità di portargli un fiore o una preghiera di perdono!!!)

di Marina Corradi

Due compagne di liceo che si incontrano per caso, per strada, entrambe con una bambina in passeggino. Sono passati vent’anni. Ci si abbraccia, si dicono le cose essenziali “Sono medico, ha due figlie” la vita coagulata in quattro parole nel rumore del traffico. La voglia di fermarsi, via, almeno un caffè. Anna sorride ancora come allora, in un liceo di Milano alla fine degli anni Settanta. La bimba le somiglia in modo straordinario. Nell’incontro casuale si ritrova, come per un incantesimo, l’intimità da compagne di banco.

E si parla di figli. Tu ne hai tre, io ne ho due. Mi piacerebbe, dice Anna, averne un terzo, ma col lavoro è impossibile, e però mi dispiace, fra poco ho quarant’anni...

E' un attimo, un’ombra sulla sua faccia: «Ce ne sarebbe stato un altro». Una pausa. «E successo all'inizio dell'università. Alla vigilia di un capodanno ho scoperto di essere incinta. Mi ricordo ancora la farmacia dove ho fatto il test: è in centro, non ci sono mai più entrata. "E' positivo", m'han detto, e io mi sono sentita crollare il mondo addosso. I miei non mi avrebbero mai perdonato. E io, quel bambino non lo volevo: l'idea anzi che “qualcuno” vivesse dentro di me mi suscitava sgomento. E' stata una decisione veloce, e, credevo, semplice. I miei non hanno saputo niente. Il mio ragazzo ha cercato di “sdrammatizzare”: «In fondo, m'ha detto, è un giorno in ospedale». Questa sua frase non l'ho mai dimenticata. Razionalmente ero d'accordo con lui, eppure una parte di me è stata ferita tanto che dopo poco l'ho lasciato. E poi c'erano le amiche, femministe come lo erano tante allora. Le due con cui ho parlato mi hanno aiutato materialmente: mi hanno consigliato un ginecologo “amico”, e si sono offerte di accompagnarmi. Sono state solidali; ma non mi hanno detto di pensarci ancora.

Una pausa, un altro caffè. «Il ginecologo era, effettivamente, un medico “democratico”, come si diceva allora. Non mi ha fatto problemi. Anzi, siccome la gravidanza era proprio all'inizio ha praticato un intervento in studio, un'aspirazione, m'ha detto, dolorosa ma rapida, e ho pagato solo la visita. Sono uscita sollevata. Ero pallida nello specchio dell'ascensore di casa, mia madre non si è accorta di niente. Mi sono messa a studiare. Poi improvvisamente sono scoppiata a piangere, come non avevo pianto mai: un pianto disperato. Ero sbalordita perché, in realtà, io non capivo perché piangevo. Ho telefonato alla mia amica: è il crollo ormonale, m'ha detto, poi ti passa.

E certo poi ti passa, e ho smesso di piangere, e anche, per anni, di pensarci. Io non sono credente, e la parola " rimorso" non mi appartiene, mi ricorda le lezioni di catechismo, tristi e noiose. E però, quando sono rimasta incinta di Chiara il ricordo di quel giorno è tornato. Al terzo mese ero molto apprensiva, e il medico per rassicurarmi m'ha consigliato un'ecografia. M'hanno fatto sentire il battito del cuore, quella luce piccolissima che s'accendeva e spegneva sul monitor. E io in quel momento ho detto a mia figlia grande un centimetro: eccoti, ciao, ti aspettavo. Poi non subito, ma piano, sotterraneo, l'altro pensiero; il pensiero di quello che non è nato. E dopo che è arrivata Chiara, e poi la sorella, continua a tornare questo pensiero, tagliente. Sai che cos’è di meraviglia un bambino di pochi mesi, se pensi: ce n'era un altro, come questo, con questi occhi, e io non l'ho voluto, ti manca il fiato».

Un silenzio. La bambina in passeggino dorme, l'altra sta quieta, intenta sul suo telefonino giocattolo. «Rimorso, non è una parola che mi appartiene - dice Anna - io sto parlando di un dolore. L'aborto, nel clima dei miei vent'anni, era prima di tutto un diritto da rivendicare. Le amiche mi hanno sostenuto: la nostra libertà sopra tutto. E quel giovane medico ha risolto in fretta il problema, senza fare domande. Sono stata io a non volere quel figlio: io ho scelto. Ma, nel clima di quegli anni, sembrava quasi che rifiutare un figlio fosse un'affermazione positiva di libertà. Del dolore, non mi avevano parlato". E' tardi, ci si saluta, ci vediamo, o forse no. Venti minuti di sincerità, di verità "private" su un figlio non avuto, parole taciute fra le tante gridate sui giornali.

 

 

 

APPROFONDIMENTO

 

 

PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI A:

 

 

DIFENDERE LA VITA CON MARIA

 

E

 

Armata Bianca a favore dei bimbi

 uccisi dall’aborto: il seppellimento

 

 

 

Cosa fare per realizzare

il seppellimento

 

 

 

POLIZIA MORTUARIA - LA LEGGE

D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285.