STATI UNITI:

ALCUNI STATI SONO VICINI AL FALLIMENTO

IL RISCHIO DI SOMMOSSE E DISORDINI SI POTREBBE SPOSTARE

 DAL NORD AFRICA ALL'AMERICA. QUALCHE STATO HA GIÀ

ALLERTATO LA GUARDIA NAZIONALE.

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

Dietro le quinte alcuni politici statunitensi stanno lavorando per trovare il sistema che permetta ai singoli Stati di dichiarare bancarotta ed evitare il pagamento dei propri debiti, comprese le pensioni promesse ai dipendenti pubblici. Lo scrive il New York Times, ricordando che le leggi attuali non consentono agli Stati - a differenza delle città - di ricorrere alla protezione del tribunale fallimentare, e ogni cambiamento in materia sarebbe di natura costituzionale.

Recentemente gravi problemi di bilancio hanno costretto diversi stati americani a tagliare i finanziamenti a servizi pubblici essenziali, come scuola e sanità. Per questo ci sono membri del Congresso convinti che sia solo questione di tempo prima che uno stato si trovi costretto a chiedere un salvataggio finanziario.

In Congresso tuttavia ci si muove con estrema cautela. Il rischio è allarmare il mercato dei bond municipali con reazioni imprevedibili che potrebbero peggiorare le cose. Non c’ ancora una proposta di legge in materia. A muoversi sembrano soprattutto alcuni deputati repubblicani, ma c’è interesse anche in Senato. E’ possibile che alla fine venga raggiunto un compromesso: non una completa normativa fallimentare, ma l’istituzione di un organo che vigili sugli stati in difficoltà, come la Municipal Assistance Corporation che aiutò New York nel 1975.

Inflazione e disoccupazione questa è la vera ripresa in Usa. Può sembrare una provocazione, ma gli ultimi dati americani dicono proprio questo. Le richieste di sussidi di disoccupazione americana sono salite questa settimana a 410.000 unità contro le 385.000 della scorsa settimana. Peggio delle attese anche le richieste di disoccupazione continua, salite a quota 3,911 milioni.

 

 

 

INTRODUZIONE

Stati Uniti, massicce proteste sindacali in

Wisconsin. Allertata guardia nazionale

 

Fonte web

 

Migliaia di dimostranti contro i tagli al pubblico impiego. Occupata la sede del parlamento statale a Madison.

Da alcuni giorni sono in corso proteste nella città di Madison, capitale dello stato del Wisconsin, a causa di un ordinanza che colpirebbe alcuni diritti dei lavoratori del settore pubblico.

Il
governatore Scott Walker ha presentato nei giorni scorsi un provvedimento di legge che prevede l'aumento delle ritenute fiscali per il fondo pensione e sanitario dei lavoratori pubblici.

All'inizio delle proteste Walker aveva comunicato di avere allertato la guardia nazionale, pronta a rispondere nel caso si fosse verificato qualche genere di problema aggiugendo poi di avere fiducia nel fatto che gli impiegati avrebbero continuato a fare il loro lavoro e che, nel caso ciò non fosse accaduto, sarebbe stato pronto a dichiarare lo stato di emergenza.

Migliaia di dimostranti hanno cercato di bloccare la votazione del provvedimento al palazzo del Governo. Il tentativo di disturbare il processo è stato descritto "per lo più sereno", anche se i gruppi sindacali hanno esteso le loro proteste sino di fronte alle case dei singoli parlamentari. Nove persone sono state attestate per "cattiva condotta".

Sono previsti scontri durante la giornata di sabato, quando alcuni gruppi hanno organizzato per sabato una manifestazione a sostegno del provvedimento al Campidoglio mentre alcuni stati, tra cui Ohio e New York, stanno valutando se attuare misure simili.

 

 

Documentario sulla crisi americana e occidentale

 

Giulietto Chiesa - La fine di un'era: ipotesi per un'Alternativa possibile

 

Wisconsin. E' guerra tra governatore e sindacati.

Una legge elimina la contrattazione collettiva

Fonte web

MADISON. Il presidente Obama scende in campo nello scontro tra insegnanti e governo statale che sta infiammando il Wisconsin.

Il presidente ha preso le parti dei dimostranti, in piazza da tre giorni, ed ha accusato il governatore repubblicano dello stato Scott Walker di aver "sferrato un attacco ai sindacati". 

Stando alla misura voluta dal governatore, oltre a dover pagare di tasca propria il 50 per cento dei contributi pensionistici e il 12 per cento dei costi della copertura sanitaria, i lavoratori statali (a eccezione delle forze di polizia e dei pompieri) perderebbero anche il diritto alla contrattazione collettiva. 

La protesta sembra essersi diffusa ad altre zone del paese. A Columbus, in Ohio, i dipendenti statali sono scesi in piazza contro un decreto analogo a quello del Wisconsin, promosso dal governatore repubblicano John Kasich.

Alcuni sindacalisti prevedono a breve manifestazioni di protesta in Indiana, Missouri, New Jersey e Pennsylvania. 

Gli scontri politici negli stati sono un chiaro sintomo delle profonde spaccature filosofiche e politiche che corrono tra Obama e i repubblicani su questioni di bilancio, e potrebbero essere decisivi per la rielezione del presidente nel 2012. I repubblicani vedono in questi scontri la possibilità di dimostrare la responsabilità di alcune decisioni difficili per ridurre la spesa pubblica. Allineandosi ai sindacati, invece, Obama si riavvicina a quella parte della base elettorale del partito democratico che il suo recente spostamento verso posizioni più centriste aveva irritato.

Per il terzo giorno di fila le scuole di Madison, capitale del Wisconsin, sono state costrette alla chiusura. I leader repubblicani dello stato hanno annunciato di avere, in ambedue le camere del parlamento del Wisconsin, il numero di voti necessari per l'approvazione della misura. Sostengono che il decreto porterebbe a un risparmio di 30 milioni di dollari entro il primo luglio e 300 milioni nei successivi due anni. Il bilancio dello stato del Midwest ha un deficit di 3,6 miliardi di dollari.

Nella costituzione dello Stato è necessario che la minoranza, in questo caso quella democratica, sia presente in aula per raggiungere il numero legale. Se non sono presenti, la polizia statale ha il potere di portarli con la forza in aula. Anche ammanettati. Allora i parlamentari democratici del Wisconsin hanno fatto perdere le loro tracce e sono usciti fuori dallo Stato, in modo da bloccare la votazione.

Alcuni degli insegnanti che protestano hanno dormito nella piazza di fronte al palazzo del governo statale mentre, ieri notte, la commissione Stanziamenti dello stato giudicava in senso favorevole il decreto. Si prevede che molti altri si uniranno alle proteste oggi.

Il governatore Walker, ai microfoni di Foxnews, respinge le accuse di "assalto ai sindacati" mosse da Obama e chiede ai senatori democratici di tornare in Parlamento, il "lavoro per il quale sono pagati".

"La realtà - contesta il Wall Street Journal - è che i sindacati stanno cercando di ribaltare la volontà degli elettori, che si sono espressi in misura schiacciante a novembre, quando hanno eletto il governatore Walker e una nuova maggioranza. (...) La realtà più grande è che la contrattazione collettiva per i lavoratori non è un diritto divino o costituzionale".

Prima della prossima campagna elettorale per le presidenziali, i prossimi mesi di coesistenza fra l'amministrazione del presidente Obama e l'opposizione repubblicana (che ora controlla la Camera) si annunciano complicati.

 

 

Il collasso è in arrivo, teniamoci forte - Il caos prima dell'equilibrio

 

 

Gingrich propone che gli Stati dichiarino

fallimento. La soluzione finale

Fonte web

Nel 1995 Newt Gingrich, presidente della Camera dei rappresentanti, chiuse le porte del governo per una settimana perché non voleva approvare una legge che aumentasse il tetto di spesa dell'amministrazione. Adesso, Gingrich suggerisce qualcosa di più drastico per risolvere i bilanci degli Stati che si trovano in condizioni precarie. In un recente articolo scritto insieme a Jeb Bush, ex governatore della Florida e fratello dell'ex presidente George, pubblicato sul Los Angeles Times, Gingrich sostiene che la soluzione è la bancarotta. Dichiarando fallimento gli Stati si potrebbero proteggere dai creditori e non pagare i costi per tutti i servizi che devono offrire e ovviamente abrogare i contratti con gli impiegati statali, incluse le loro pensioni.

Lo stato di insolvenza è l'ultima carta dei repubblicani per affamare la bestia, ossia il governo, togliendogli tutti i fondi e ricominciare daccapo offrendo servizi limitati e colpire naturalmente i sindacati visti come responsabili della crisi economica.

Andare in bancarotta non è facile per gli individui anche se offre un minimo di protezione temporanea ma con notevoli conseguenze negative. Per un'azienda la bancarotta a volte è possibile ma anche qui si tratta di serie situazioni.

La bancarotta per una città è legale negli Stati Uniti e, anche se non tipica, può avvenire. È successo nella Contea di Orange, California del Sud, non lontano del noto parco di divertimenti di Disneyland. Ci sono voluti diciotto mesi per la ripresa della città ma il grande vantaggio secondo la destra è che non si sono aumentate le tasse.

La legge federale non permette agli Stati di dichiarare bancarotta quindi non ci sono possibilità che ciò avvenga.

Si tratta solo di un'idea radicale che spinge il concetto antigoverno ad un punto estremo. Sorprende che i proponenti di quest'idea siano Bush e Gingrich. Per il primo si tratta di un repubblicano di reputazione moderata il quale sarebbe dovuto diventare presidente invece del fratello. Ovviamente Jeb non ha perso le speranze e ci sono possibilità che fra non molto ritorni a galla come candidato alla Casa Bianca, non per il 2012 ma più in là.

Gingrich, da parte sua, ha già fatto capire che sta facendo un pensierino per il 2012. In un suo intervento ha dichiarato che i leader alla nomination repubblicana al momento sono Mitt Romney, ex governatore del Massachusetts, Sarah Palin, ex governatore dell'Alaska, e Mike Huckabee, ex governatore dell'Arkansas. Romney e Huckabee sono stati candidati alle primarie repubblicane del 2008 ma sono stati sconfitti da John McCain. La Palin è stata scelta da McCain come sua vice.

In un'intervista al Columbus Dispatch di Detroit (Michigan), Gingrich ha detto che Romney è il primo per quanto riguarda la raccolta dei fondi, la Palin al primo posto per la celebrità, e Huckabee è il primo nei sondaggi.

Non delle belle raccomandazioni per i suoi possibili rivali. Ma poi Gingrich non ha una reputazione di chierichetto. Quando era speaker della Camera negli Anni Novanta la guidato la crociata contro Bill Clinton facendo tutto il possibile per mandare via il presidente per il noto affaire con la stagista Monica Lewinsky.

Allo stesso tempo, Gingrich aveva una relazione adulterina con una sua assistente che poi divenne la sua terza moglie. Ma questa non era la prima né l'unica volta che Gingrich si era dimostrato colpevole di infedeltà e di ipocrisia. Nel 1978, durante la sua prima candidatura alla Camera dei Rappresentanti, aveva usato lo slogan "lasciate che la nostra famiglia rappresenti la vostra alla Camera". Anche a quei tempi, però, aveva un'amante. Secondo resoconti di stampa, chiese il divorzio dalla prima moglie mentre lei si trovava in ospedale dopo un'operazione. Gingrich è noto come un intellettuale ma gli sarà difficile fare dimenticare agli americani la sua ideosincrazia per la verità. Se tradisce le persone a lui care farà la stessa cosa con il Paese?

In un certo senso lo ha già fatto. Nel 1997 la Camera che lui presiedeva lo biasimò, con un voto di 395 a 28, per problemi etici e lo costrinse a pagare una multa di trecentomila dollari. Poco tempo dopo diede le dimissioni.

Si candiderà Gingrich alle primarie repubblicane? È possibile. Gli americani hanno la memoria corta come dimostra il recente aumento dei consensi per George Bush nonostante la sua disastrosa politica. La riabilitazione di Bush darebbe al fratello Jeb sempre più speranze.

 

 

 

 

CRISI DEL CIBO 2011?

 

I 14 FATTI PREOCCUPANTI CHE PORTANO A

DOMANDARSI SE LA CARESTIA NON SIA GIÀ INIZIATA

 

 FONTE: END OF THE AMERICAN DREAM.COM

 

Sarà il 2011 l’anno dell’inizio della grande crisi globale del cibo?

Il prezzo del cibo è in aumento, i produttori sono in difficoltà e quest’anno si è già assistito allo scoppio di proteste in diverse parti del globo. Quando le persone non hanno abbastanza cibo, tendono a diventare disperate e, sfortunatamente, sembra che non ci saranno miglioramenti nel prossimo futuro. In questo momento il mondo fa fatica a nutrirsi e, con il passare dei giorni, ci sono sempre più bocche da sfamare. Si prevede che la popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi entro il 2050. Ci sono già troppe persone che nel mondo muoiono di fame e sfortunatamente questa situazione coinvolgerà sempre più aree con l’aumento della crisi dei produttori.

In Cina, alcune tra le province chiave per la produzione di cibo sono afflitte da una delle peggiori siccità degli ultimi 200 anni. In Australia e in Brasile, le inondazioni dello scorso inverno hanno rovinato la produzione agricola.
La Russia, inoltre, sta ancora cercando di riprendersi dalla siccità della scorsa estate. Negli ultimi dodici mesi i pattern meteorologici sono andati in tilt, ponendo una forte pressione sul sistema globale della produzione del cibo, già all’orlo del collasso.

Le scorte di cibo, in tutto il mondo, sono molto ridotte e questo è un segno preoccupante. Se una carestia di larghe dimensioni dovesse diffondersi neppure gli Stati Uniti, sarebbero in grado di resistere a lungo. Il governo degli Stati Uniti dovrebbe avere riserve di cibo nel caso di un’emergenza, ma in realtà non è così.

È iniziata la corsa all’accaparramento di cibo. Più di una nazione fino a qualche tempo fa esportava grandi quantità di cibo, ora ne importa una grande quantità. I prezzi degli alimenti base come grano, frumento e soia sono in aumento e l’ONU prevede che continueranno a salire per tutto il 2011.

Se non ci sarà qualche cambiamento radicale, la situazione globale del cibo con il passare del tempo diventerà sempre più difficile.

Perciò chi decide a chi spetta il cibo e a chi no?

Con l’aumentare del prezzo del cibo, inizieremo ad assistere allo scoppio di rivolte di popolazioni affamate che chiedono cibo ai loro governi?

Che cosa succederebbe se le condizioni climatiche peggiorassero o se si dovessero verificare una serie di catastrofi naturali ?

Per adesso queste sono solo le prime doglie, ma se le cose dovessero peggiorare, assisteremmo a una tremenda carestia che scuoterebbe il mondo.

Di seguito i 14 fatti che portano a domandarsi se la carestia globale non sia già iniziata…

#1 Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, entro la fine del 2011 le riserve di grano raggiungeranno il livello minimo degli ultimi 15 anni.

# 2 Le Nazioni Unite hanno confermato che nel mese di gennaio, il prezzo globale del cibo ha raggiunto un picco mai registrato prima.

# 3 Il prezzo del grano è raddoppiato negli ultimi 6 mesi

# 4 Il prezzo del frumento è quasi raddoppiatodalla metà del 2010.

# 5 Secondo Forbes , il prezzo della soia è salito quasi del 50% dallo scorso giugno.

# 6 Le Nazioni Unite prevedono che il prezzo del cibo aumenti di un ulteriore 30% entro la fine del 2011.

#7 In Australia, causa delle inondazioni senza precedenti, il raccolto di grano dello scorso inverno è andato completamento perso.

# 8 Lo scorso inverno il Brasile è stato colpito dalla peggior inondazione mai registrata. Questa situazione ha messo a dura prova la produzione di cibo nel paese

# 9 La Russia, uno dei maggiori produttori di grano in tutto il pianeta, risente ancora degli effetti del clima torrido. Il paese è stato obbligato a importare grano per sfamare il proprio bestiame.

# 10 La Cina si sta preparando ad affrontare una delle siccità più devastanti e durature che, si prevede, coinvolgerà numerose province. Fonti ufficiali cinesi confermano che la provincia orientale dello Shangdong è afflitta dalla peggiore siccità degli ultimi 200 anni. Le zone colpite sono proprio quelle che garantiscono i due terzi della produzione di grano in Cina. Qui di seguito un breve video del telegiornale cinese che parla dell’orrenda situazione in cui si trova la Cina…

# 11 Sembra che il grano importato dalla Cina nel 2011 sarà di nove volte superiore rispetto a quanto previsto dal Dipartimento dell’Agricoltura statunitense.

# 12 Ogni giorno, circa un miliardo di persone va a letto con la fame.

# 13 Ogni 3.6 secondi, in qualche parte del mondo c’è qualcuno che muore di fame e il 75% sono bambini sotto i cinque anni.

# 14 Il cibo inizia a scarseggiare in tutto il mondo e molte aziende hanno iniziato a utilizzare qualsiasi tipo di surrogato per “moltiplicare” la loro produzione. Ad esempio Raw Story conferma che alcune aziende cinesi stanno producendo “riso contraffatto” composto in parte di plastica. Secondo un funzionario della Chinese Restaurant Association, mangiare tre scodelle di riso contraffatto equivale a mangiare un’intera busta di plastica.

Si spera che questo non sia l’inizio di un’enorme crisi globale del cibo perché morire di fame è una cosa tremenda.

La fame è qualcosa che si spera nessuno debba mai patire.

Speriamo per il meglio ma prepariamoci al peggio.

 

 

APPENDICE

 

Glass-Steagall subito! Il rapporto

Angelides dà ragione a LaRouche

Fonte web

8 febbraio 2011 (MoviSol) - Il 27 gennaio 2011 la Commissione di Inchiesta sulla Crisi Finanziaria, creata dal Congresso USA nel 2009 per stabilire le cause del crac finanziario del 2007-2008, ha fatto la storia. Il suo rapporto, noto come Rapporto Angelides dal nome del presidente della Commissione, Philip Angelides, fornisce un resoconto straordinariamente veritiero del processo decennale di deregulation bancaria, "shadow banking" e speculazione in derivati finanziari che ha portato al crac globale. Sottolinea che l'abrogazione della Legge Glass-Steagall nel 1999, dopo che la Federal Reserve aveva adottato in tutti gli anni Novanta misure per indebolirla, è stato un fattore centrale nel provocare il crollo.

Per chi ha seguito Lyndon LaRouche negli ultimi decenni, le conclusioni e la cronologia del rapporto Angelides non sono affatto una sorpresa. In effetti, LaRouche aveva sistematicamente messo in guardia dalle misure che vengono denunciate nel rapporto, proponendo una politica alternativa, che era stata respinta dagli "esperti" finanziari e dalle autorità.

Nel Weekly Report del 2 febbraio alla LPAC-TV, LaRouche nota che "questo è il primo rapporto ufficiale, pubblicato da un ente commissionato dal governo USA, che pubblica la verità generale sulla storia economica recente degli Stati Uniti". Anche se non prescrive la soluzione, lo studio della Commissione Angelides indica gli errori principali che sono stati commessi, ha detto LaRouche, il che è essenziale per uscire dal caos attuale.

Per coloro che continuano a sostenere che il crac fosse imprevedibile, le conclusioni del rapporto affermano inequivocabilmente: "Concludiamo che questa crisi finanziaria poteva essere evitata. La crisi è stata il risultato di azioni e omissioni umane, non di Madre Natura o di modelli computeristici impazziti. I capitani della finanza e del nostro sistema finanziario hanno ignorato gli avvertimenti e non sono stati capaci di mettere in dubbio, comprendere e gestire i rischi in evoluzione di un sistema essenziale per il benessere del pubblico americano. La loro è stata una grave mancanza, non un passo falso… Una crisi di questa grandezza non doveva verificarsi. Per parafrasare Shakespeare, la colpa non sta nelle stelle, ma in noi".

La Commissione FCIC indica correttamente che oltre 30 anni di "deregulation e affidamento all'autoregolamentazione delle istituzioni finanziarie, voluta dall'ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan e da altri, sostenuta dalle amministrazioni successive e dal Congresso e promossa attivamente dalla potente industria finanziaria ad ogni passo, hanno eliminato tutele chiavi, che avrebbero potuto contribuire ad evitare la catastrofe. Questo approccio ha dato il via a falle nella supervisione di alcune aree critiche con migliaia di miliardi di dollari a rischio, come il sistema bancario ombra e i mercati dei derivati OTC (over-the-counter). Inoltre, il governo ha permesso a imprese finanziarie di scegliere gli enti di vigilanza preferiti in quella che è diventata una corsa al supervisore più debole".

Il rapporto è devastante per la Federal Reserve ed altri enti di vigilanza, agenzie di rating del credito e gli stessi istituti finanziari. In effetti, la corruzione era pervasiva in tutto il sistema. Esso elenca ad esempio le cifre folli spese in bustarelle e denaro per le lobby di Wall Street che andavano a Washington per assicurarsi che venisse abrogata la legge Glass-Steagall, sostenendo che gli enti di vigilanza "non avevano la volontà politica" di scrutinare e corresponsabilizzare gli istituti che erano tenuti a vigilare, e riporta che l'industria finanziaria ha speso almeno 2,7 miliardi di dollari per il lobbying tra il 1999 ed il 2008, oltre al miliardo di dollari in contributi per la campagna elettorale provenienti da esponenti legati a Wall Street. Il rapporto nota anche quanto abbia sofferto l'economia reale a causa della crescita a dismisura del settore finanziario.

La conclusione dell'introduzione è un grido di battaglia implicito: più di due anni dopo l'intervento senza precedenti del governo federale sui mercati finanziari "il nostro sistema finanziario è, per molti aspetti, ancora immutato rispetto a quello che esisteva alla vigilia della crisi. In effetti, sulla scia della crisi, il settore finanziario USA è ancor più concentrato e nelle mani di pochi grandi istituti sistemicamente significativi".

"Anche se non ci è stato chiesto di fare delle raccomandazioni su quale politica adottare, lo scopo del nostro rapporto è quello di dare un resoconto su ciò che è accaduto per poter decidere un nuovo corso… sarebbe la più grande tragedia se accettassimo il ritornello che non era possibile prevedere la crisi e quindi non sarebbe stato possibile far niente. Se accettiamo questa nozione, la crisi si ripeterà".

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Inflazione e disoccupazione questa è la vera

ripresa Usa, ma Wall Street festeggia

 

Titolo provocatorio quello di oggi, ma gli ultimi dati americani dicono proprio questo. Le richieste di sussidi di disoccupazione americana sono salite questa settimana a 410.000 unità contro le 385.000 della scorsa settimana. Peggio delle attese anche le richieste di disoccupazione continua, salite a quota 3,911 milioni.

 

 

 

La crisi in Libia e le tensioni sui mercati. Ecco

dove si stanno rifugiando gli investitori

Sui mercati azionari è tornata l'avversione al rischio. Una volata verso gli investimenti rifugio, titoli di Stato, valute forti e metalli preziosi. L'acuirsi delle tensioni in Medio Oriente, con la Libia sull'orlo di una guerra civile, sta spingendo gli operatori finanziari verso quegli strumenti considerati più sicuri nelle fasi di burrasca finanziaria. Ma non solo. Le tensioni a macchia di leopardo che stanno attanagliando le "non-democrazie" dal Nord Africa all'Asia stanno allo stesso tempo facendo riaffiorare le debolezze endemiche delle economie "democratiche".

 

La Grande Recessione era evitabile.

Ora attendiamo la prossima

Pubblicate le anticipazioni dei risultati della Federal Crisis Inquiry Commission, il panel congressuale bipartisan creato nel 2009 per indagare le cause del collasso finanziario del paese. Risultati che definiremmo intellettualmente onesti o perlomeno sufficientemente commonsense, malgrado il tentativo dei Repubblicani di riscrivere la storia in modo orwelliano. Cosa è andato storto, quindi? Tutto, in estrema sintesi.