LA STORIA D'ISRAELE

TRA ELEZIONE DIVINA,

CASTIGHI E GUERRE

a cura di Claudio Prandini

 

 

Per comprendere, sia pure in parte, quello che sta accadendo in Medioriente in questi giorni...

Solo una soluzione politica sia da  parte israeliana che arabo-palestinese, può ridare speranza al martoriato medioriente! Che Dio aiuti tutti i popoli a vivere in pace...!

 

 

 

 

 

 

PREMESSA (del Webmaster)

Israele nell'Antica Alleanza

 

Già nell'Antico Testamento era detto: "Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi,  e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele" (Dt  26, 5-9).

Questa era la professione di fede del popolo d'Israele una volta entrato in possesso della terra promessa! Qui c'è tutta l'identità di tutto un popolo... "Mio padre era un Arameo errante... scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa... Gli Egiziani ci maltrattarono,.. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri...  il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente... e ci diede questo paese...". Ogni padre israelita era tenuto ad imparare a memoria questa professione di fede così da insegnarla ai propri figli! Israele non doveva dimenticare le sue origini povere e nomadi, non doveva dimenticare che Dio lo aveva liberato dalla schiavitù e che la terra in cui si era stabilito era un dono. Dio aveva stretto un'alleanza unica con Israele (Gen 17) e più volte benedetta (come in Gen 32,23-32).

Col tempo però le cose cambiarono, tanto che il Signore per bocca di Geremia dovrà dire: "Va' e grida agli orecchi di Gerusalemme: Così dice il Signore: Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza, dell'amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata. Israele era cosa sacra al Signore, la primizia del suo raccolto; quanti ne mangiavano dovevano pagarla, la sventura si abbatteva su di loro. Oracolo del Signore. Udite la parola del Signore, casa di Giacobbe, voi, famiglie tutte della casa di Israele!  Così dice il Signore: Quale ingiustizia trovarono in me i vostri padri, per allontanarsi da me? Essi seguirono ciò ch'è vano, diventarono loro stessi vanità e non si domandarono: Dov'è il Signore che ci fece uscire dal paese d'Egitto, ci guidò nel deserto, per una terra di steppe e di frane, per una terra arida e tenebrosa, per una terra che nessuno attraversa e dove nessuno dimora? Io vi ho condotti in una terra da giardino, perché ne mangiaste i frutti e i prodotti.  Ma voi, appena entrati, avete contaminato (con l'idolatria) la mia terra e avete reso il mio possesso un abominio (con la mancanza di giustizia)" (Ger 2, 1-7).

Così il popolo d'Israele dovrà andare in esilio in Babilonia... Nella storia, io credo, non ci fu popolo più amato e, nello stesso tempo, più castigato come il popolo ebraico poiché, secondo la pedagogia biblica, qual'è quel padre che non castiga i propri figli? Anche al tempo di Gesù Israele era sottomesso al potere di un popolo straniero e se questo poteva apparire ad Israele una grande disgrazia, agli occhi di Dio era invece una grande opportunità poiché il Messia era nel mondo, come promesso, e il suo messaggio sarebbe così corso più velocemente per tutto il mondo allora conosciuto! Così avvenne, ma Israele, nei suoi capi, non volle riconoscere il Signore che passava... C'è una profezia tremenda di Gesù al riguardo: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?" (Lc .  23,28-31).

Il legno secco era Israele e la profezia si realizzerà nel 70 dell'era cristiana: Gerusalemme fu assediata, il tempio distrutto e saccheggiato, il popolo in gran parte ucciso dalle legioni romane di Tito che, ironia della storia, erano costituite in gran parte non da truppe regolari, ma da mercenari al soldo di Roma. Questo significò uno scatenarsi della violenza contro il popolo oltre ogni immaginazione umana! Gli scampati a quella tremenda strage si sparsero per l'impero e per circa duemila anni non si sentì più parlare di Israele come popolo. Non fu Dio a mandare quel tremendo castigo, ma semplicemente lasciò che Israele seguisse il destino che si era segnato, che però non era quello che Dio aveva pensato per loro! Già Geremia aveva avvertito: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore si allontana il suo cuore" (Ger  17,5) e Israele pagò a caro prezzo la sua infedeltà!

I figli dell'Alleanza, i figli di Abramo, Isacco, Giacobbe, i discendenti di coloro che ebbero Mosé come guida nel deserto, come anche coloro che vissero al tempo di Gesù, non possono tuttavia scomparire dalla faccia della storia, poiché Dio è fedele! Dice san Paolo: "Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile!... Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato..." (Rm 11,1; 26). Cioè Israele, o un suo resto, alla fine si convertirà e sarà salvato!
 

 

Israele nell'era moderna

I movimenti ultraortodossi e il sionismo tra 800 e 900

Solo la Shoah e l'olocausto convincono gli ultraortodossi

 ad allearsi con il sionismo per dar vita allo stato di Israele
 

 

 

Dopo aver visto in estrema sintesi l'Israele biblico, con la sua elezione ma anche con i suoi castighi, veniamo all'Israele dei tempi moderni, all'Israele dei movimenti ultraortodossi dell'800 e del nascente movimento sionista.

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Gli ultraortodossi - detti anche, da un versetto biblico di Isaia "haredim", ovvero coloro che tremano davanti alla parola di Dio - sono gli Ebrei che ritengono fondamentale l'osservanza rigorosa di tutti i comandamenti divini derivanti dall'esegesi della Torah e del Talmud. Tali leggi non si limitano a definire i rapporti tra uomo e Dio ma si estendono ai rapporti sociali dei membri della comunità all'interno della quale ogni fedele è corresponsabile di ogni azione compiuta dagli altri membri.
Nemici di ogni ideologia modernista, gli haredim sono stati a lungo ostili al sionismo che era ritenuto una forma di manifestazione di una volontà di potenza di natura antropocentrica, e in quanto tale era considerato idolatria. Scopo del sionismo era la ricostituzione di un nuovo Israele. Ma questo, agli occhi degli ultraortodossi, veniva a ledere il cosiddetto Mito dei Tre Giuramenti: Dio aveva fatto promettere al popolo ebraico di non usare la forza per tornare nella terra d'origine, di non ribellarsi alle nazioni che lo opprimevano confidando nella manifestazione terrena della giustizia divina, di non anticipare la fine dei tempi e di non fare alcunché che potesse accelerare la Redenzione. In questa prospettiva la pretesa sionista di riunire tutti gli Ebrei esiliati in una nuova Sion prima dell'avvento del tempo messianico veniva interpretata come un'inaudita e intollerabile sfida umana alla volontà e alla potenza di Dio. Il sionismo, inoltre, si configurava come un movimento più politico che religioso e scarso peso era dato al fatto che i suoi militanti fossero più o meno rigorosi osservanti delle prescrizioni divine: per tale motivo gli haredim, che non ritenevano possibile l'inserimento degli ebrei in un quadro politico e istituzionale retto da norme diverse da quelle della legge divina, consideravano i sionisti atei e peccatori, prendendo decisamente le distanze dal movimento.
Questo rifiuto di tornare alla Terra di Israele - Eretz Israel - aveva trasformato il concetto stesso di Eretz Israel, che divenne una sorta di Mito dell'assenza: per gli haredim la Terra di Israele era stata espulsa dalla Storia e il ritorno nei luoghi d'origine sarebbe avvenuto solo per effetto esclusivo dell'irruzione della Trascendenza nella Storia stessa, cioè, con la fine stessa della Storia e in pratica del mondo. Conseguenza di tale concezione è il fatto che gli haredim avessero come unici punti di riferimento il Passato (la Genesi) e il Futuro (l'Apocalisse), mentre nessuna importanza era data al Presente (la Storia).
Nelle comunità ultraortodosse, diffuse soprattutto nell'Europa orientale, la Terra d'Israele si tramuta da luogo reale in un complesso mitico e simbolico, perdendo così la sua dimensione geo-religiosa a vantaggio di una concezione deterritoriale che in sostanza la porta a coincidere con lo stesso territorio in cui vivevano, osservando la Torah, le comunità haredim e i loro capi spirituali, i rebbe.
Per opporsi al sionismo, le comunità haredim europee, superando le proprie tradizionali divisioni, giungeranno a dar vita, nel 1912, all'Agudat Israel (Consiglio d'Israele): una sorta di partito mondiale antisionista. Questa opposizione non sarà sempre costante nel tempo e, riaffacciandosi le divisioni interne, muterà da comunità a comunità. Ad esempio il rebbe della comunità polacca dei Gur, Abraham Mordecai Alter (1866-1948), che pure era stato uno dei fondatori dell'Agudat, non si opporrà alla volontà di numerosi suoi seguaci di insediarsi in Palestina al termine della Prima Guerra Mondiale ed egli stesso vi si trasferirà nel 1940.
Solo dopo la Shoah, con la quasi totale distruzione della presenza ebraica in Europa ad opera del Nazismo, e dopo aver preso atto dell'impossibilità di continuare a vivere in un'Europa così radicalmente ostile nei loro confronti, cambierà l'atteggiamento di buona parte delle comunità ultraortodosse superstiti nei confronti del sionismo. Gli ultraortodossi migrano verso la Palestina ove danno vita allo stato d'Israele.
Alle caratteristiche comuni agli altri fondamentalismi (religiosi, ndr) - la centralità del Libro Sacro, la sua interpretazione astorica e letterale, il primato della legge divina su quella secolare… - il fondamentalismo ebraico aggiunge una dimensione etnica ed un messianismo salvifico legato ad una determinata realtà territoriale. Sul finire del XIX secolo, alla presa di coscienza della esistenza di un'identità fondamentalista all'interno della comunità ebraica contribuì in modo determinante il confronto con il movimento sionista. Il sionismo, che proprio in quel periodo stava prendendo forma, era portatore di un'ideologia di matrice secolarista e nazionalista. Il confronto divenne più serrato e più proficuo al termine del Secondo Conflitto Mondiale allorché si procedette alla faticosa ricostituzione di uno stato ebraico, dopo quasi duemila anni di diaspora (iniziata con la distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera del romano Tito nel 70 d.C.), e la devastante esperienza dell'Olocausto.

 

 

 

LA NASCITA D'ISRAELE

 


 

 

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La parte più drammatica della nascita dello Stato ebraico inizia nel 1939 con la pubblicazione del Libro bianco con la quale l'amministrazione britannica pone fortissime limitazioni all'immigrazione e alla vendita di terreni ad ebrei. Da questo punto in poi le navi di immigranti ebrei vengono respinte, pur se la guerra mondiale è in pieno svolgimento. Molte navi colano a picco, conducendo alla morte i passeggeri. La gran parte degli affondamenti sono causati dai movimenti ebraici per costringere i Britannici ad affrontare pubblicamente la vergogna del rifiuto all'immigrazione. Nascono anche gruppi terroristici ebraici (Irgun, Banda Stern), che opereranno fino alla dichiarazione dello Stato di Israele, con azioni contro gli Arabi e le istituzioni britanniche, facendo esplodere bombe in luoghi pubblici e assassinando perfino il mediatore dell'ONU, il conte svedese Folke Bernadotte, latore di una proposta di divisione della Palestina che non piaceva alla componente ebraica. (Interessante questa testimonianza diretta di Uri Avnery, a quel tempo componente del gruppo terroristico ebraico IRGUN)

Nel 1947 la nave Exodus, con 4500 ebrei tedeschi sopravvissuti dai campi di concentramento, viene respinta e costretta a tornare in Europa. Nello stesso anno, l'Assemblea delle Nazioni Unite autorizza la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo in Palestina, con la città di Gerusalemme sotto l'amministrazione diretta dell'ONU. Mentre la dichiarazione venne accolta con favore dagli ebrei, gli Stati arabi proposero la creazione di uno Stato unico con due governi e con una costituzione federale simile a quella statunitense.

Tra il dicembre del 1947 e la prima metà di maggio del 1948 vi saranno cruente azioni di guerra civile di cui si macchieranno ambo le parti (massacro di Deir Yassin e Hadassah). I disordini vedevano contrapposti i sionisti (nazionalisti ebrei) e i Palestinesi. I primi ebbero la meglio e, dopo la fine della guerra d'indipendenza, scatenata dai paesi aderenti alla Lega Araba, Israele controllava un territorio più ampio di quello che doveva essere lo Stato ebraico proposto dalle Nazioni Unite e trecentomila palestinesi furono ridotti alla condizione di profughi in quanto fuggiti in seguito alle azioni belliche o perché espulsi dalle loro case dalle forze ebraiche.

 



I DUE FONDAMENTALISMI

 

 

fonte web

 

Dopo la creazione dello Stato d'Israele nel 1948 la cultura ultra ortodossa degli ebrei provenienti dall'Europa dell'est si fuse sempre più con il carattere nazional-militarista del movimento sionista. Se infatti diamo uno sguardo all'influenza del fondamentalismo giudaico sullo stato d'Israele nei decenni successivi, noi noteremmo che esso è sempre stato molto influente! Dall'omicidio di Yitzhak Rabin, all'omicidio di 29 musulmani in preghiera, a opera del fondamentalista americano Baruch Goldstein. Ancora più importante è il loro atteggiamento nei confronti della pace e della guerra. I fondamentalisti giudaici sostengono le guerre in Israele e si oppongono a qualsiasi ritiro dal territorio palestinese. Ciò che sembra una confisca della terra appartenente agli Arabi da parte degli Ebrei per il loro stanziamento, è in realtà un atto di santificazione, non di furto. Dal loro punto di vista quella terra viene redenta passando dalla sfera satanica a quella divina. I fondamentalisti giudaici credono che Dio abbia dato tutta la Terra di Israele (incluso il Libano dei nostri giorni e altri territori) agli Ebrei e che gli Arabi che vivono in Israele debbano essere considerati dei ladri.(1) Sebbene i fondamentalisti costituiscano una parte relativamente piccola del popolo di Israele, la loro influenza politica è sempre stata forte.

Per quanto riguarda l'altro fondamentalismo, quello islamico nell'area israelo-palestinese e della diaspora che ricalca purtroppo lo stesso odio,  iniziò all'inizio degli anni '70. La sconfitta costrinse i Palestinesi e gli altri Arabi a rendersi conto della propria debolezza.  In questo contesto, soprattutto due sono i movimenti apparsi sulla scena palestinese: Hamas e la Jihad islamica, che si concentrarono su violenti atti di resistenza contro l'occupazione israeliana. 

 

 

 

ISRAEL SHAHAK

L'"ULTIMO" PROFETA D'ISRAELE

 "Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per

 se stesso e per i suoi abitanti,  ma per tutti gli ebrei e per tutti gli

altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove"(Israel Shahak)

 

 

Israel Shahak

 

 

fonte web - di Norton Mezvinsky

Israel Shahak nacque a Varsavia il 28 Aprile 1933, da genitori ebrei polacchi istruiti e benestanti. Durante l'occupazione nazista, la sua famiglia venne trasferita nel ghetto di Varsavia. Il fratello maggiore riuscì a fuggire in Inghilterra dove si arruolò nella Royal Air Force e successivamente morì in guerra. Alla scomparsa del padre, Israel venne nascosto dalla madre presso una famiglia cattolica, ma nel 1943 i nazisti catturarono entrambi e li deportarono nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Scampati alla shoah, nel 1945 emigrarono in Palestina all'epoca sotto mandato britannico.

Nel nuovo paese Israel ricevette un'educazione secolare e religiosa ortodossa. Dopo il diploma prestò servizio di leva presso una unità di elite dell'esercito israeliano e una volta adulto rimase tra i riservisti. Successivamente frequentò la Hebrow University di Gerusalemme ed ottenne il dottorato in chimica nel 1961. Dopo aver lavorato per due anni presso l'università di Stanford in California tornò alla Hebrow University come istruttore, successivamente divenne professore.

A più riprese gli studenti lo votarono come professore più stimato dell'ateneo e come chimico diede un significativo contributo alla ricerca sul cancro. Nel 1990 a causa del diabete fu costretto a dedicarsi ad altro.

Per tutta la sua vita Israel Shahak rimase un fiero ebreo israeliano ed acquisì una profonda comprensione ed apprezzamento per gli aspetti positivi della storia ebraica. Dal momento in cui giunse in Palestina nel 1945 sentì a casa e mai pensò di vivere altrove, Gerusalemme è stata la città che più ha amato.

Quando era un giovane studente reagì fortemente contro ciò che individuava di negativo (compreso il razzismo) nell'ebraismo classico. Nella metà degli anni sessanta soffrì per la natura reazionaria del sionismo e per l'oppressivo carattere sionista dello stato di Israele. Nel 1965 Israel iniziò la sua attività politica contro l'ebraismo classico ed il sionismo, dopo la guerra del 1967 divenne ancora più esplicito ed attivo, ben presto raggiunse un ampio riconoscimento in Israele, nei paesi e nelle comunità arabe, e in buona parte del resto del mondo fino alla sua morte il 2 luglio 2001. Invocava vigorosamente i diritti umani per tutte le persone e costantemente predicò ed agì contro gli individui e le istituzioni, il più delle volte all'interno della sua società, che opprimevano altri. Per più di trenta anni focalizzò la propria attenzione verso la negazione dei diritti umani in Israele e sull'oppressione dei palestinesi.

Dopo la guerra del 1967 Shahak divenne un attivo ed eminente membro della Lega Israeliana per i Diritti Umani e Civili, nel 1970 ne venne eletto responsabile. La lega, i cui membri erano cittadini ebrei e palestinesi dello stato di Israele, promosse campagne e proteste contro la politica e le azioni del governo israeliano tese a privare i palestinesi dei loro diritti umani, inoltre si occupava di fornire legali ed altro aiuto ai cittadini palestinesi oppressi, raccoglieva e diffondeva informazioni relativamente alla condizione di vita dei palestinesi nei territori occupati dal 1967. Sotto la leadership di Shahak la Lega espanse le proprie attività e divenne più efficace.

Campagne internazionali

All'inizio degli anni settanta Israel Shahak comprese che all'estero non erano sufficientemente note sia la negazione dei diritti umani sia l'oppressione dei palestinesi nello stato di Israele, in tal senso si impegnò a diffondere quante più informazioni possibili, specialmente negli USA. Sperava che ciò potesse condurre molti americani ad opporsi a ciò che il governo israeliano stava facendo e che la pressione da essi esercitata potesse spingere il governo USA a influenzare il governo israeliano nel temperare, se non far cessare, alcune delle sue forme di oppressione.

Anche se tutto questo era un desiderio che non avrebbe prodotto la maggior parte dei risultati sperati Shahak riteneva che il fornire informazioni poteva comunque avere un valore. Io concordavo con la sua analisi e decidemmo di operare insieme. La nostra campagna di informazione negli USA iniziò in maniera attiva nel 1972 quando organizzai una serie di conferenze di Shahak. Tour seguenti pianificati da me e da altri si svolsero durante gli anni settanta, ottanta e primi anni novanta. Durante questi tour Shahak tenne lezioni in università, college, chiese, istituzioni, organizzazioni ed altre istituzioni, inoltre parlò privatamente con molte persone inclusi alcuni membri del congresso e funzionari del dipartimento di stato.

Israel Shahak denunciò chiaramente la negazione dei diritti dei palestinesi di Israele e dei territori occupati. Denunciò inoltre le limitazioni di libertà, pensiero, espressione, le ordinanze sulla terra, le restrizioni di vita, le retribuzioni ineguali, le restrizioni lavorative, la confisca della terra, la distruzione di case, l'incarcerazione gli arresti domiciliari sotto provvedimenti di emergenza, tortura dei prigionieri, punizioni collettive, omicidi, discriminazioni nell'educazione, limitazione dell'attività politica privazione della cittadinanza e molte altre misure. Lui forniva documentazione precisa per ognuno di questi punti spesso distribuiva la traduzione inglese dei suoi articoli, in cui criticava queste misure.

Perentoria critica del sionismo

Shahak sosteneva che l'oppressione del popolo palestinese derivasse dal carattere sionista dello stato di Israele. Comprese, in quanto sopravvissuto alla shoah, che coloro che sono stati oppressi possono divenire a loro volta oppressori.

Il suo saggio "Sionismo come movimento recidivo", contenuto nel libro "Anti Zionism: analitical reflections" (Amana, 1989), è una brillante esposizione della sua teoria secondo cui il sionismo ebbe origine come reazione al progressivo cambiamento e venne a dettare la maggior parte delle scelte relativamente alla politica estera ed interna di Israele. Il sionismo unito al militarismo di stato crea le condizioni per aspirazioni territoriali e per una politica interna discriminatoria verso la minoranza non ebrea di Israele.

Shahak sosteneva che il sionismo non è motivato da valori ebraici positivi ma che piuttosto è il desiderio creare un ghetto ebraico pesantemente armato. Sionismo come reazione ma simultaneamente immagine riflessa dell'antisemitismo sciovinista.

Per Shahak l'ideologia sionista potenziata dalla sovranità di Israele costituiva la causa delle negazione dei diritti umani e nazionali dei palestinesi e delle iniquità nello status di cittadini palestinesi dello stato ebraico. In ciò Shahak differisce da alcuni ebrei israeliani di sinistra che criticano specifiche misure oppressive nei confronti dei palestinesi ma che si rifiutano di criticare il sionismo definendosi essi stessi sionisti. Shahak definì questa sinistra sionista ipocrita. Sebbene non sia mai stato né socialista né comunista (fu critico rispetto a queste ideologie) lavorò in stretto contatto sulle questioni dei diritti umani con alcuni marxisti israeliani inclusi membri del Rakah (Partito Comunista Israeliano) ed alcune di queste persone con cui fu spesso impegnato in dibattici politici erano ancora suoi stretti amici.

 

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(1) Nel 1989 in Israele, il partito Shass (ultraortodosso) pubblicò una preghiera nell’edizione speciale delle Nuove Dolci Preghiere, composta per la festa del Simhat Torah, in cui i bambini vengono portati alla sinagoga.
Riporto solo la prima parte della preghiera (dedicata ai bambini), perché il resto ha il medesimo e duro tono.

Un giorno di purezza per gli ebrei
Un giorno di impurità per gli arabi
                        Un giorno di salvezza per gli ebrei
                        Un giorno di pianto per gli arabi
Un giorno di prosperità per gli ebrei
Un giorno di estinzione per gli arabi
                        Un giorno di conoscenza per gli ebrei
                        Un giorno di sporcizia per gli arabi
Un giorno di dominio per gli ebrei
Un giorno di peste per gli arabi
Un giorno di consolazione per gli ebrei
                        Un giorno di vendetta contro gli arabi
Un giorno di perdono per gli ebrei
Un giorno di lapidazione per gli arabi
(fonte web)
 

Per saperne di più:

Intervista al Premier libanese Fuad Siniora: «Prima di tutto devono cessare i bombardamenti criminali d'israele». «Il Partito di Dio è un problema gravissimo: le sue azioni sono guidate da Teheran e Damasco»

Appello di cattolici e maroniti «in mezzo alla distruzione» Israele «è un Paese che si permette di violare tutte le norme del diritto internazionale per motivi che in Libano nessuno riesce a comprendere. Israele sta distruggendo tutto: case, strade, ponti, macchine».

Sostegno a Hezbollah, il mondo arabo diviso

Chi sono gli Hezbollah (classificati come movimento terrorista dal parlamento europeo nel 2005)?

Storia, nascita e sviluppo del sionismo

“Taglio netto: una nuova strategia per la sicurezza del regno d'Israele”