MA ALLA FINE IL MIO CUORE

IMMACOLATO TRIONFERA'....

 

LA FINE DI UN MONDO E L'INIZIO DI UN

MONDO NUOVO SONO ALLE PORTE

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Questi sono tempi di grazia (come dice la Madonna a Medjugorje) ma anche di grossi cambiamenti. Non siamo alla fine del mondo, ma semmai all'inizio di un nuovo mondo, un mondo dove lo spirituale avrà il primato su tutto. Il passaggio però non sarà affatto indolore poiché come la donna mette al mondo un essere umano attraverso le doglie del parto, così l'umanità dovrà passare attraverso le doglie del cambiamento per partorire un'umanità nuova.

Chiedetevi il perché la Madonna a Medjugorje continua ad apparire dopo 30 anni da quel giugno 1981? Ella sta preparando ed accompagnando l'umanità in questo passaggio cruciale della sua storia, come Dio accompagnò per mezzo di Mosè il popolo d'Israele nel deserto, per portarla nel tempo nuovo dove essa avrà finalmente compreso, anche a sue spese, come si sta al mondo.

Questo è quello che si chiama: purificazione.

La stessa Chiesa presto dovrà essere purificata e attraversare gravi prove che la faranno sussultare come una barca in piena tempesta e dovrà amaramente constatare di non essere stata attenta ai segni dei tempi che Dio le inviava. Povero popolo di Dio che dovrà affrontare una battaglia spirituale senza essere stato preparato prima dalla sua Chiesa! (Claudio)

"Carissimi, tutte le empietà di questa generazione non resteranno impunite. L'esercito celeste è schierato, il Signore della gloria alla sua testa, l'alfiere aspetta di dare il segnale. Quando il Cielo si muove fa tremare e svanire gli empi! Il Signore della gloria tuona, il potente esercito romba! Le montagne sono scosse dalle loro basi, non c'è un posto dove nascondersi dalla furia del Cielo. I miei fedeli avranno grande consolazione in tutte le loro prove, sentiranno la presenza miracolosa dei loro celesti aiutanti, tutti i santi che hanno invocato verranno loro in aiuto. Quando succederanno queste cose, miei amati, sappiate che Dio difenderà la sua Sposa. Siate gioiosi e non abbiate paura. Nessuno che invochi il nome del Signore sarà deluso o abbandonato. Rinnovate la vostra fiducia in me e io sarò con voi".
http://pelianito.stblogs.com/

 

 

INTRODUZIONE

stiamo andando incontro a tempi molto difficili,

MA ALLA FINE LA VITTORIA SARà DI DIO E DEL SUO CRISTO.

di Claudio Prandini

a) dal lato religioso e profetico stiamo vivendo quello che la Scrittura chiama "ultimi tempi", che non significa la fine del mondo come comunemente si pensa. Purtroppo, per ragioni storiche e teologiche, la Chiesa non ha i mezzi per comprendere profeticamente quello che sta accadendo, quindi anche i cattolici sono totalmente impreparati per quello che sta per succedere.

b) C'è un'elite massonica, gli illuminati, che fin dai tempi di Mazzini progettava tre guerre mondiali, di cui l'ultima sarà innescata con il contrasto tra ebrei e arabi. Lo si può vedere in questa pagina. Non è detto che sarà proprio una terza guerra mondiale nel senso da coinvolgere tutto il pianeta ma l'importante è sapere che c'è chi punta su questo per formare un unico governo mondiale. Basta una guerra nucleare in Medio Oriente per ottenere più o meno lo stesso risultato. David Rockfeller disse: "Ci stiamo avvicinando ad un cambiamento globale, l'unica cosa di cui abbiamo bisogno è la crisi delle superpotenze che, poi si dilagherà in tutto il mondo ed allora... sarà accettato un unico governo mondiale".

c) Non credo che quello che è accaduto in Egitto, Tunisia e ora in Libia ci sia di mezzo Israele. In fondo Israele aveva bisogno di un Mubarak e anche di un Gheddafi, sia per tenere un certo equilibrio filo-americano nella zona e sia per poter dire al mondo: noi siamo l'unica democrazia in Medio Oriente. Ora tutto invece diventa più fluido e incerto per Israele. Tanto è vero che agli inizi della crisi egiziana il Governo israeliano aveva diramato una nota ai governi occidentali di non criticare troppo Mubarak per paura di perdere uno dei pochi paesi amici in Medio Oriente e per giunta anche confinante.

d) Il vero "punto di fusione" di queste rivolte è la crisi economica che sta riducendo intere aree del pianeta a rischio sommosse. Non parliamo poi delle politiche da salasso che il FMI eroga a chi si azzarda o è costretto a chiedere un prestito. Se alla fame aggiungiamo anche il fattore dittatoriale di questi regimi il risultato è quello che stiamo vedendo.

Ma la crisi da dove viene? E' un fatto naturale? No! E' l'espressione macroscopica del peccato, del male fatto sistema. Il capitalismo estremo unito al nichilismo pratico stanno portando il mondo allo sfascio.

E qui si ritorna al primo punto, quello religioso, e cioè che alla radice di quello che sta capitando c'è sempre il peccato dell'uomo. Ma non posso finire questa introduzione senza un motivo di speranza. Lo troviamo infatti nel'Apocalisse al Capitolo 20,1-4:

"Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni. .... Poi vidi alcuni troni e a quelli che vi si sedettero fu dato il potere di giudicare. Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non ne avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni".

Qui l'Apocalisse non sta parlando della fine del mondo, che sarà più avanti, ma della fine della presenza del male per un lungo periodo 'i mille anni' simbolici. Noi aspettiamo la Parusia del Signore che verrà presto per liberare la terra dal malvagio e far rifiorire così l'amore e la pace tra gli uomini. E' questo 'passaggio del deserto' che la Chiesa non insegna e che quindi non sta preparando il popolo cristiano al temporale che sta arrivando.

Ma "...Nulla è perduto. Giorni di gioia verranno per il popolo eletto di Dio. Dio invierà un grande segno agli uomini lontani: sarà la possibilità per tutti gli uomini a decidersi per Dio. Il trionfo del Signore avverrà e gli eletti contempleranno ciò che occhi umani non hanno mai visto. Sarà questo il momento del trionfo definitivo del mio Cuore Immacolato. Avanti senza paura." (messaggio di Maria dal Brasile - Anguera - il 22 febbraio 2011)

 

 

 

Veggente Maria Esperanza Medrano, 1928-2004

Riconosciuta dal vescovo locale

 

 

14 SEGNI DELL'INIZIO DEL

TRACOLLO DELLA MODERNITÀ

Fonte web

Molta gente pensa che il mondo come lo conosciamo finirà il 23 dicembre 2012. Assurdo, dico io. Se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che la fine del nostro mondo è già iniziata. Ciò non significa che il mondo finirà, significa che si concluderà un’era e ne inizierà un’altra. È una fase di transizione tra due epoche. Una transizione che, tuttavia, minaccia di essere la più tumultuosa e costosa a cui abbia mai assistito il genere umano.

Ma non c’è bisogno di aspettare il dicembre 2012 per osservarne i segni. Di seguito si riportano 14 elementi che permettono di riconoscere chiaramente il disfacimento mondiale attualmente in corso. Stiamo vivendo a cavallo tra la fine di un’era e l’inizio di un’altra. In futuro guarderanno indietro e vedranno questo momento come una fase storica, ma per chi questo momento lo sta vivendo, l’impressione è quella di procedure a passo di lumaca. Non si deve però cadere in errore: stiamo vivendo le fasi iniziali della fine del mondo come lo conosciamo, ma ciò significa anche che ne sorgerà uno nuovo, completamente diverso da quello attuale.

#1 - Tornado, uragani, terremoti e tsunami – Inizialmente sembravano casi del tutto eccezionali, ora è la prassi. Gli eventi climatici si fanno via via più estremi. Negli ultimi anni, il Midwest statunitense è stato colpito da più di 120 tornado. Il Texas sta andando a fuoco e patisce un’estrema siccità. E dove non ci sono incendi né siccità si verificano delle inondazioni. Questo è solo l’inizio..aspettatevi altre follie metereologiche nei prossimi 18 mesi.

#2 – Il silenzio delle api – Il Colony Collapse Disorder [sindrome dello spopolamento degli alveari, fenomeno riscontrato per la prima volta negli USA nel 2006, ndt] avanza sempre più rapidamente in tutto il Nord America. Sappiamo già che in parte è dovuto ai pesticidi chimici (e probabilmente aggravato dagli OGM), ma il mondo dell’industria chimica è impegnato in un massiccio insabbiamento mirato a negare questa verità, mentre la popolazione degli insetti (responsabili dell’impollinazione) sta vivendo un drastico collasso. (http://www.naturalnews.com/028218_p...)

#3 – Il fallimento del nucleare – La catastrofe di Fukushima prova una cosa: nel pianificare progetti su larga scala, gli scienziati si dimostrano pericolosamente arroganti, sottovalutando regolarmente l’immenso potere di Madre Natura. Il nucleare ci prometteva energia pulita e green: ci ha invece regalato un veleno silenzioso e invisibile che sta infettando il pianeta.

#4 – La persecuzione (in malafede) a Wikileaks – In un’epoca dove l’inganno dilaga, non c’è spazio per la verità. Quindi, coloro che dicono la verità (Wikileaks) vengono ferocemente perseguitati come se fossero criminali.

#5 – L’ascesa di uno ‘stato di polizia’ nel campo della salute – L’intervento armato degli SWAT nel caso di Maryanne Godboldo a Detroit è stato solo l’inizio (http://www.naturalnews.com/032091_M...). La verità è che, in America, il sistema sanitario si serve anche delle armi per costringere alla vaccinazione e alla chemioterapia bambini e ragazzi. Questo apparato è divenuto così profondamente inutile, corrotto e pericoloso, che deve ricorrere alle minacce armate per ‘persuadere’ le persone ad assumere i suoi farmaci. Si tratta di un ‘monopolio medico a mano armata’ che minaccia la nostra salute e la nostra libertà.


#6 – Scarsità di cibo e cattivi raccolti: fenomeni sempre più frequenti – Avete notato i picchi nei prezzi degli alimenti? È solo l’inizio: il prezzo del cibo continuerà a salire esponenzialmente nel corso degli anni. Per le condizioni climatiche estreme, per la scomparsa degli insetti impollinatori e per la contaminazione globale dei raccolti dovuta agli OGM. Nel mondo, il cibo autentico è sempre più scarso. Vale la pena di considerare la possibilità di un orto...

#7 – La progressiva distruzione operata dall’industria energetica – Le fuoriuscite radioattive di Fukushima non sono l’unico segnale di come l’industria energetica sta distruggendo questo mondo. Non ci si deve dimenticare della piattaforma Deepwater Horizon e del massiccio sversamento di petrolio nel Golfo del Messico: uno sversamento tuttora in corso, peraltro. A un anno di distanza dal disastro, stanno ancora irrorando il Golfo con il Corexit [linea di solventi chimici utilizzati per disperdere le chiazze di greggio in mare, ndt]!


#8 – La costante contaminazione del pianeta con gli OGM – Questo potrebbe essere l’aspetto più drammatico del progressivo collasso mondiale a cui stiamo assistendo: un progressivo e dilagante inquinamento genetico del nostro pianeta operato attraverso gli OGM. Si tratta di un crimine contro la natura e contro l’umanità. È una ‘fuoriuscita genetica’ che non può essere contenuta, dal momento che diffonde il suo DNA letale attraverso i campi coltivati di tutto il mondo, provocando cattivi raccolti e, in definitiva, scarsità di cibo (http://www.naturalnews.com/032167_g...). L’utilizzo di OGM è quanto di più ‘satanico’ si possa trovare nell’agricoltura moderna. La pianificazione che c’è alle spalle rappresenta il male assoluto.

#9 – La tirannia e i giri di vite nei confronti del cibo ‘autentico’ (latte crudo) – Quando non si ha nemmeno la possibilità di vendere i genuini prodotti della propria fattoria ai vicini senza rischiare l’arresto, c’è evidentemente qualcosa di sbagliato. Profondamente sbagliato. Eppure succede in tutti gli Stati Uniti. Ora i federali stanno addirittura cercando di incriminare gli amish! (http://www.naturalnews.com/029322_r...)

#10 – L’escalation del denaro contraffatto – In un sistema economico sbagliato e prossimo al collasso, l’idiozia del potere riesce a pensare solo a ‘soluzioni’ che accelerino la sua stessa caduta. La continua ‘falsificazione’ di denaro da parte della Federal Reserve (con il suo ‘alleggerimento quantitativo’ e altri sistemi di contraffazione) è un evidente segnale del fatto che il sistema attuale si muove velocemente verso la sua fine. Queste follie economiche sono evidenti per chiunque abbia ancora un qualche rudimento di matematica.

#11 – L’istupidimento delle masse – Uno dei segnali più fastidiosi del tracollo già in corso è lo spaventoso istupidimento delle masse. Un panorama umano popolato di zombi teledipendenti, con la bocca spalancata e perennemente attaccati alla CNN, non offre niente di utile al mondo. Si tratta di ‘consumatori senza cervello’ che si fanno inoculare vaccini, guardano la televisione e si nutrono di spazzatura, pastorizzata e trasformata chimicamente. Assumono psicofarmaci e si bevono tutto ciò che il governo racconta loro. La maggior parte di essi, naturalmente, non sopravviverà al tracollo.

#12 – La completa fabbricazione di notizie mainstream – Ai giorni nostri, la maggior parte delle notizie che appaiono nei circuiti di informazione mainstream sono interamente costruite. La pubblicazione del certificato di nascita di Obama (in forma estesa), le notizie sulla guerra in Libia, i reportage sull’economia e il debito USA…È tutto così smaccatamente falso e incredibile che qualunque persona dotata di intelligenza, guardando un notiziario, non può che scoppiare a ridere. Il fatto che le fonti di informazione a cui fa riferimento la maggior parte delle persone non siano più capaci di riportare la verità e debbano ricorrere a finzioni ed espedienti su qualunque argomento, dalla salute pubblica alle sorti del dollaro, è un ulteriore segnale del collasso della società.

#13 – Il crescente inquinamento farmaceutico mondiale – Aldilà della contaminazione imputabile agli OGM e alle radiazioni, stiamo assistendo anche a una contaminazione farmaceutica del nostro pianeta. Non si tratta soltanto delle aziende farmaceutiche che scaricano i propri rifiuti nei fiumi (http://www.naturalnews.com/025415_w...); c’è anche il fatto che più della metà della popolazione assume farmaci con cadenza giornaliera. Questi farmaci passano attraverso i loro organismi e finiscono nei bacini idrici, contaminando i pesci che li abitano (http://www.naturalnews.com/025933.html). Oltre a ciò, i farmaci finiscono nei liquami organici umani, che vengono a loro volta confezionati e venduti come ‘fertilizzante organico’!(http://www.naturalnews.com/029504_o...)

#14 – La contaminazione radioattiva delle scorte alimentari globali – Stiamo parlando di qualcosa di veramente insidioso: le scorte alimentari di tutto il mondo sono state contaminate dalle fuoriuscite radioattive di Fukushima. Ci hanno detto che i livelli di radioattività erano ‘bassi’, ma nessuno ci ha detto la verità sugli isotopi radioattivi di cesio e su come ne rimanga traccia negli alimenti per secoli. Come farà la razza umana a sopravvivere all’esposizione alla TAC [tomografia computerizzata, metodo diagnostico che utilizza i raggi X, ndt], al cibo radioattivo, alle radiografie toraciche, ai body scanner della TSA [agenzia per la sicurezza aeroportuale USA, ndt] e perfino ai raggi X che dai furgoni segreti del DHS [Department of Homeland Security, dipartimento per la sicurezza interna USA] scannerizzano il vostro corpo mentre, ignari, vi state muovendo all’interno di uno stadio di football? Gli effetti delle radiazioni sulla razza umana ci stanno portando a una infertilità di massa. Forse è proprio questa l’idea che c’è a monte, in realtà.

Va sempre più veloce

Il dicembre 2012 può essere considerata una data utile per definire una sorta di ‘punto mediano’ della crisi, o anche un ‘punto d’innesco’ per una qualche ulteriore accelerazione nel disfacimento della società. Ma non bisogna cadere in errore: stiamo già assistendo al collasso del mondo moderno, seduti in prima fila! (non male, vero?)

Basta fermarsi a pensare a quello che sta accadendo tutto intorno a noi proprio in questi giorni. Sono tutti segnali del tracollo di una civiltà basta su pratiche insostenibili e sul disinteresse per la vita. È la ‘fine dei giorni’ per l’oligarchia corporativa, l’apparato monopolistico incentrato sul profitto che ha distrutto ogni cosa nel nostro mondo in cambio di risultati trimestrali di segno un po' più positivo.

Nella costante ricerca di maggiori profitti, l’umanità ha sacrificato le sue scorte alimentari, gli insetti impollinatori, i suoi oceani, le sue foreste e le risorse del suolo. Gli esseri umani più avidi hanno usato altri esseri umani come cavie per esperimenti e carne da cannone. Abbiamo fatto guerre solo per vendere nuove bombe, e inventato malattie solo per vendere psicofarmaci.

Questo è l’operato di una società che ha fallito…per questo abbiamo i giorni contati. Assistere a questo crollo è perfino più interessante che osservare la continua opera di distruzione, dal momento che quelli di noi che hanno prestato attenzione hanno capito che una nuova civiltà sorgerà e rimpiazzerà quella attuale dopo il tracollo.
Dite addio al falso potere delle istituzioni

Sarebbe davvero bello che i nostri futuri leader si ricordassero dell’importanza della libertà e, naturalmente, della responsabilità personale. La risposta a tutti i problemi del mondo è evidentemente la libertà: libertà in campo medico, libertà in campo economico e libertà dalla tirannide governativa.

Questo perchè, diciamocelo chiaramente, alla base della maggior parte dei problemi che affliggono il mondo moderno è il malgoverno. È il malgoverno (Big Government [formula con cui negli USA si identifica un’eccessiva ingerenza delle istituzioni nella vita delle persone e nel settore privato, ndt]) che ha approvato gli OGM. È il malgoverno che ha rafforzato il monopolio dei medici e ha permesso che i pesticidi decimassero le api. È il malgoverno che ci ha precipitati in un debito insanabile e in una serie di dispendiose guerre in altri paesi. Il malgoverno ha dichiarato fuorilegge la libertà di pensare da soli alla propria salute e ha protetto le pratiche monopolistiche dell’industria alimentare, farmaceutica e chimica.

Il crollo della civiltà moderna è, come avrete forse immaginato, il crollo dell’idea che un ‘Big Government’ possa creare una società migliore. Perché se c’è un concetto che merita di essere sepolto per sempre è quello che We the People [‘noi, il popolo’, preambolo della costituzione americana, ndt] abbiamo bisogno che un altro un gruppo di persone (i rappresentanti del governo) viva del nostro lavoro e ci perseguiti, forte della sua falsa autorità, pretendendo di guidarci in ogni minimo dettaglio della nostra vita.

Quello di cui abbiamo bisogno in questo mondo non è un governo più forte, ma una maggiore libertà. Con la libertà, l’integrità e la responsabilità individuale, non ci saremmo trovati di fronte al collasso globale a cui stiamo assistendo. Ma, ahimè, a quanto pare apparteniamo a una specie infantile, che ha bisogno di imparare le lezioni nel modo più duro.

Questa lezione dovrebbe essere ricordata a lungo: se lasciate che le aziende, le banche e i governi gestiscano le vostre finanze, le vostre fattorie e le vostre vite, faranno di voi i loro schiavi e vi ruberanno il futuro mentre dormite. Inietteranno il loro veleno in tutto il mondo fino a quando non vi sveglierete, un bel giorno, e vi accorgerete che tutto ciò che avevate creato è stato distrutto. Vi prometteranno il paradiso ma vi regaleranno solo morte. Guardatevi da qualunque entità che non sia un essere vivente: nessun governo, nessuna istituzione e nessuna azienda ha un cuore, né ha una coscienza. Sono ‘forze di distruzione organizzata’ che fanno a pezzi tutto ciò che abbiamo di più caro dandoci in cambio cose che riescono solo a danneggiarci o renderci schiavi.

Guardatevi dalle corporation, dal governo e dalle istituzioni non-profit: queste ultime agiscono come ‘gruppo di facciata’ per l’industria privata. Non lasciatevi governare da istituzioni che esistono soltanto come costruzioni artificiali, proiezioni dell’avidità umana.

E eccoci pronti per l’accelerazione del processo di distruzione. Dal momento che state leggendo questo articolo, voi rappresentate il futuro della razza umana. Avete il dovere di restare in vita, mantenere intatti i vostri geni, pronti per creare una nuova società dopo che quella attuale verrà spazzata via dalla storia.

 

 

 

 

LA CRISI E IL CROLLO

Fonte web

La crisi è incertezza. Il crollo è certezza. Non si deve confondere la crisi con il crollo. Con il crollo la crisi termina. Il crollo è la fine della crisi, l’avvento della certezza in luogo dell’incertezza.

La crisi è incertezza, il persistere degli scricchiolii, la diffusione lenta dei suicidi, la tristezza, il ragionare morboso sulla crisi medesima, il timore del crollo o che comunque il futuro non sarà più come il passato.

Per i detentori di capitale, la crisi è il dubbio se sia valso la pena lavorare e reinvestire tanto; dubbio che si insinua perché il capitale accumulato e investito continua a svalutarsi. Avviamenti, know-how, marchi, brevetti, impianti, immobili, scorte, azioni, obbligazioni, quote di società; (quasi) tutto vale meno o potrebbe valere molto di meno già domani. La crisi è una lenta svalutazione complessiva del capitale e comunque il dubbio che esso possa subire da un momento all’altro una forte svalutazione.

Per i lavoratori subordinati, la crisi è timore di perdere il posto e con esso, eventualmente, la casa e persino gli affetti; timore di non ritrovare un’occupazione; timore di non essere in grado di offrire, magari lavorando in nero, le proprie energie psico-fisiche per un reddito di sussistenza (cibo e calore) e terrore di non essere in grado di autoprodurre quanto necessita alla sussistenza. La crisi è paura, delusione e depressione. Per liberi professionisti e artigiani la crisi significa diminuzione o mancanza di incarichi, difficoltà e/o impossibilità di farsi pagare, sovente lavorare nel dubbio che il credito non sarà mai riscosso. Per tutti, salvo i molto ricchi e gli imbecilli, la crisi, come incertezza sul futuro, è parsimonia, accortezza, lenta riduzione dei consumi.
Che certezza sopravviene con il crollo? La certezza della fame per alcuni; della violenza e della mancanza di sicurezza per tutti. La certezza del ritorno nella loro patria di molti extracomunitari, dell’aumento notevole del lavoro fisico, della riduzione enorme delle imprese che forniscono “servizi”, della rinascita di mercati locali. La certezza che moltissimi diranno: “mi devo rimboccare le maniche”.

Se poi crolla anche la moneta – e dico crolla, non perde significativamente di valore – divengono certi anche disintegrazione di alcuni Stati, per implosione o secessioni, mutamenti di regimi monetari e politici, nonché guerre, civili e tra Stati. E si organizzano rapidamente economie nazionali, attraverso vincoli anche rigidissimi alla libera circolazione delle merci, dei capitali e del lavoro.

Il crollo comporta anche la certezza della nascita o del risorgimento di idee e movimenti radicali, nonché di rivolgimenti geopolitici. Diverrebbero diffuse parole d’ordine oggi fatte proprie da sparute minoranze: mai più organizzare la nostra vita in funzione della crescita infinità! Mai più lasciare la nostra vita in balia delle forze del mercato! L’autosufficienza alimentare dovrà essere un valore irrinunciabile, perché abbiamo constatato che, in caso di crollo, senza di essa si ha morte e violenza! Mai più emanare leggi che valorizzano il capitale messo a rendita o il grande capitale che riduce a lavoratori dipendenti anche coloro che un tempo non lo erano! Mai più affidare le nostre vite alla “libera” competizione globale tra capitali svincolati dall’appartenenza alle nazioni e tra nazioni! Mai più consentire alla Banca centrale (oggi europea) di essere competente a promuovere leggi (europee)! E così via

Il crollo è certezza della sofferenza ma anche certezza che rinasca la speranza. Tanto maggiore è la sofferenza, tanto più alta è la speranza. E siccome viviamo in tempi nichilistici, caratterizzati dall’assenza di speranza, si deve convenire che il crollo recherebbe con sé anche un valore altamente positivo: la speranza. Vi sarebbe nuova speranza. La speranza di un futuro diverso dal passato. Questa speranza, che è speranza collettiva, è intimamente legata al crollo. Senza il crollo la speranza è debole; è speranza di alcuni; è rinchiusa nella rete (di internet); può aspirare, al più, a coagulare le poche forze resistenti in un progetto alternativo che al sistema appare (ed effettivamente è) innocuo.

Il crollo abbatte le ideologie dominanti; le sgretola; le disintegra; le smentisce e le seppellisce, fino a quando esse non riemergeranno a distanza di decenni – le idee, infatti, non muoiono ma si assopiscono per poi riprendere forza. Il crollo smentisce i profeti vincenti e dà ragione ai profeti dimenticati o ignorati. Il crollo rimuove i presupposti impliciti sulla base dei quali veniva esercitato il potere. Il crollo crea scontri e guerre, ossia situazioni in cui le parti che esercitano la violenza sono almeno due e non una soltanto: il potere consolidato.

E’ davvero immorale desiderare che la crisi economica sfoci nel crollo? E i movimenti di pensiero critici, resistenti, antagonisti e antimoderni sono logicamente coerenti quando desiderano uscire dalla crisi, ossia dalla incertezza, attraverso la ripresa e non attraverso il crollo? Oppure quando, convinti che una ripresa sia impossibile, desiderano e teorizzano una transizione che dovrebbe avvenire senza il crollo e magari proprio per evitare quest’ultimo? Senza il crollo, il nichilismo continuerà a farla da padrone. Senza il crollo, non risorgerà la speranza collettiva diffusa. Senza speranza collettiva diffusa nessun futuro migliore è possibile. Cosa vi è caro? Le idee della rivoluzione francese? E non furono necessari un regicidio, dunque un evento epocale, morte, terrore diffuso e le campagne napoleoniche perché esse si diffondessero? Il principio di nazionalità, grazie al quale ogni popolo può edificare la propria civiltà? E quante guerre per l’indipendenza e l’unità delle nazioni furono necessarie, perché tanti popoli avessero l’occasione di tentare quell’edificazione? Le idee della rivoluzione d’ottobre e comunque le idee socialiste? E non furono necessari milioni di morti, perché quelle idee vincessero in alcuni luoghi della terra e condizionassero, direttamente o indirettamente, la storia e la vita di decine e decine di popoli? La Costituzione della Repubblica Italiana? E non fu necessario combattere – e, per giunta, farlo dalla parte sbagliata – e perdere la seconda guerra mondiale perché quel testo fosse scritto. Il localismo, la terra natia o nella quale avete scelto di vivere? I profumi, i sapori e i suoni che stanno scomparendo? La rivalutazione del coraggio e l’eclissi del cinismo? Che torni il tempo dei leoni e cessi la lunga epoca delle volpi? La prevalenza della qualità sulla quantità? E come credete che la vostra dottrina possa acquisire forza, se non mutano radicalmente le condizioni materiali che hanno estinto i vostri valori nella considerazione collettiva?

Tutte le dottrine critiche nei confronti della modernità, come essa si è andata evolvendo negli ultimi trenta anni, sarebbero massimamente rinvigorite dal crollo. Si può credere veramente e sinceramente in quelle dottrine, senza desiderare il crollo? Si può volere un grande mutamento politico, senza previamente desiderare il venir meno delle condizioni che attualmente rendono impossibile quel mutamento?

 

 

 

 

IL CROLLO DELLA GLOBALIZZAZIONE

Fonte web

Le rivolte in Medio Oriente, i disordini che dividono paesi come la Costa d’Avorio, il crescente malcontento in Grecia, Irlanda e Gran Bretagna e gli scioperi in alcuni stati degli USA, come il Wisconsin e l’Ohio, sembrano presagire il crollo della globalizzazione. Presagiscono un mondo dove le risorse vitali, inclusi il cibo e l’acqua, il lavoro e la sicurezza, stanno diventando sempre più scarse e difficili da ottenere. Presagiscono una crescente miseria per centinaia di milioni di persone che si ritrovano intrappolate in stati falliti, che subiscono una violenza crescente e una povertà disabilitante. Presagiscono misure di controlli e forza sempre più draconiani – esempio può essere cosa è stato fatto al marine Bradley Manning – usate per proteggere l’élite corporativa che sta orchestrando la nostra fine.

Dimostranti trasportano un’effigie di Ronald McDonald. (AP / Jacques Brinon) Abbiamo il dovere di abbracciare, e farlo rapidamente, un’etica di semplicità e di protezione rigorosa del nostro ecosistema – specialmente il clima – radicalmente nuova o dovremo tutti aggrapparci alla nostra vita con le unghie. Abbiamo il dovere di ricostruire dei movimenti socialisti radicali che chiedano che le risorse della nazione provvedano al benessere di tutti i cittadini e che la severità dello stato sia impiegata per proibire il saccheggio attuato dal potere del potere corporativo. Abbiamo il dovere di considerare i capitalisti corporativi che hanno preso il controllo del nostro denaro, del nostro cibo, della nostra energia, della nostra istruzione, della nostra stampa, del nostro sistema sanitario e del nostro modo di governare come nemici mortali da essere sconfitti.

Risorse di cibo adeguate, acqua potabile e una sicurezza di base sono obiettivo già fuori portata per forse metà della popolazione mondiale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, i prezzi degli alimenti sono cresciuti mondialmente del 61 per cento dal dicembre 2008. Il prezzo del grano è esploso, più che raddoppiando negli ultimi otto mesi, fino a 8,56 dollari per bushel (0,23 dollari al chilo). Quando metà del tuo reddito viene speso per l’alimentazione, così come succede in paesi come lo Yemen, l’Egitto, la Tunisia e la Costa d’Avorio, aumenti dei prezzi di questo tenore portano denutrizione e fame. I prezzi degli alimenti negli Stati Uniti sono cresciuti negli ultimi tre mesi a un tasso annuo del 5 per cento. Negli Stati Uniti ci sono circa 40 milioni di poveri che dedicano il 35 per cento dei loro redditi netti per pagarsi il cibo. Con l’aumento dei prezzi dei carburanti fossili, con la continua distruzione della produzione agricola a causa del cambio climatico e con l’accrescimento della popolazione e della disoccupazione, ci troveremo scossi da uno scontento ancora maggiore sia a livello mondiale che a livello locale. I disordini a causa del cibo e le proteste politiche saranno inevitabili. Ma non necessariamente saranno sinonimi di una maggiore democrazia.

Il rifiuto da parte di tutte le istituzioni liberali, inclusa la stampa, le università, il partito liberale e quello democratico, di sfidare le ipotesi utopistiche secondo le quali il mercato dovrebbe determinare il comportamento umano permette alle grandi imprese e le società di investimenti di continuare il loro assalto, incluso lo speculare sui prodotti per far aumentare il prezzo del cibo. Permette alle grandi imprese del carbone, del petrolio e del gas naturale di ostacolare le energie alternative e di emettere livelli letali di gas serra. Permette all’agroindustria di dirottare il granoturco e i semi di soia per la produzione dell’etanolo e, in questo modo, annientare i sistemi dell’agricoltura sostenibile locale. Permette all’industria bellica di prosciugare la metà di tutte le spese statali, di generare miliardi di deficit e di approfittare di conflitti in Medio Oriente che non abbiamo nessuna possibilità di vincere. Permette alle grandi imprese di sfuggire ai controlli e alle regolamentazioni più elementari per consolidare un neofeudalesimo globale. Le ultime persone che dovrebbero essere incaricate di garantirci le riserve di cibo o di gestire la nostra vita sociale e politica, per non parlare del benessere dei bambini malati, sono i capitalisti delle grandi imprese e gli speculatori di Wall Street. Ma niente di tutto ciò cambierà finché non volteremo le spalle al Partito Democratico, finché non denunceremo le ortodossie smerciate nelle nostre università e sulla stampa dagli apologisti delle grandi imprese e finché non costruiremo dalle fondamenta la nostra opposizione allo stato corporativo. Non sarà facile. Richiederà del tempo. E ci costringerà ad accettare lo status di paria sociali e politici, in particolar modo in un periodo in cui la frangia folle del nostro sistema politico guadagna potere. Lo stato corporativo offre solo paura sia alla sinistra che alla destra. Usa la paura - paura dell’umanesimo laico o paura del fascismo cristiano – che trasforma la popolazione in complici passivi. Fintanto che restiamo spaventati niente cambierà.

Friedrich von Hayek e Milton Friedman, due dei maggiori architetti di una capitalismo deregolamentato. Non avrebbero mai essere stati presi in seria considerazione. Ma i miracoli della propaganda corporativa hanno trasformato queste figure di nicchia in profeti riveriti nelle nostre università, tra i gruppi di esperti, dalla stampa, dagli organi legislativi, nei tribunali e nei consigli aziendali. Sopportiamo ancora l’ipocrisia delle loro teorie economiche delegittimate anche quando Wall Street prosciuga il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti e si impegna ancora una volta nella speculazione che, a oggi, ha fatto evaporare circa 40 miliardi di miliardi di dollari di ricchezze mondiali. Tutti i sistmemi di informazione ci insegnano a recitare il mantra più conosciuto dai mercati.

Non importa, come hanno sottolineato scrittori come John Ralston Saul, che ognuna delle promesse del globalismo si sia rivelata una menzogna. Non importa che l’ineguaglianza economica sia peggiorata e che la maggior parte delle ricchezze mondiali si sia concentrata in poche mani. Non importa che la classe media – il cuore pulsante di ogni democrazia – stia scomparendo e che i diritti e i salari della classe operaia stiano subendo un precipitoso declino con la progressiva demolizione delle leggi sul lavoro, della protezione della base industriale e dei sindacati. Non importa che le grandi industrie abbiano usato la distruzione delle barriere commerciali come un modo per un’evasione fiscale di massa, una tecnica che permette a conglomerati come la General Electric di evitare di pagare le tasse. Non importa che le grandi imprese stiano sfruttando e uccidendo l’ecosistema da cui il genere umano dipende per vivere. La solida diga di’illusioni disseminate dai sistemi di propaganda corporativisti, in cui le parole sono spesso sostituite dalla musica e dalle immagini, sono insensibili alla verità. La fiducia nei mercati rimpiazza la fede in un Dio onnipresente. E coloro i quali dissentono - da Ralph Nader a Noam Chomsky – vengono boicottati come eretici.

L’obiettivo dello stato corporativo non quello è di nutrire, vestire o dare una casa alle masse me di spostare in toto il potere e la ricchezza economici, sociali e politici nelle mani di una piccola élite corporativa. E’ quello di creare un mondo dove i dirigenti delle grandi imprese fatturano 900.000 dollari all’ora e quattro famiglie di lavoro lottano per sopravvivere. L’élite corporativa raggiunge il proprio obiettivo di profitti sempre maggiori indebolendo e smantellando agenzie governative e sostituendo o distruggendo le istituzioni pubbliche. Le “charter school” (1), gli eserciti mercenari, un’industria assicurativa sanitaria a scopo di lucro e il dare in gestione ogni aspetto del lavoro statale, dalle mansioni d’ufficio ai servizi segreti, alimentano la bestia corporativa a spese nostre. La decimazione dei sindacati, l’imbrogliarsi dell’istruzione in una noiosa formazione professionale e il massacro dei servizi sociali ci lascia ancora più schiavizzati ai capricci delle grandi imprese. La loro intrusione nella sfera pubblica distrugge il concetto del bene comune. Cancella il confine tra interesse pubblico e interesse privato. Genera un mondo che si definisce esclusivamente per puro interesse personale.

I fautori ideologici del globalismo - Thomas Friedman, Daniel Yergin, Ben Bernanke e Anthony Giddens – sono prodotti deformati dell’élite di potere, compiaciuta e materialista. Usano l’ideologia utopistica del globalismo come una giustificazione morale per i propri benessere, auto-coinvolgimento e privilegio. Non dubitano dei progetti imperiali della nazione, le disparità sempre più ampie di ricchezza e sicurezza tra loro, in quanto membri dell’élite industrializzata del mondo, e il resto del pianeta. Abbracciano il globalismo perché, come fanno la maggior parte delle ideologie filosofiche e politiche, esso giustifica il loro privilegio e il loro potere. Credono che il globalismo non sia un’ideologia ma l’espressione di una verità inconfutabile. E siccome la verità è stata svelata, tutte le visioni economiche e politiche concorrenti non sono ammesse al pubblico dibattito ancor prima di essere almeno ascoltate.

La difesa del globalismo segna una spaccatura preoccupante nella vita intellettuale statunitense. Il crollo dell’economia mondiale nel 1929 discreditò i fautori del mercato deregolamentato. Permise ad alcune visioni alternative, molte di loro prodotto dei movimenti socialisti, anarchici e comunisti che esistevano una volta negli Stati Uniti di aver modo di essere ascoltate. Ci adattammo alla realtà economica e politica. La capacità di critica delle ipotesi politiche ed economiche ebbe il suo risultato nel New Deal, lo smantellamento dei monopoli corporativi e della forte regolamentazione governativa delle banche e delle grandi imprese. Ma questa volta, a causa del controllo degli organi della comunicazione di massa da parte delle grandi imprese e perché migliaia di economisti, docenti universitari di economia, analisti finanziari, giornalisti e manager d’impresa hanno messo in gioco la loro credibilità sull’utopia del globalismo, parliamo tra di noi un linguaggio incomprensibile. Continuiamo a tener conto del parere di Alan Greenspan, che reputava Ayn Rand, scrittore di terz’ordine, un profeta o di Larry Summers, la cui deregolamentazione delle nostre banche attuata come Segretario del Tesoro dell’amministrazione Clinton contribuì a eliminare circa 17 milioni di milioni di dollari si stipendi, fondi pensione e risparmi personali. Veniamo rassicurati da candidati presidenziali come Mitt Romney che maggiori sgravi fiscali per le grandi imprese le indurrebbero a riportare negli Stati Uniti i profitti che ricavano all’estero per creare nuovi posti di lavoro. Questa idea deriva da un ex manager di fondi d’investimento hedge la cui fortuna personale è stata accumulata principalmente dal licenziare lavoratori e che mostra chiaramente come la discussione politica razionale sia precipitata a essere un insulso insieme di spezzoni di discorsi. Siamo sedotti da queste allegre chiacchiere infantili. Chi vuole sentire che stiamo procedendo non verso un paradiso di consumo felice e di ricchezza personale ma verso una catastrofe? Chi vuole confrontare un future in cui gli appetiti rapaci e avidi della nostra élite mondiale, che ha fallito a proteggere il pianeta, minaccia di generare la diffusione di anarchia, carestie, catastrofi ambientali, terrorismo nucleare e guerre a causa della diminuzione delle risorse? Chi vuole mandare in frantumi il mito secondo cui l’umanità sta evolvendo moralmente, che può continuare il saccheggio sconsiderato di risorse non rinnovabili e con questi livelli di consumo dissoluti e che l’espansione del capitalismo è eterna e non finirà mai?

Le civiltà morenti spesso preferiscono la speranza, perfino quella assurda, alla verità. Rende più facile sopportare la vita. Permette loro di evitare le scelte difficili per crogiolarsi nella certezza confortante che Dio o la scienza o il mercato saranno la loro salvezza. Questa è la ragione per cui questi apologeti del globalismo continuano a cercare un seguito. E i loro sistemi di propaganda hanno costruito un villaggio Potëmkin vasto e globale per intrattenerci. Le decine di migliaia di statunitensi impoveriti, le cui vite e lotte difficilmente appaiono in televisione, sono invisibili. E così è per i miliardi di poveri nel mondo, che affollano baraccopoli fetide. Non vediamo quelli che muoiono per aver bevuto acqua contaminata o quelli che sono impossibilitati a permettersi l’assistenza medica. Non vediamo quelli esclusi dal diritto di avere una casa. Non vediamo i bambini che vanno a letto affamati. Ci teniamo occupati con l’assurdo. Investiamo la nostra vita emotiva in reality show che celebrano l’eccesso, l’edonismo e la ricchezza. Siamo tentati dalla vita opulenta di cui beneficia l’oligarchia americana, della quale l’1 per cento controlla più ricchezze del 90 per cento inferiore combinato.

Le celebrità e le star dei reality televisivi, delle quali conosciamo intimamente le piccole fobie, vivono indolentemente ed egocentricamente in ville esagerate o in esclusivi appartamenti di Manhattan. Ostentano davanti a noi i loro corpi scolpiti e ritoccati chirurgicamente avvolti in vestiti firmati. Dedicano le loro vite all’auto-promozione e all’avanzamento personale, al consumo, alle feste e al fare soldi. Celebrano il culto del sé stessi. E quando hanno dei tracrolli li guardiamo con un gusto macabro. Ci viene insegnato ad ammirare ed emulare questa vuota esistenza. Questa è la vita, ci dicono, che tutti possiamo avere. La perversione dei valori ha creato un panorama dove il gestione aziendale di personaggi squallidi come Donald Trump viene confuso con la leadership e dove la capacità di accumulare grosse somme di denaro viene confusa con l’intelligenza. E quando diamo un’occhiata sui nostri schermi ai poveri o alla classe operaia, essi sono ridicolizzati e derisi. Sono oggetto di disprezzo, che sia al “The Jerry Springer Show” o al “Jersey Shore.” (2)

L’incessante corsa verso lo status, l’avanzamento personale e la ricchezza ha fatto affondare la maggior parte del paese in un mare di debiti ingestibili. Le famiglie, i cui salari reali negli ultimi tre decenni sono precipitati, vivono in case enormi finanziate da mutui che spesso non possono pagare. Occupano il loro tempo libero in centri commerciali comprando cose di cui non hanno bisogno. L persone in età lavorativa passano i giorni della settimana in piccole cellette, se ancora hanno un lavoro stabile, tra gli artigli di grandi imprese che hanno svilito i lavoratori americani e preso il controllo dello stato e che possono licenziarli a loro piacimento. E’ un’arrampicata estrema. Nessuno vuole essere lasciato indietro.

I fautori della propaganda del globalismo sono le conseguenze naturali di questo mondo basato sull’immagine e culturalmente analfabeta. Parlano di teorie economiche e politiche attraverso vuoti luoghi comuni. Soddisfano i nostri desiseri subliminali e irrazionali. Selezionano alcuni fatti e dati isolati e li usano per respingere le realtà storiche, economiche e politiche. Ci dicono ciò che vogliamo credere di noi stessi. Ci assicurano che siamo eccezionali come individui e come nazione. Sostengono la nostra ignoranza come conoscenza. Ci dicono che non c’è motivo di ricercare altri modi organizzare e governare la nostra società. Il nostro modo di vivere è il migliore. Il capitalismo ci ha reso grandi. Diffondono l’auto-deludente sogno del progresso umano inevitabile. Ci assicurano che saremo salvati dalla scienza, dalla tecnologia e dalla razionalità e che l’umanità sta inesorabilmente progredendo.

Niente di tutto questo è vero. E’ un messaggio che sfida la natura e la storia umane. Ma è ciò che molti vogliono disperatamente credere. E fino a quando non ci sveglieremo dalla nostra auto-delusione collettiva, fino a quando non porteremo avanti con costanza atti di disobbedienza civile contro lo stato corporativo e ci staccheremo dalle istituzioni liberali che servono i rulli compressori delle grandi imprese – specialmente il Partito Democratico – continueremo a precipitare verso una catastrofe globale.

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1 - Le “charter school” sono una tipologia di scuole degli Stati Uniti che ricevono sovvenzioni pubbliche ma non sono soggette alle regolamentazioni che guidano il sistema d’istruzione pubblico (N.d.T.)
2 - Reality show statunitensi (N.d.T.)

 

 

APPROFONDIMENTO

 

LE PROFEZIE DI MISTICI E VEGGENTI