TRATTATO DI LISBONA?

NO, GRAZIE!

 

LA CLASSE POLITICA ITALIANA STA SVENDENDO IL PAESE

E I CATTOLICI IN PARLAMENTO S'INCHINANO AI VERI

PADRONI DI BRUXELLES E DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

 

«E' una vittoria della libertà e della ragione su progetti elitari artificiali e sulla burocrazia europea. Il progetto del Trattato di Lisbona è finito oggi, con la decisione degli elettori irlandesi, e la sua ratifica non può continuare»(Presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus)

 

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Mentre gli italiani stanno per andare in vacanza, nel più stretto silenzio dei media e dei politici, è iniziata la dittatura. Una dittatura impalpabile, in punta di piedi, dove il nuovo Logos non sarà il Vangelo e nemmeno un umanesimo ad esso ispirato, ma le direttive delle loggie massoniche e dei burocrati di Bruxelles che nessuno ha votato. Cercheranno di spazzare via gli ultimi rimasugli di Cristianesimo e le varie identità dei diversi popoli, con la complicità di quei cattolici che pur potendo parlare sono stati in silenzio. In silenzio di fronte alla Bestia descritta dall'Apocalisse. Dio, nel giorno del giudizio, chiederà conto del loro silenzio e del loro avvallo...
 

 

Sentenza della Corte europeA

vieta le benedizioni pasquali

di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 16 maggio 2008 (ZENIT.org).- La Corte Europea con sentenza del 21 febbraio scorso ha condannato la Grecia per aver costretto l'avvocato Arret Alexandridis a manifestare i propri convincimenti religiosi in occasione della prestazione del giuramento previsto per l'inizio della sua attività forense (la formula del giuramento, infatti, era predisposta in modo tale da far supporre che il giurante fosse di fede cristiano-ortodossa).

La sentenza rende palese la violazione del diritto di libertà religiosa da parte delle varie confessioni religiose a cominciare dai preti della Chiesa cattolica che, durante il periodo pasquale, si presentano alle case per benedirle.

Sulla base di questa sentenza dal Ministero dell'Interno dovrebbero essere inoltrate diffide alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) affinché si astengano dall’esercitare simili pratiche, con minaccia di azioni legali per il ristoro del danno derivante dalla lesione del diritto di libertà religiosa (la CEDU ha liquidato 2.000 euro, nel caso di specie).

Contrariamente, c'è il rischio che ogni cittadino possa sporgere denuncia penale contro qualsiasi prete della Chiesa cattolica che si presentasse alla porta.

Intervistato da ZENIT, Giorgio Salina, Presidente dell’Association pour la Fondation Europa (AFE) ha commentato che “questa sentenza, così come il recente pronunciamento del Consiglio d’Europa sul diritto all’aborto sicuro e gratuito confermano un progressivo cedimento alla deriva relativista e un subdolo tentativo di legiferare attraverso la Magistratura, eludendo i limiti di competenza di ciascun organismo”.

Secondo il Presidente di AFE “non vi è dubbio che la convergenza di Deputati europei appartenenti a diversi gruppi politici, gli intergruppi Gay e Lesbiche e analoghe Organizzazioni europee, potenti lobby come Catholics for the free choice, determinano una forte pressione relativista nelle varie Istituzioni”.

A questo proposito Salina ha raccontato che in un Convegno organizzato da queste realtà presso il Parlamento europeo, l’on. Miguel Angel Martínez Martínez, del Partido Socialista Obrero Español, in uno degli interventi conclusivi ha confessato: “Diciamolo chiaro, noi siamo relativisti. La verità non la possiede nessuno; la verità non esiste, esistono opinioni diverse, tutte legittime, tutte da rispettare”.

Lo stesso onorevole spagnolo ha accusato le Chiese strutturate gerarchicamente, come quella cattolica, di “praticare la dittatura culturale”.

Per dare un'idea del clima di intolleranza contro la Chiesa cattolica e quella ortodossa in particolare, il Presidente di AFE ha raccontato che recentemente a Bruxelles è stato adottato un regolamento per l’azione dei lobbisti presso le Istituzioni europee, Parlamento e Commissione.

Poiché un emendamento definiva le chiese delle lobby, in sede di votazione i Verdi hanno presentato un emendamento orale che definiva lobbisti non le “chiese” ma i “religiosi”; quando l’emendamento è stato dichiarato non ammissibile, l’on. Monica Frassoni, co-presidentessa del Gruppo Verde, ha urlato al microfono: “Ecco la prova che le lobby funzionano!”.

“Comunque – ha precisato Salina – questa sentenza, almeno parzialmente, come altre di altre Corti di giustizia, e come alcune risoluzioni in materie per le quali il Parlamento europeo non ha competenza, quale il diritto di famiglia, non sono vincolanti per gli Stati, e potrebbero essere ignorate”.

“Anche se – ha continuato – le varie Corti internazionali, incluse alcune Corti costituzionali nazionali, assumono le reciproche sentenze e le risoluzioni del PE quali 'fonti del diritto', accumulando giurisprudenza. Si tratta di un metodo surrettizio di legiferare attraverso la Magistratura aggirando le competenze riconosciute alle varie Istituzioni! E questo è un fatto veramente grave”.

Come noto, il Trattato di Lisbona che regola il funzionamento delle Istituzioni comunitarie recepisce la Carta dei diritti fondamentali rendendola vincolante.

Per dare un segnale chiaro a questa “deriva relativista, antidemocratica e prevaricatoria”, Salina ha proposto che i Paesi che ancora devono ratificare il Trattato di Lisbona, come l’Italia, “escludano l’accettazione della Carta dei diritti fondamentali, rifiutandone la prevalenza sulla propria legislazione, e la prevalenza di tutte le artificiose sentenze ad essa collegate, come hanno fatto già in sede di sottoscrizione del Trattato, Inghilterra e Polonia”.

“Credo sia necessario un segnale forte per dare un avvertimento chiaro”, ha sottolineato il Presidente di AFE.

“Non vorrei – ha concluso Salina – che l’Agenzia europea per i diritti umani, con sede a Vienna, che opererà in collegamento con il Consiglio d’Europa vada a promuovere diritti degli omosessuali, quali il matrimonio, l’adozione, ecc., e ad annullare il diritto all’obiezione di coscienza quando confligge con il diritto della donna all’aborto, e così via”.

“I primi segnali lo confermano – ha detto –. Forse è necessario, e non solo per i cattolici, dare un chiaro segnale di 'stop'”.

 

 

 

 

 

 

 

APPELLO AI

 PARLAMENTARI CATTOLICI

 

Chiedete garanzie prima di

ratificare il Trattato di Lisbona

Premetto il fatto che questo appello non viene fatto partendo da una visione di tipo territoriale o nazionalista, io stesso sono per una Europa dei popoli, ma senza che questo comporti l'esproprio di democrazia sostanziale e valoriale. Il fatto che il parlamento italiano si prepari a ratificare il Trattato in modo acritico, senza che da parte almeno dei cattolici si alzi la pur minima critica o dubbio sia sul metodo (cioè senza chiedere alla gente che cosa ne pensi, mediante referendum) che sui pericoli che esso porta con sé (a livello etico), ha per me dell'incredibile!

Bene ha fatto il Presidente della Germania Horst Koehler di "rispettare la Corte Costituzionale  tedesca, non firmando la ratifica del Trattato di Lisbona finché la Corte non abbia deciso sui ricorsi pendenti.

La decisione di Köhler rappresenta uno sviluppo molto buono, poiché fa sì che la Germania, per il momento, resti  uno Stato di diritto. I giudici costituzionali troveranno tanti punti in cui il Trattato di Lisbona viola la Grundgesetz (la costituzione) della repubblica tedesca:

1. La sovranità, secondo la Costituzione, emana dal popolo; il Trattato di Lisbona la trasferirebbe completamente ad una burocrazia sovrannazionale, che non è chiamata a rispondere al popolo.

2. Una volta firmato il Trattato, la burocrazia dell'Unione Europea potrebbe cambiare qualunque cosa in esso, come e quando volesse, senza approvazione degli Stati membri.

3. Il Trattato rappresenta un cambiamento fondamentale della Costituzione, mentre, per quest'ultima, i cambiamenti possono avvenire solo con il consenso della popolazione.

La Corte Costituzionale tedesca non ha fissato alcuna data entro la quale esprimere la sua decisione, ma il Trattato è già stato gettato nel limbo dal 'no' degl'Irlandesi. In questi giorni anche il Presidente polacco ha annunciato che non firmerà la ratifica del parlamento"
(movisol).

E' urgente fare pressioni sul governo italiano perché almeno la ratifica del Trattato di Lisbona sia condizionata al rifiuto del valore vincolante della "Carta dei diritti fondamentali", che appare sempre più un grimaldello ideologico per scardinare in senso relativista le legislazioni nazionali su temi estremamente delicati, come aborto, eutanasia, gender, ecc.

State per consegnare definitivamente la sovranità del popolo italiano nelle mani della massoneria, sia a livello etico che democratico... Se i cattolici in parlamento staranno zitti essi saranno responsabili di aver consegnato l'Italia al relativismo e al più bieco sincretismo, come accade in Spagna e in altri paesi d'Europa.

Vi invito quindi a firmare la petizione on line a questo indirizzo:

www.firmiamo.it/appelloaiparlamentaricattolici 

Dott. Claudio Prandini
 

 

 

 

 

 

 

VESCOVO FRANCESE METTE IN

GUARDIA DAL TRATTATO DI LISBONA

 

Problemi etici sollevati dalla carta

europea dei diritti fondamentali


Nel momento in cui i parlamentari francesi si pronunciano in merito al processo di unificazione europea, monsignor Dominique Rey li invita a non trascurare i fondamenti etici, che garantiscono il rispetto della persona umana, dal concepimento alla morte naturale, affinché la nostra società rispetti i diritti dei più deboli.

 

Fonte web

 

Il voto del Parlamento francese, riunitosi solennemente a Versailles il 4 febbraio, seguito dal raduno delle due Camere in separata sede il 7 febbraio, autorizza la ratifica del trattato di modifica europeo, cosiddetto, di Lisbona. Esso è destinato a sostituire il progetto della Costituzione, che francesi e olandesi hanno rifiutato per via referendaria nel 2005.

L’inclusione nel nuovo testo sottoposto agli eletti della nazione della Carta europea dei diritti fondamentali concederà di fatto a questo “ mini-trattato “ un valore giuridico vincolante per i Paesi firmatari.

Questa Carta rappresenta, sotto molti aspetti, una rottura intellettuale e morale con le altre grandi formulazioni giuridiche internazionali, in quanto presenta una visione relativista ed evolutiva dei diritti umani, che chiama in causa i principi del diritto naturale.

Innanzitutto, la Carta afferma, ragionevolmente, che “ il diritto di sposarsi e di costruire una famiglia è garantito “. Ma omette di specificare il sesso dei coniugi. Essa separa esplicitamente il concetto di matrimonio da quello di famiglia. Questo costituisce una frattura con la Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata all’ONU nel 1948, la quale definiva la famiglia come l’unione tra un uomo e una donna, facendone la base antropologica della società.

Analogamente, il testo proposto, che consacra il principio di non-discriminazione a scopo sessuale, apre così le porte alla giurisprudenza europea per riconoscere l’uguaglianza tra tutti i tipi di matrimonio, tanto per quello che concerne l’adozione di bambini, quanto per la fecondazione medicalmente assistita (es. la recente condanna della Francia da parte dell’alta Camera europea dei diritti umani, perché aveva rifiutato l’adozione di un bambino da parte di una donna nubile omosessuale). Progressivamente, il diritto al bambino prevale sul diritto del bambino, in particolare, quello di nascere o di avere un padre e una madre.

D’altronde, la Carta restringe, in modo considerevole la sfera della tutela della vita umana.. Considerato che solo la persona umana ha diritto alla vita, la tutela del nascituro è messa in discussione, poiché, secondo quanto reso noto da una delle ultime dichiarazioni del Tribunale europeo, “ il nascituro non è considerato una persona “. L’embrione umano, in modo particolare in vitro, non beneficia più di una protezione penale. È così che la Carta vieta solamente la clonazione a scopo riproduttivo senza mai menzionare la clonazione dell’embrione a scopi terapeutici. Si tratta, ancora una volta, di una netta regressione, rispetto ai precedenti strumenti giuridici europei, soprattutto, rispetto alla Convenzione di biomedicina del Consiglio d’Europa approvata nel 1997, che precisava “ che è vietato qualsiasi intervento per creare un essere umano geneticamente identico a un altro essere umano, morto o in vita…. “. La ricerca sugli embrioni soprannumerari, la diagnosi precoce, la produzione di embrioni ibridi…., rischia di essere esclusa dal piano giuridico.

Da ultimo, la scomparsa del “ divieto d’infliggere intenzionalmente la morte a chiunque “, così come riconosciuto dalla Convenzione europea dei diritti umani del 1950, aprirà la strada a una riduzione dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito?

Nella sua prima enciclica Dio è amore, Benedetto XVI sottolinea che “ la Chiesa vuole favorire la nascita di mentalità in campo politico e contribuire alla crescita delle percezioni delle vere esigenze della giustizia “. Nel momento in cui i nostri parlamentari si pronunciano sul processo di unificazione europea, non possono trascurare i fondamenti etici che garantiscono il rispetto della persona umana, dal concepimento alla morte naturale e che costituiscono un’umanità rispettosa dei diritti dei più deboli

1° febbraio 2008
+ Dominique Rey, Vescovo de Fréjius-Toulon

 

 

 

 

 

 

L'Irlanda e l'Europa

La Carta dei Diritti fondamentali, varata nel dicembre 2000 a Nizza, che costituisce il cuore della nuova costruzione europea e del Trattato di Lisbona, fu condannata da Giovanni Paolo II fin dalla sua uscita per le sue conseguenze etiche.

Fonte web

Il no dell'Irlanda al nuovo progetto di Unione Europea (53,4% contro il 46,6%) ha un eloquente significato, che va considerato in tutti i suoi aspetti.
C'è chi afferma che 4 milioni di irlandesi, meno dell'1 per cento della popolazione del continente, non possono bloccare la volontà di 497 milioni di cittadini europei. La verità è però un'altra, sottolineata dal presidente ceco Vaclav Klaus: i politici europei hanno permesso ai cittadini di esprimere la loro opinione in un solo Paese in Europa, e in questo paese sono stati bruscamente contraddetti.

I pianificatori dell'Europa unita, consapevoli del fatto che qualsiasi trattato europeo sarebbe stato rigettato dagli elettori, hanno deciso di evitare di sottoporglielo. Anziché interpellare direttamente l'opinione pubblica, ventisei Stati membri dell'Unione hanno scelto di approvare il Trattato in Parlamento (diciotto Paesi lo hanno già ratificato). L'Irlanda è l'unico Paese ad avere indetto un referendum, perché a ciò era obbligata da una sua recente legge.

Ma il referendum irlandese ha confermato lo iato esistente tra "Europa reale" e "Europa legale". Ogni qual volta i cittadini europei sono chiamati alle urne per esprimere il loro giudizio sulle istituzioni comunitarie, le rifiutano con decisione. E' accaduto con i referendum del maggio-giugno 2005 in Francia e in Olanda, e si è ripetuto il 13 giugno in Irlanda. "Gli elettori europei - ha scritto Fausto Carioti su "Libero" (14 giugno 2008) - si dividono in due categorie: quelli che hanno bocciato i trattati europei e quelli ai quali è stata negata la possibilità di bocciarli".

I risultati di queste consultazioni elettorali rivelano l'esistenza di una forte divaricazione tra il sentimento popolare e il "potere senza volto" dei "piani alti" di Bruxelles. Lucio Caracciolo ricorda il perfido motto di uno dei "padri" dell'Europa, Jean Monnet: "l'essenziale non è sapere dove andare, ma andarci" (Il trionfo dell'euronoia, "La Repubblica", 14 giugno 2008).  Le strade per raggiungere la meta sono tortuose, ma gli "eurocrati"  non rinunciano al progetto di dissoluzione degli Stati nazionali avviato dal Trattato di Maastricht del 1992.

La bocciatura irlandese non è però un semplice "incidente di percorso" ma una brutale battuta d'arresto. Il presidente della Commissione Barroso ha ammesso che non esiste un "piano B" per aggirare il no dell'Irlanda, anche perché il Trattato di Lisbona rappresentava già un "piano B", rispetto alla Costituzione Europea bocciata dai referendum del maggio 2005. Francia e Germania si ripropongono ora come le "locomotive" di un'Europa a più velocità, ma il cammino appare impervio. La data del 1 gennaio 2009, prevista per l'entrata in vigore del Trattato, è irrimediabilmente saltata e non sarà facile approntare nuove soluzioni, almeno a breve termine,

Quanto è accaduto offre un'importante conferma del fatto che niente è irreversibile nella storia, se esiste una ferma volontà di resistenza. In Irlanda, come già era accaduto in Francia e in Olanda, l'intero establishment si è schierato per l'approvazione del Trattato: i due principali partiti, Nuova Democrazia, al governo, e Pasok, opposizione di sinistra; i sindacati e gli industriali; tutti gli organi di informazione. Eppure una attiva minoranza, guidata da vivaci associazioni come la "Irish Society for Christian Civilisation", è riuscita a dar voce all'opinione pubblica, inceppando il meccanismo, montato dai tecno-burocrati e mutando così il corso della storia europea.

Va aggiunto che la principale ragione per cui il nuovo progetto europeo è stato rifiutato è dovuta ai suoi contenuti palesi, e non ai suoi aspetti criptici e farraginosi. Lo ha visto bene il senatore Marcello Pera che ha sottolineato come il no irlandese al trattato di Lisbona è «l'inevitabile reazione alla cancellazione delle radici cristiane dalla Costituzione e alle eurodirettive, prive di legittimazione democratica, che stravolgono le legislazioni nazionali sui temi bioetici (...) i cattolici irlandesi si sono ribellati ad un'Europa che nella Costituzione mette al bando Dio per orientare verso l'anarchia del relativismo le legislazione nazionali sui temi eticamente sensibili (adozioni ai gay, eutanasia, aborto, "provetta selvaggia" ("La Stampa, 14 giugno 2008).

Nel Trattato di Lisbona assume forza giuridica obbligatoria la Carta dei Diritti fondamentali, varata nel dicembre 2000 a Nizza, che costituisce il cuore della nuova costruzione europea. Nella Carta di Nizza, condannata da Giovanni Paolo II pochi giorni dopo la sua promulgazione, non c'è solo il rinnegamento formale delle radici cristiane dell'Europa. Nell'articolo 21, per la prima volta in un documento giuridico internazionale, l'"orientamento sessuale" è riconosciuto come fondamento di non-discriminazione, mentre due altri articoli del nuovo Trattato sul funzionamento dell'UE, il 10 e il 19, ribadiscono lo stesso principio.
Questi articoli traducono in termini giuridici la cosiddetta teoria del gender, che distingue il sesso fisico-biologico dalla tendenza sessuale o "identità di genere". La sessualità, in questo modo, diventa non un dato di natura, ma una scelta "culturale", puramente soggettiva. L'art. 9 della Carta dei diritti di Nizza dissocia inoltre il concetto di famiglia da quello di matrimonio tra un uomo e una donna, aprendo la porta alle unioni omosessuali e alle adozioni di bambini da parte delle coppie "gay".

La Carta conferisce inoltre ai cittadini la possibilità di ricorrere contro le legislazioni nazionali, con il rischio di creare un meccanismo per cui, attraverso i ricorsi dei cittadini e le sentenze della Corte di Giustizia europea a cui essi adiscono, si arrivi a determinare una giurisprudenza comunitaria che esautori le legislazioni nazionali. I singoli possono tutelare i diritti loro garantiti dal Trattato appellandosi alla Corte di Giustizia, le cui sentenze si applicano direttamente all'interno degli Stati membri. La sovranità degli Stati sarebbe progressivamente liquidata a colpi di sentenze dei Tribunali europei.

Se il Trattato di Maastricht, con l'introduzione dell'euro, ha voluto dare all'Europa una costituzione economica, con il Trattato di Lisbona, stiamo passando non ad una costituzione politica, ma ad una costituzione giuridica, fondata sui nuovi diritti postmoderni, diametralmente opposti ai "principi non negoziabili" a cui tanto spesso si è richiamato Benedetto XVI.

 

 

Cosa fare dopo il no dell'Irlanda?

 

Il Trattato di Lisbona fa parte di un piano segreto della

 Massoneria per un Nuovo Ordine Mondiale

Il video uscì prima del voto in Irlanda.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Trattato di Lisbona & Nuovo Ordine Internazionale

 

Aumenteranno i poteri straordinari della Commissione dell’Unione Europea in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini (politica economica e difesa), privando il nostro Paese della propria sovranità e vanificando in questo senso la Costituzione italiana, a partire dall’Articolo 1 che recita “la sovranità appartiene al popolo”.  

 

 

Problemi costituzionali della tutela dei diritti

fondamentali a livello comunitario

 

Quali specifici problemi pone la definizione di un catalogo dei diritti fondamentali? Esso rappresenta con certezza un aumento di garanzia per i nostri diritti? O c'è da essere comunque vigilanti? Che ne sarà, in particolare, dei diritti tutelati oggi a livello degli Stati?
 

 

Ancora sui gravi rischi presenti nel Trattato di Lisbona

 

Un dossier denuncia che spesso le sentenze delle corti comunitarie e le direttive anti-discriminazione entrano in contrasto con la Costituzione italiana. «I famosi Dico, le adozioni alle coppie omosessuali, il matrimonio tra persone dello stesso sesso... Tutto ciò che crediamo di aver chiuso fuori della porta del nostro Paese rischia di rientrare ora dalla finestra dell'Europa».

 

L'Europa ordina agli Stati il diritto all'aborto

I Vescovi di Malta erano fermamente intervenuti il 15 aprile per ribadire al Consiglio d'Europa: "il primo diritto fondamentale è quello alla vita. Abbiamo il dovere di difendere la vita di ogni essere umano sin dal primo momento della sua esistenza. L'aborto non è una scelta ma un assassinio, non è un diritto ma la negazione del diritto alla vita, e non rappresenta un beneficio né per la società né perla madre".

 

Rabbia sull’Irlanda

«Una volta di più la valorosa Irlanda ha dimostrato che quando i popoli si esprimono direttamente,  difendono i loro interessi nazionali. Che tutti i nazionalisti d’Europa trovino in questo risultato il coraggio  e la determinazione di combattere gli eurocrati brussellesi e i gestori del nuovo ordine mondiale, nemici dichiarati delle nazioni e dei popoli d’Europa!...»