DEEP DRILLING PROJECT:

QUANDO L'UOMO GIOCA COL FUOCO!

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Bagnoli, cittadini preoccupati per

trivellazioni ai Campi Flegrei

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La parola intorno a cui tutto ruota è "bradisismo", ovvero il fenomeno di abbassamento e sollevamento del suolo che interessa l'area del Campi Flegrei, la caldera vulcanica a ovest di Napoli. Un team di tecnici e scienziati dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dell'Osservatorio vesuviano sta trivellando l'area dell'ex Italsider a Bagnoli per la costruzione di un tunnel profondo 3mila metri. Obiettivo: studi approfonditi degli strati superficiali e delle profondità interessate dai fenomeni del bradisismo, finanziati in gran parte con fondi europei. Le trivellazioni però dividono i cittadini con pareri contrastanti sull'attività che, dicono alcuni, rischia di minare un territorio già di per sè poco stabile.Alcuni comitati civici vorrebbero la fine immmediata degli scavi. Gli scienziati, dal canto loro, rassicurano sull'assoluta non pericolosità delle operazioni e degli studi in corso i cui risultati, invece, potrebbero portare vantaggi per tutta la comunità locale.

 

 

Intervista al prof. Mastrolorenzo sui rischi delle trivellazioni nei Campi Flegrei.

 

 

Trivellazioni a Bagnoli, i dubbi degli esperti

Fonte web

Non esistono certezze, ecco quanto emerso dal dibattito pubblico "Valutazioni sulla pericolosità delle perforazioni a Bagnoli nella caldera attiva dei Campi Flegrei" organizzato dal Comitato Rischio Vulcanico dei Campi Flegrei.

Due sostanzialmente i punti critici emersi durante il dibattito: è opportuno eseguire un'opera simile in un'area vulcanica senza preventivamente istituire piani di emergenza per rischi vulcanici, sismici ed ambientali, e la scelta di Bagnoli, area la cui destinazione d'uso non prevede un'opera di questo tipo, è davvero l'ideale per le finalità scientifiche che i proponenti hanno illustrato?

Ne hanno discusso pubblicamente con la popolazione il Prof. Benedetto De Vivo ordinario di geochimica all'Università "Federico II", Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo dell'Istituto Nazionale di Geofisica Vulcanologia, ed il Prof. Franco Ortolani ordinario di geologia all' Università "Federico II". Da quanto esposto dai relatori, il Deep Drilling Project, sembra mostrare diversi punti critici nonché contraddizioni circa la finalità del progetto in sé.

In primis, la questione sui rischi che un'operazione simile intrinsecamente possiede. L'area dei Campi Flegrei, come sottolineato dal Vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo (nella foto a destra), uno dei massimi esperti mondiali nel settore, e dalla Geofisica Lucia Pappalardo, è probabilmente la caldera con il più elevato potenziale vulcanico su scala globale, le cui dinamiche nonostante gli studi approfonditi, i numerosi modelli e il monitoraggio costante, non può essere in alcun modo prevedibile.

Secondo Mastrolorenzo, da anni la carenza, o meglio l'assenza, di informazioni corrette sui Campi Flegrei, per motivazioni economiche e politiche, ha generato, finanche nella popolazione una sorta di "amnesia" sulla natura vulcanica dell'area. Parlare di eruzione nell'area flegrea spesso riceve una risposta tanto semplice quanto preoccupante: "ma il Vesuvio è lontano". Mastrolorenzo da anni si batte, in prima persona, affinchè si provveda a redigere piani di emergenza vulcanici, sismici ed ambientali per l'area flegrea, e sostiene che una perforazione nei Campi Flegrei in assenza delle suddette procedure, non dovrebbe essere autorizzata.

Esistono in letteratura casi di opere simili, che hanno provocato incidenti più o meno gravi, ed è proprio sul concetto di "incidente" e "precauzione" che si sofferma il Prof. De Vivo ordinario di Geochimica della "Federico II". Secondo De Vivo, infatti è impossibile considerare una perforazione in un'area simile sicura al 100%, seppur sia estremamente ridotta la probabilità che un incidente si verifichi. Un "incidente" è infatti per definizione un evento non prevedibile, le cui conseguenze in un'area densamente abitata non sono però prevedibili, amplificate inoltre dal valore esposto proprio dell'area.

Altro punto critico, le finalità del progetto. Fin dallo scorso anno le dichiarazioni sul progetto sono state quantomeno contraddittorie, evidenziandone in primis le potenzialità geotermiche, per poi virare esclusivamente sulle finalità scientifiche. Nulla da obiettare secondo gli intervenuti se non si trattasse di temi quantomeno già studiati in passato e che non meritano un approfondimento d'indagine con una perforazione profonda. Il geotermico attualmente sfruttato è infatti quello a medio-bassa entalpia, che è dimostrato sia possibile ritrovare nell'area dei Campi Flegrei a profondità molto basse, mentre per quanto riguarda la ricerca gli esperti intervenuti non concordano con l'esigenza di studiare l'area esterna della caldera reputando eventualmente più efficace ottenere dati nell'area centrale della stessa.

Un altro aspetto che ha generato più di un dubbio è la scelta di Bagnoli e dell'area ex Italsider, la cui riqualificazione dura ormai da oltre vent'anni. Svolgere una trivellazione conoscitiva comporta infatti la produzione di fanghi di risulta, che per la particolare conformazione vulcanica dell'area, risulteranno ricchi di elementi potenzialmente pericolosi, che per le leggi comunitarie e nazionali attualmente vigenti sono considerati rifiuti speciali e quindi andranno stoccati come tali, un problema non da poco vista l'assenza sul territorio regionale di una discarica simile.

Ultima criticità emersa è l'aspetto dei finanziamenti, attualmente spiegano gli intervenuti non ci sono informazioni note riguardo la provenienza dei finanziamenti, che pare debbano essere trovati in loco, quindi con ogni probabilità fondi pubblici destinati alla ricerca, che come spiegato dal Prof. Ortolani rischiano di rendere il progetto null'altro che l'ennesimo capitolo di spesa controllato più da interessi altri che non quelli della ricerca fine a se stessa o dagli obiettivi dei ricercatori coinvolti.

Sembra che comunque la prima fase del progetto sia stata autorizzata dalla giunta, ma anche in questo caso non ci sono dichiarazioni ufficiali. I consiglieri comunali presenti Iannello ed Esposito (Napoli è tua) non hanno ricevuto informazioni ufficiali in merito dalla giunta, mentre sia il Presidente della Municipalità De Francesco, che il segretario regionale dei Verdi Borrelli confermano di aver ricevuto conferme dal vice sindaco Tommaso Sodano. Il progetto della discordia continua a generare più polemiche che attestati di stima, sempre in attesa del parere terzo, riguardo la sicurezza dell'opera, chiesto dall'ex Sindaco Jervolino e mai pervenuto, che lo scorso anno causò la sospensione delle trivellazioni.

 

 

POSSIBILE ERUZIONE DEI CAMPI FLEGREI A CAUSA

DELLE TRIVELLAZIONI GEOTERMICHE

 

 

Campi Flegrei: «Quelle trivellazioni
possono provocare terremoti»

Raccolte in pochi giorni centinaia di firme contro la perforazione di un pozzo pilota che dovrebbe verificare la possibilità di usare l'energia dell'area vulcanica. La comunità scientifica è divisa: «È molto pericoloso procedere», afferma un luminare che abbiamo sentito, il prof. De Vivo. Nei prossimi giorni il parere di chi è a favore

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NAPOLI – Campi Flegrei, cioè “campi ardenti”, dal greco flègo cioè brucio, ardo. Ardente come il dibattito che si è acceso intorno al progetto internazionale, che prevede la trivellazione dell’area vulcanica, una grande caldera in stato di quiescenza con un diametro che raggiunge i 15 chilometri, dove nel 2003 è stato istituito il Parco Regionale dei Campi Flegrei.

In pochi giorni, sono già state raccolte oltre 600 firme dalla petizione contro dette trivellazioni. “Da qualche settimana – spiega la petizione – è giunto il via libera del sindaco De Magistris per il “Campi Flegrei Deep Drilling Project”, un progetto di perforazione dell’area di “Bagnoli Futura”, di proprietà al 90% del Comune di Napoli, affinché si realizzi un pozzo pilota a 500 metri di profondità cui dovrebbe seguirne uno a 4 chilometri se gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia otterranno indicazioni circa la possibilità di raggiungere liquidi geotermici ad alta temperatura, utilizzabili per studiare il sottosuolo e per produrre energia pulita e rinnovabile per elettricità e riscaldamento domestico”. Da qui l’appello: “L’area flegrea è la più rischiosa al mondo, e gli esperti non escludono il rischio terremoti, fughe di gas tossici, esplosioni incontrollate”. Tutto vero?

IlVostro ha sentito un esperto contrario al progetto, un altro a favore. Iniziamo con il primo. Da una parte ci sono infatti sostenitori, tra questi l’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Dall’altra, decisamente contrario, c’è un altro gruppo di scienziati con a capo il professor Benedetto De Vivo, ordinario in Geochimica Ambientale presso l’Università di Napoli Federico II. Il professore collabora con istituzioni giapponesi, statunitensi e internazionali.

La sua contrarietà nasce, spiega De Vivo, «prima di tutto da una ambiguità: si tratta di uno studio scientifico o si vuole realizzare il sondaggio per “scoprire” la geotermia? Di volta in volta vengono cambiate le definizioni in funzione degli interlocutori. Io dico: se fosse un progetto puramente scientifico ben vengano nuovi dati sui Campi Flegrei, ma lo si faccia in aree non urbanizzate. Se viceversa lo si vuole spacciare come sondaggio per “scoprire” la geotermia, si tratta di una pura bufala, perché l’esistenza dell’energia geotermica nei Campi Flegrei, è ben nota in tutti i suoi dettagli dagli anni ’70. Diciamo che la ruota è già stata scoperta».

Il professore De Vivo è contrario a «un’operazione intrinsecamente rischiosa perché – puntualizza – si espone, gratuitamente, la popolazione a un rischio potenziale enorme. Quale? Il primo è quello della sismicità indotta». Lo scienziato fa riferimento, come caso più recente, a quanto accaduto nel sondaggio effettuato a Basilea l’8 dicembre del 2006, immediatamente interrotto dalle autorità elvetiche a seguito della sismicità provocata; l’ingegnere responsabile del sondaggio è stato immediatamente tradotto nella Patrie galere svizzere. «C’è una corposa casistica mondiale di casi come quelli di Basilea – avverte De Vivo – soprattutto in aree vulcaniche, come Islanda, Nuova Zelanda, Stati uniti. E bisogna considerare anche altro, quale il rischio di esplosioni idrotermali, attivazione di vulcani di fango, come nel caso recentissimo del vulcano Lusi, in Indonesia, dove a seguito di un sondaggio geotermico si è attivato un vulcano di fango che ha determinato l’evacuazione di 70mila persone. Si tratta di incidenti e sono da considerarsi tali proprio perché non sono previsti. E ogni sondaggio è una storia a sé».

Fa anche riferimento a uno studio condotto dal professor Giardini sul caso del sondaggio geotermico di Basilea, dove ha ribadito il problema del rischio sismico indotto da sondaggi geotermici profondi.

Già negli anni ’70 ci fu una campagna di esplorazione geotermica nei Campi Flegrei da parte di Agip-Enel, racconta il docente napoletano, che ha pubblicato oltre 250 lavori su riviste scientifiche straniere ed é stato anche editore scientifico di volumi speciali su tematiche vulcanologiche in riviste internazionali.

«I sondaggi Agip-Enel, furono ben 11 profondi fino a 3,3 chilometri – spiega lo scienziato – . Si scoprirono fluidi profondi a elevata pressione e temperatura, con altissima salinità, caratteristica che li rende non idonei alla geotermia classica, infatti il progetto geotermico venne accantonato. Il fatto poi che la successiva crisi bradisismica degli anni ’80 in quella zona non sia correlata proprio a quei sondaggi è tutto da dimostrare. Se parliamo della necessità di una fonte di calore di circa 120 gradi (media entalpia), allora diciamo che per intercettare nei Campi Flegrei tali temperature non è necessario arrivare fino a 3 km di profondità perché sappiamo, appunto dai sondaggi Agip-Enel e dai nostri dati che nella zona di Baia tali temperature si riscontrano a meno di 500 m di profondità, mentre tra Quarto e Pozzuoli si deve arrivare a 700-800 metri».

E poiché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, il docente di Geochimica chiede: «Perché andare a fare i sondaggi proprio in un’area così densamente abitata come Bagnoli, vale a dire nella città di Napoli? Un campo vulcanico come i Campi Flegrei necessita prima di tutto di un Piano di Emergenza, non diversamente dal Vesuvio, e un progetto di sondaggio, scientifico o geotermico che sia, deve essere obbligatoriamente corredato di un Piano di evacuazione per la popolazione esposta».

In sostanza, non si può operare sulla base della presunta autorità dello scienziato X o Y: «Ci vogliono assunzioni di responsabilità precise, civili e penali, come nel cso di Basilea. Non mi risulta che esista un piano di evacuazione per la popolazione nel caso del progetto di Bagnoli e non mi risulta che la Protezione Civile si sia assunta alcuna responsabilità in merito, demandandola, viceversa, alle Autorità locali. Voglio ricordare che si tratta di responsabilità civili e penali che vanno considerate alla luce delle probabilità esistenti che si possa verificare un incidente».

Infine sulla questione Supervulcano il prof. De Vivo chiarisce: «Si tratta solo di una forzatura mediatica che riscuote molto “successo”; volere paragonare i Campi Flegrei al supervulcano dello Yellowstone negli USA, non ha alcun fondamento scientifico….».

 

 

SUPERVULCANO dei CAMPI FLEGREI

 

 

L'intervista/Trivelle nel vulcano
dei Campi flegrei, appello del geologo
«Stop agli scavi, non si può rischiare»

Fonte web

Un business, più che una ricerca scientifica. Durissimo il commento del professor Franco Ortolani, docente di Geologia alla Federico II. «Un progetto che presenta buchi da ogni parte, realizzato in una terra fragilissima come quella dei Campi Flegrei, senza che ci sia stata la minima precauzione ambientale».
Parla di affari o di scienza?

«Non saprei. Vedo troppe cose strane in giro».

Quali sono i pericoli?

«Moltissimi. Non capisco, ad esempio, perché tanta fretta nell'esecuzione della fase sperimentale. Le perplessità sono fondate, ma i promotori del programma non hanno voluto sentire ragioni».

Eppure la Protezione Civile ha benedetto, sostanzialmente, il sondaggio di Bagnoli.

«Certamente, le trivellazioni sono passate in un momento di confusione generale. Una decisione troppo superficiale».

Ora cosa potrà accadere?

«Speriamo nulla di preoccupante. Scavare in profondità fra i fluidi bollenti di un vulcano, comunque, è un'impresa estremamente rischiosa».

Pensa che sia stato sottovalutato il pericolo?

«Non lo so. Vorrei conoscere le valutazioni di impatto ambientale. Ma non vedo in giro tracce di questi documenti».

Teme per una ripresa del bradisismo nell'area flegrea?

«Non mi tranquillizza, soprattutto, la vicinanza del centro abitato con la zona scelta per le trivellazioni. Cinque-seicento metri appena: poco davvero».

Cosa propone ai responsabili del progetto di Bagnoli?

«Di sospendere immediatamente lo scavo dopo la prima fase sperimentale. Soltanto così sarà possibile valutare con la massima attenzione le conseguenze del buco».

Se invece i lavori non saranno sospesi?

«Dobbiamo augurarci che l'attività vulcanica non subisca particolari sconvolgimenti. Una nuova emergenza sarebbe disastrosa per tutta l'area flegrea».

 

 

SIMULAZIONE ESPLOSIONE DEI CAMPI FLEGREI

 

 

Campi Flegrei: le associazioni insorgono

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Le associazioni “Insorgenza Civile”, “Insieme per la Rinascita”, “Comitati delle Due Sicilie”, “L’altroparlante” e “Fuorigrotta Vivibile”, hanno deciso di scendere al fianco del movimento “V.A.N.T.O.” che supporta il “Comitato Salviamo i Campi Flegrei” del cantautore Eddy Napoli, per cercare di impedire le imminenti trivellazioni dell’area di “Bagnoli futura”, ovvero la zona del supervulcano flegreo. Il “Campi Flegrei Deep Drilling Project”, prevede la perforazione di un’area di proprietà al 90% del Comune di Napoli, quella della spianata dell’ex Italsider di Bagnoli, al fine di realizzare un pozzo pilota a 500 metri di profondità cui dovrebbe seguirne uno a 4 chilometri se gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia otterranno indicazioni confortanti circa la possibilità di raggiungere liquidi geotermici ad alta temperatura utilizzabili per studiare il sottosuolo e per produrre energia pulita e rinnovabile per elettricità e riscaldamento domestico.

Una miniera di energia geotermica che solletica gli appetiti delle multinazionali, è inutile girarci intorno. L’area flegrea, una caldera attiva dove dorme un supervulcano potenzialmente molto più pericoloso del Vesuvio, è probabilmente la più rischiosa al mondo e gli esperti non escludono il rischio terremoti, fughe di gas tossici ed esplosioni incontrollate. La mancanza di comunicazioni alla cittadinanza e il silenzio del sindaco de Magistris che ha dato il via libera alla perforazione profonda, stanno facendo lievitare paure e sospetti. “Cosa succederebbe se le perforazioni incontrassero una camera magmatica?”. E’ questa la domanda più frequente tra i cittadini. Vi è poi un altro aspetto, se vogliamo ancora più inquietante: se per un’eventuale eruzione naturale del Vesuvio esiste un piano di evacuazione, per una eruzione artificiale del supervulcano dei Campi Flegrei, attorno al quale la densità di popolazione esposta è elevatissima, manca qualsiasi misura preventiva. Da anni, ciclicamente, spunta qualcuno che sottolinea l’importanza di conoscere che cosa nasconde la caldera flegrea, per approntare le contromisure adatte in caso di eruzioni. Eppure l’esempio del Vesuvio dovrebbe valere più di mille dichiarazioni e di tanti reclamizzati convegni.

Perché la perforazione sotterranea dei Campi Flegrei è divenuta così improcrastinabile? Mira davvero solo a “produrre previsione nella ricerca vulcanologica per la mitigazione del rischio”, come si legge nel progetto CFDDP (Campi Flegrei Deep Drilling Project)? Le indicazioni che perverranno dal sottosuolo saranno realmente utilizzate per la stesura di piani miranti a tutelare i quartieri di Bagnoli, Fuorigrotta, Soccavo e Pianura?  Processare le intenzioni è sbagliato, ma c’è qualcosa che non quadra. Da un lato si dice di operare per la “sicurezza” ma dall’altro non c’è lo stesso vigore nel dire un no netto alle licenze edilizie sugli stessi suoli da perforare. Occorrerebbe un buon piano di protezione civile per fronteggiare i rischi potenziali del distretto vulcanico flegreo e invece si preferisce mettere sensori a fibre ottiche sotto terra, capaci di monitorare deformazioni micrometriche in una zona in cui si possono registrare anche cinquecento scosse al giorno. Da tempo, e saggiamente, i comitati civici ritengono che la porzione di territorio un tempo occupata dall’Italsider, potrebbe rappresentare una straordinaria area strategica di protezione civile, dato che può essere raggiunta con tutti i mezzi di trasporto: navali, terrestri, aerei e ferroviari.

Il contestato impianto, inoltre, dovrebbe sorgere su suoli destinati a parco urbano, con roseti, spazi verdi, centri integrati per il turismo, la didattica e i congressi. Nell’area flegrea, nel non lontano 1983, come molti ricorderanno, si è verificato il bradisismo, un fenomeno di sollevamento del suolo dovuto a variazioni di volume di una camera magmatica vicina alla superficie che si svuota e si riempie, o anche a variazioni di calore che influiscono sul volume dell’acqua contenuta nel sottosuolo molto poroso. Gli strumenti empirici utilizzati per la sua rilevazione sono stati, in passato, le colonne del cosiddetto Tempio di Serapide (l’antico Macellum) a Pozzuoli, che fino al 1983 si trovavano parzialmente sommerse dal mare ed oggi si ritrovano al di sopra del suo livello.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

“Campi Flegrei: Deep Drilling Project e Bagnoli Futura” di MalKo

Luigi De Magistris, sindaco del comune di Napoli, ha espresso il proprio consenso acchè si dia corso al progetto di perforazione profonda dei Campi Flegrei (deep drilling), esattamente nell’area della spianata dell’ex italsider di Bagnoli. Esplorare il sottosuolo anche attraverso la trivellazione, è sempre scientificamente significativo e interessante e aggiungeremmo affascinante, e non si dovrebbe perdere occasione per farlo, purché non si incida sulla sicurezza dei cittadini. In virtù di questo principio, infatti, è stato sancito dal diritto il dovere della precauzione di fronte a pericoli anche solo ipotizzati, remoti o da quantificare in termini percentuale di accadimento. Gli scienziati con enfasi parlano dell’importanza di conoscere ai fini della previsione e della prevenzione delle catastrofi, che cosa nasconde la caldera flegrea. Un problema diremmo tutto scientifico, perché sappiamo perfettamente cosa nasconde il Vesuvio, e pur tuttavia non è stato prodotto un solo grammo di prevenzione,

 

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