TURCHIA:

DI GENOCIDIO IN GENOCIDIO

a cura di Claudio Prandini

 

 

Eppure un giorno la pace verrà perché Gesù lo ha promesso: "Beati i miti, perché erediteranno la terra" e "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,5;9).

 

 

Un popolo intero massacrato dai turchi perché cristiano e numericamente in minoranza nel grande impero ottomano in sfacelo. Oggi solo tre stati (Stati Uniti, Israele e, naturalmente, la Turchia) si rifiutano di riconoscere ufficialmente tale genocidio. La storia sembra ripetersi in modo disarmante anche oggi (Ruanda, Darfur, Kurdistan, Iraq, ecc.), senza conoscere confini di razze, ideologie o religioni. Anche ora tamburi di guerra risuonano sempre più forte in medioriente.

La precipitazione della crisi può essere considerata come il prodotto della convergenza di due fattori:

1) la stupidità del regime degli Ayatollah, che hanno scelto la strategia suicida di riconquistare agli sciiti il primato nella sfida all'America: si tratta di una scommessa ad altissimo rischio che usa il popolo iraniano come kamikaze collettivo. Con le minacce ad Israele "albero marcio da estirpare" e con le smargiassate sul raggiunto status nucleare è come se il presidente iraniano Ahmadinejad facesse deliberatamente di tutto per spingere Bush ad attaccarlo: non gli lascia altra possibilità per "salvare la faccia";
2) il carattere militaristico ed aggressivo dell'amministrazione Bush, espressione diretta del complesso militare-petrolifero-industriale e della nefasta ideologia neocon. fanno si che un nuovo genocidio di popoli sia ormai all'orizzonte!

Allora può risultare utile riandare con la mente storica a quello che potrebbe essere definito "il Padre" di tutti i genocidi contemporanei, quello del popolo armeno, che assomiglia ad un altro sterminio che si  sta compiendo ora, quello del popolo kurdo, ad opera soprattutto della Turchia (ma anche da parte iraniana e siriana), nel silenzio quasi totale dei media.

 

 

 

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LA STORIA

 

 

 

QUANDO UN GENOCIDIO NON E' GENOCIDIO?

RICONOSCERE IL GENOCIDIO ARMENO 91 ANNI DOPO

Data di inizio ufficiale del massacro, 24 aprile 1915

Di Andrew Lawless

 

 

 

 

Fotografia simbolo del genocidio degli armeni

 

 

 

fonte web

 

E' risaputo che nel concepire l'Olocausto Hitler citò il popolo armeno quale esempio della rapidità con cui il mondo scorda eventi terribili. Il genocidio armeno però non è stato dimenticato e a 91 anni dal suo evento rimane argomento controverso e discusso. Turchia, Israele e Stati Uniti sono tra i paesi che non riconoscono come genocidio i fatti verificatisi in Anatolia orientale nel 1915. Vi sono innumerevoli punti implicati in ciò che in apparenza sembra essere un semplice atto, ossia il riconoscimento, corroborato da un grosso numero di indubbie fonti, di un evento storico. Elementi quali diritti di proprietà, indennità fiscale, alleanze internazionali e studi sull'Olocausto entrano in gioco complicando la cosa. ThreeMonkeys ha intervistato il professor Denis R. Papazian, direttore dell'Armenian Research Centre presso l'Università del Michigan-Dearborn (USA).

Il genocidio armeno avvenuto nel 1915 è stato considerato il primo genocidio del 20° secolo ma alcuni critici si sono chiesti se sia stato davvero un genocidio e, in caso affermativo, se sia stato il primo.

Si dice che le vittime del primo genocidio del 20° secolo furono gli Erero dell'Africa che vennero sterminati dai tedeschi. Non conosco a fondo questo argomento quindi non posso affermare con certezza se fu un vero genocidio oppure no. In ogni caso, possiamo vedere come già in quell'epoca i tedeschi possedessero il concetto di persone inferiori che potevano essere sacrificate in nome di una causa maggiore. Per quel che riguarda il genocidio armeno, esso fu il primo vero genocidio del 20° secolo che ebbe luogo in un paese che non solo faceva parte dell'alleanza tra paesi europei ma che era anche un paese, l'impero ottomano, in cui risiedevano molti europei in qualità di uomini d'affari, funzionari consolari e consulenti militari con incarichi importanti all'interno dell'esercito turco. Liman von Sanders, ad esempio, era il comandante del Primo Esercito Turco che vigilava su Costantinopoli e sull'Anatolia orientale. Inoltre, c'erano molti missionari americani in tutte le zone dell'impero ottomano, ma soprattutto in Anatolia, patria degli armeni per tradizione. Il territorio della Turchia costituiva la più grande impresa missionaria nel mondo posseduta dagli Stati Uniti ed era molto estesa. Il trattamento riservato agli Armeni nell'impero ottomano assunse dimensione europea nel 1878, quando divenne uno degli aspetti del ‘problema orientale’, ovvero il progressivo declino dell'impero ottomano.

Tutte le grandi potenze avevano osservato la situazione ed erano ben consapevoli di ciò che stava accadendo. Inoltre, almeno fino alla vittoriosa rivoluzione greca, l'impero ottomano si stendeva ben all'interno dell'Europa e per tutti i Balcani. Per questo motivo i leader turchi si consideravano in parte europei. Naturalmente, dopo le due guerre balcaniche del 1912 e del 1913, i Turchi furono cacciati da quasi tutta l'Europa.

Durante l'ultima metà del 19° secolo la Turchia, come parte dell'alleanza tra gli stati europei, orbitava all'interno della politica europea e si adeguava quindi a standard europei di comportamento universalmente accettati. Inoltre, molti Armeni avevano adottato una cultura europea ed erano considerati più europei dei turchi. Infatti gli armeni sono di discendenza indo-europea e una nazione cristiana, più in sintonia con l'Europa che con il medio oriente. Gli Armeni che vivevano nell'impero ottomano erano per lo più contadini, ma una grossa parte era costituita da artigiani, mercanti e professionisti distribuiti in villaggi, paesi e città. Molti Armeni di Costantinopoli (l'attuale Istanbul) e di Smirne (l'attuale Izmir) erano esponenti dell'amira, classe sociale assai abbiente. Molti dei loro figli avevano ricevuto un'educazione europea e aderivano alle più moderne filosofie sociali europee quali libertà, uguaglianza e fraternità.

Come ho detto, la maggior parte degli europei dell'impero ottomano considerava gli Armeni più progressisti ed europei dei Turchi. Stando così le cose, i massacri e le espropriazioni subiti dagli Armeni destarono scalpore e orrore in tutta Europa. Per questo motivo il genocidio armeno può a buon diritto essere considerato il primo genocidio del 20° secolo, poiché fu ben noto e largamente riconosciuto.

Perché ritiene che vi siano tanti problemi e resistenze da parte di Turchia, Israele e Stati Uniti a riconoscere come tale il genocidio armeno?

Gli Stati non sono persone. Un individuo può avere una coscienza ma uno Stato agisce generalmente spinto dal proprio interesse o da ciò che viene percepito come tale (il che può includere anche la filantropia). Un individuo può combattere con la propria coscienza e confessare infine il crimine, ma uno Stato non ha coscienza e non ha rimorsi. Uno Stato confesserà il crimine solo sotto costrizione. A tutti i riguardi, la Turchia non perse la prima guerra mondiale. Perse le colonie in nord Africa, Arabia e Mesopotamia ma lo Stato rimase intatto sotto un nuovo nome. La maggior parte dei Giovani Turchi sopravvissuti passò al nuovo governo nazionalista. In realtà la Turchia espanse addirittura il proprio territorio ad est a spese dell'Armenia.

L'etnogenesi della Turchia moderna si basa dunque sul genocidio e sull'espropriazione dei beni. Proprio come noi americani detestiamo confessare i peccati commessi nei confronti dei nativi americani, i Turchi non hanno intenzione di ammettere il genocidio degli Armeni in terra armena, perché metterebbe in dubbio la morale stessa su cui si fonda lo Stato turco. Inoltre, a differenza degli indiani d'America, molti Armeni dell'impero ottomano erano benestanti. Gran parte delle odierne ricchezze turche si fondano sui quei possedimenti che furono espropriati agli armeni.

 

Perché gli Stati Uniti si ostinano a negare (il genocidio)? Semplicemente per compiacere la Turchia. La negazione cominciò negli anni ‘20 quando gli uomini di affari americani, i loro rappresentanti e il governo decisero che si poteva trarre un maggior vantaggio economico dalla rinascita della Turchia che dall'aiutare bambini orfani. Fu in seguito alla prima guerra mondiale che l'influenza dei missionari presso il dipartimento di Stato degli Stati Uniti fu rimpiazzata dall'influenza degli uomini d'affari e delle compagnie petrolifere.

 

Il caso degli Stati Uniti è più vergognoso, in quanto non è giustificato da una complessa questione di interesse nazionale. Quando il genocidio armeno ebbe luogo, gli Americani ne erano a conoscenza. Ricevevano informazioni direttamente dall'ambasciatore americano a Costantinopoli, Henry Morgenthau, dai funzionari consolari americani che prestavano servizio nelle principali città dell'impero ottomano nonché dai missionari americani che erano ancora più numerosi. C'era molta solidarietà nei confronti degli Armeni in quel periodo poiché gli americani consideravano allora il nostro paese uno stato cristiano e si provava orrore per i mussulmani che così spesso massacravano i cristiani in modi sanguinosi.

Dopo la prima guerra mondiale, il presidente Woodrow Wilson inviò addirittura al Senato degli Stati Uniti una richiesta per un mandato sull'Armenia. Dopo che Wilson fu colpito da infarto, la possibilità che gli Americani si assumessero la responsabilità dell'Armenia e degli Armeni non era più un'alternativa pensabile. Tuttavia il Congresso degli Stati Uniti nominò l'American Commitee for Armenian and Syrian Relief (Comitato americano per il soccorso dell'Armenia e della Siria), che in seguito sarebbe stato conosciuto come il Near East Relief (Soccorso al vicino oriente), con lo scopo principale di aiutare gli Armeni sopravvissuti costretti, a marce forzate, ad andare a morire nel deserto siriano. La maggior parte dei sopravvissuti erano bambini, poiché questi erano di costituzione fisica più robusta e in certi casi potevano sopportare le tremende marce forzate. Inoltre l'area era sotto il controllo degli Inglesi e degli Arabi che combattendo avanzavano da sud, salvando così molti sopravvissuti dalla morte.

Perché gli Stati Uniti si ostinano a negare? Semplicemente per compiacere la Turchia. La negazione cominciò negli anni ‘20 quando gli uomini di affari americani, i loro rappresentanti e il governo decisero che si poteva trarre un maggior vantaggio economico dalla rinascita della Turchia che dall'aiutare bambini orfani. Fu in seguito alla prima guerra mondiale che l'influenza dei missionari presso il dipartimento di Stato degli Stati Uniti fu rimpiazzata dall'influenza degli uomini d'affari e delle compagnie petrolifere. Infatti i missionari abbandonarono gli Armeni nella speranza di mantenere le loro proprietà nella nuova Turchia kemalista. Ironicamente essi voltarono le spalle agli armeni solo per vedere i propri possedimenti confiscati un paio d'anni più tardi. Non è cambiato molto da allora. Inoltre durante la guerra fredda la Turchia era considerata un'alleata fidata. In effetti era proprio così, poiché era anche nei suoi interessi essere alleata degli Stati Uniti. Ora che la Turchia non subisce più la stessa pressione, sta diventando un'alleata capricciosa. Il che era prevedibile. Il governo turco è interessato principalmente al benessere della Turchia, non a quello dell'America o di una qualsiasi altra potenza straniera. C'è stata una tale infatuazione nei confronti della Turchia all'interno del dipartimento di Stato americano che, dopo tutti quegli anni, non si tollera l'idea di riconoscere i cambiamenti che stanno avvenendo davanti ai nostro occhi. Si noti l'atteggiamento della Turchia nei confronti dell'invasione americana dell'Iraq, la questione curda in Iraq e l'affermarsi di un regime islamico.

Recentemente il governo francese ha riconosciuto il genocidio armeno: i Turchi hanno fatto fuoco, fiamme e minacce di ogni genere, ma in pochi mesi si è ritornati alla normalità. Questo è ciò che accadrebbe se il governo degli Stati Uniti riconoscesse ancora una volta il genocidio armeno; i Turchi farebbero un gran clamore, ma nel giro di pochi mesi tutto tornerebbe alla normalità. La negazione da parte degli Stati Uniti è vergognosa perché non è giustificata da alcuna reale minaccia agli interessi dell'America.

Il caso di Israele è un po' diverso. Per prima cosa c'è sempre stato un certo tipo di ‘simpatia’, un mutuo accordo tra Ebrei ed Armeni. Infatti molti Armeni in patria e all'estero hanno sposato donne ebree. Entrambi i popoli sono stati minoranze in una diaspora, la loro religione era diversa dalla religione predominante dello stato in cui vivevano, entrambi hanno vissuto difficoltà di inserimento sociale, subìto persecuzioni ed entrambi i gruppi etnici, considerato il fatto che non avevano uno stato loro, erano tenuti insieme dalle relative istituzioni ecclesiastiche. Quindi la solidarietà tra i due popoli ha un forte fondamento storico.

Nel caso di Israele però la Turchia controlla i corsi d'acqua che vanno a sud. Se la Turchia dovesse scontrarsi con Israele potrebbe ridurre l'apporto d'acqua che scorre verso sud e causare ingenti danni in Siria e in Iraq, sconvolgendo così gli equilibri. Inoltre la Turchia vende a Israele l'acqua necessaria al sostentamento che viene spedita in cisterne. In secondo luogo, considerata l'influenza americana sulla secolare elite turca, la Turchia, pur essendo uno stato a maggioranza mussulmana, non nutre lo stesso odio verso Israele degli stati arabi che la circondano. I Turchi naturalmente non sono arabi e non sono molto solidali nei confronti dei Palestinesi, che sono arabi con una forte minoranza cristiana.

"Il vicino del mio nemico è mio amico" è una vecchia e approssimativa regola diplomatica. Israele coltiva i rapporti con la Turchia anche per ragioni economiche, ricavando molti vantaggi dal commercio, in particolar modo grazie all'alta tecnologia posseduta da Israele e anelata dai Turchi. Lo Stato di Israele è sottoposto ad un'enorme pressione e la moralità viene al secondo posto rispetto alla necessità. Quindi lo Stato di Israele può essere in un certo senso giustificato, anche perché la maggior parte degli Ebrei nel mondo riconosce il genocidio del popolo armeno ed è solidale con esso. Israele cambierà le propria politica quando verrà il momento.

 

Una famiglia armena di inizio Novecento

 

Perché è importante riconoscere gli eventi accaduti come genocidio? E' largamente riconosciuto che furono commesse atrocità nei confronti del popolo armeno nel 1915, perché è importante un riconoscimento ufficiale?

Legalmente parlando, il riconoscimento apre le porte al risarcimento. Può essere dimostrato che l'odierno Stato turco è il successore legale dell'impero ottomano, in particolar modo il governo dei Giovani Turchi che fu il responsabile del genocidio armeno. Anche se non ci deve aspettare una sostanziosa cessione di terreno, ci sono buone possibilità di ottenere un risarcimento finanziario. La mia famiglia, ad esempio, possedeva appezzamenti di terreno lungo il Bosforo, terreno che oggi sarebbe inestimabile. Personalmente mi piacerebbe mettere mano su parte di quel denaro. Non è sbagliato da parte di una vittima pretendere un risarcimento.

Si discute sul fatto che riconoscere gli eventi del 1915 come genocidio diminuirebbe in un certo senso l'impatto dell'Olocausto; che gli eventi del 1915, ancorché terribili, non possano essere paragonati allo sterminio sistematico che ebbe luogo in Europa durante la seconda guerra mondiale.

Benché ogni avvenimento storico sia unico, si dice che spesso la storia si ripete. In altre parole, nella storia si possono rintracciare dei modelli. Questi modelli hanno a volte un valore predittivo, ma la maggior parte delle volte sono solo reminiscenze di eventi precedenti. L'Olocausto fu un evento unico sotto molti aspetti e ciononostante presentava analogie dal punto di vista del genocidio. E' a queste analogie che noi ci rifacciamo allo scopo di stabilire delle similitudini tra il caso degli Ebrei e quello degli Armeni.

E' inutile giocare al gioco dell'invidia: a causa di questi terribili eventi il mio popolo ha sofferto ed è morto più del tuo. Oppure pensare che la qualità tecnologica l'Olocausto lo differenzi dal genocidio armeno perpetrato in modo più primitivo. Non penso che il modo in cui le persone vengono uccise faccia molta differenza. Uccidere è sbagliato, soprattutto uccidere un'intera nazione, e questo è quanto. Quindi non ho nessun problema nel riconoscere l'unicità dell'Olocausto, ma non ho neanche problemi a considerarlo un genocidio e a paragonare questo aspetto con altri genocidi.

Io rendo onore agli Ebrei morti e a quelli che soffrono e spero che gli Ebrei rendano onore agli Armeni morti e a quelli che soffrono.

Alla fine della guerra la Turchia processò e giustiziò alcune persone coinvolte nel genocidio ed espresse rincrescimento per l'accaduto. Questo non è un riconoscimento?

Certamente, ma è il riconoscimento da parte dell'impero ottomano in declino e non da parte della repubblica turca. I processi per i crimini di guerra tenuti in Turchia dopo la prima guerra mondiale, tenuti dai Turchi e non dagli alleati vittoriosi, raccolsero moltissime prove che dimostravano la colpevolezza di molti leader nell'organizzazione e nell'attuazione del genocidio armeno. Certo in quei tempi non fu definito genocidio, poiché allora il termine non era ancora stato coniato, ma fu definito ‘l'assassinio di una nazione’, che è una buona descrizione del termine genocidio. Ma i processi non lasciarono il minimo dubbio che il governo centrale controllato dal Partito per l'Unione ed il Progresso utilizzò tutte le opportunità offerte dallo Stato per cacciare e uccidere gli Armeni cristiani sudditi di uno stato musulmano. Il sultano della Turchia, bisogna ricordarlo, era il califfo dell'Islam, il leader religioso del mondo sunnita musulmano.

Inoltre questi processi furono condotti dalle elites ottomane e non dai Giovani Turchi. Molte delle vecchie elites ottomane erano alquanto progressiste, ma potevano fare ben poco per cambiare gli atteggiamenti e la mentalità ristretta dei dirigenti della classe inferiore, gli imam, per non parlare di quelle delle masse. Proprio come oggi, erano gli imam che istigavano le masse ad uccidere. E' un peccato che i processi furono interrotti, ma le prove raccolte furono sufficienti a condannare in contumacia Talaat Pasha, Enver Pasha e Jemal Pasha, i principali artefici del genocidio armeno. Il governo turco nel 1940 fece costruire un monumento a Talaat Pasha e diede il suo nome ad una via di Ankara, dimostrando così la sua approvazione del genocidio armeno mediante la continuità tra il governo dei Giovani Turchi e l'attuale governo turco.

Quali sono le fonti principali possedute che provano il genocidio sistematico e quanto affidabili sono queste fonti?

E' solo perché la gente ignora le numerose e inconfutabili fonti che alcune persone si sentono autorizzati a pretendere delle prove. Le prove vanno al di là di ogni dubbio. Abbiamo testimonianze oculari da parte di funzionari consolari americani, missionari americani, sopravvissuti armeni, funzionari consolari tedeschi, missionari tedeschi, ufficiali austriaci, e uomini d'affari di varie nazionalità. Abbiamo anche fotografie scattate all'epoca da cittadini tedeschi. Abbiamo anche il diario dell'ambasciatore Morgenthau e il libro da lui scritto, tratto dal medesimo diario. In molte occasioni egli parlò direttamente con Talaat Pasha per perorare la causa degli Armeni e Talaat Pasha affermò che avrebbe risolto la questione armena una volta per tutte uccidendo tutti gli armeni.

Abbiamo anche le prove raccolte dai comitati investigativi nominati dal parlamento turco e dalla corte marziale turca utilizzate durante i processi poi interrotti. Questi sono per la maggior parte documenti ufficiali turchi. Oltre a ciò abbiamo i verbali dei dibattiti del parlamento turco in cui Arabi ed altri membri esprimevano la loro indignazione per il massacro degli Armeni che stava avendo luogo.

Abbiamo anche prove indirette del massacro. Quando gli eserciti russi, greci e francesi entrarono in Anatolia videro i cadaveri, le ossa, le case e le chiese bruciate, le attrezzature distrutte, i luoghi pubblici devastati. Ancora oggi, quando vado in Turchia, vedo le macerie di molte chiese armene e riesco addirittura a identificare le dimore di armeni famosi che perirono durante il genocidio.

Potrei andare avanti all'infinito. Ma, riguardo al genocidio armeno, il governo turco ha instillato il dubbio nella mente di quelle persone che ignorano gli avvenimenti storici. Grazie a questo dubbio il governo turco riesce ad evitare il confronto. Ho conosciuto molti accademici turchi che in privato ammettono senza problemi che vi fu un genocidio armeno ma che si rifiutano di pronunciare questa parola in pubblico per timore di ritrovarsi persona non grata nel loro stesso paese.

Il 9 giugno 2000, 126 studiosi dell'Olocausto hanno pubblicato una manifesto (sotto forma di annuncio pubblicitario) sul New York Times invitando i governi e le persone di tutto il mondo a riconoscere il genocidio armeno.

Il recente referendum di Cipro ha portato alla ribalta ancora una volta la possibilità che la Turchia entri finalmente a far parte della Comunità Europea, a patto che si impegni nelle riforme nel campo dei diritti umani: crede che il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno debba essere un pre-requisito per entrare nell'Unione Europea?

 

Un paese che entra nell'Unione Europea dovrebbe essere un paese democratico, adeguarsi a standard morali europei generalmente accettati. La Turchia non sarà mai veramente democratica se non si confronta con il proprio passato con onestà e non ammette i propri errori. Inoltre la Turchia deve diventare uno stato multietnico e multireligioso, come gli altri stati europei. Al momento attuale in Turchia, i cristiani vengono ancora perseguitati sotto molti aspetti. Quindi accettare la Turchia nell'Unione Europea prima che essa risolva i propri problemi interni significa cercare guai.

 

Non in modo così meccanico, solo per rendere pan per focaccia. Un paese che entra nell'Unione Europea dovrebbe essere un paese democratico, adeguarsi a standard morali europei generalmente accettati. La Turchia non sarà mai veramente democratica se non si confronta con il proprio passato con onestà e non ammette i propri errori. Inoltre la Turchia deve diventare uno stato multietnico e multireligioso, come gli altri stati europei. Al momento attuale in Turchia, i cristiani vengono ancora perseguitati sotto molti aspetti. Quindi accettare la Turchia nell'Unione Europea prima che essa risolva i propri problemi interni significa cercare guai. Ci sono circa 65 milioni di Turchi, e moltissimi di loro sarebbero più che felici di emigrare in Europa alla ricerca di un più elevato standard di vita. L'Europa non è pronta ad accogliere così tante persone portatrici di una cultura così diversa. Quando i Turchi riconosceranno il genocidio armeno ciò sarà un forte segnale del fatto che la Turchia ha cominciato un reale processo di riforma.

William Dalrymple, l'autore britannico che ha descritto la situazione critica degli armeni in Turchia, ha sostenuto sull'ultimo numero di Three Monkeys Online che ammettere ora la Turchia nell'Unione Europea sarebbe trasmettere un forte segnale positivo al mondo islamico in un momento in cui è richiesto un grosso sforzo per contenere lo ‘scontro tra culture’. Le esigenze del presente dovrebbero o non dovrebbero venire prima del riconoscimento di avvenimenti storici, per quanto importanti?

 

Ciò a cui assistiamo oggi non è uno scontro tra mondo musulmano e mondo occidentale, ma piuttosto uno scontro tra estremisti musulmani e mondo occidentale.

 

Non mi piace scommettere, soprattutto quando si tratta di grosse somme. Se la Turchia venisse ammessa nell'Unione Europea, non farebbe molta differenza per gli Arabi, i quali considerano la Turchia una traditrice, amica di Israele e degli Stati Uniti. Ci sono più musulmani in India e in Indonesia che in qualsiasi stato arabo. Ciò a cui assistiamo oggi non è uno scontro tra mondo musulmano e mondo occidentale, ma piuttosto uno scontro tra estremisti musulmani e mondo occidentale. Se la Turchia entrasse a far parte dell'Unione Europea, ciò probabilmente non placherebbe il mondo arabo né una buona parte del mondo musulmano. L'Europa correrebbe un grosso rischio nell'ammettere la Turchia e avrebbe un margine di sicurezza davvero minimo che da questa ammissione derivi, direttamente o indirettamente, qualcosa di positivo.

 

Una colonna di profughi armeni in marcia

 

Gli assassini perpetrati dagli Armeni nei confronti di funzionari turchi nel 1970 e nel 1980 hanno portato il genocidio alla ribalta mondiale. Ma l'uso del terrorismo non ha minato la causa del riconoscimento?

Non credo. Fu a partire dagli anni ‘70 che il mondo cominciò di nuovo a considerare la questione del genocidio armeno. Peccato che questa attenzione sia stata suscitata a prezzo del sangue. Una volta attratta l'attenzione, non ci fu più bisogno di uccidere funzionari turchi. Credo che gli assassini si fermarono giusto in tempo. La comunità armena mondiale stava cominciando a ribellarsi agli esecutori materiali del crimine, poiché uccidere non avrebbe risolto definitivamente il problema.

Cosa ne pensa del rifiuto degli Stati Uniti a partecipare alla Corte per i crimini internazionali? C'è l'obbligo da parte delle lobby armene di fare pressione sugli Stati Uniti riguardo a questo problema come mezzo per prevenire in futuro crimini contro i civili?

Non ho pensato molto a questa questione. Vi deve essere un forte precedente di successo prima che gli Stati Uniti si sottomettano a un'autorità straniera che non sia le Nazioni Unite.

Esiste una fiorente produzione artistica che ha per tema il genocidio, da Ararat del regista Atom Egoyan alla musica di Diamanda Galas passando per gruppi rock famosi, quali i System of a Down. L'approccio culturale e artistico al genocidio è più importante di un qualsiasi riconoscimento ufficiale?

Non è tanto il riconoscimento ufficiale che si ricerca quanto la fine della negazione ufficiale. I Turchi hanno perso la guerra della propaganda. La questione controversa ha spinto gli accademici a fare ricerche e una volta terminate queste ricerche è risultato ovvio che vi fu un genocidio armeno. Anche il New York Times e il Boston Globe, due bastioni dell'establishment, hanno scelto come linea di condotta quella di scrivere sul genocidio armeno senza alcuna etichetta e senza la necessità di parlare del punto di vista turco.

Io posso parlare solo per me stesso. Non è necessario che il riconoscimento del genocidio armeno sia un evento troppo formale, è solo una questione di politica pubblica. Se la politica del governo degli Stati Uniti fosse quella di riconoscere il genocidio, non ci sarebbe bisogno di un atto formale. Il dipartimento di Stato americano potrebbe darne annuncio tramite documenti ufficiali, come si faceva fino al 1920, e il Presidente potrebbe utilizzare il termine genocidio nel suo messaggio annuale di condoglianze al popolo armeno.

Secondo alcune interpretazioni turche degli eventi, prima della prima guerra mondiale, gli Armeni avevano vissuto in pace per secoli all'interno dell'impero ottomano. La guerra e la minaccia proveniente dalla Russia, con la quale gli Armeni dell'Anatolia orientale cominciavano a schierarsi, portarono all'esplosione di violenza del 1915. Secondo questa teoria quelli erano tempi estremi e le azioni di guerra, per quanto deplorevoli, non possono essere definite genocidio.

Greci, Armeni ed Ebrei non si integrarono mai nella società ottomana. Erano dhimmi, ovvero sudditi tollerati, non cittadini. I Turchi li consideravano gavours, non credenti. Come tali, essi occupavano posizioni inferiori nella società turca e non vi fu mai integrazione. E' vero che alcuni Armeni arrivarono ad occupare alte cariche governative grazie alle loro capacità e furono ‘ottomanizzati’, ovvero accettati all'interno della società ottomana, ma rimanevano outsiders, oggetto di disprezzo. Tutti i sudditi del sultano erano considerati in ogni caso schiavi del sultano e, in quanto schiavo, un Armeno poteva ascendere a posizioni più elevate.

In secondo luogo il governo russo era più progressista di quello ottomano e concedeva agli Armeni più diritti civili e garanzie sulla vita e sulle proprietà. Non sorprende il fatto che gli Armeni che vivevano nell'impero russo fossero leali e patrioti. Anche se gli Armeni dell'impero ottomano non si potevano certo definire patrioti, erano tuttavia per lo più leali. Quando i rappresentanti del partito dei Giovani Turchi andarono al congresso di Dashnaks a Erzerum promisero agli Armeni l'autonomia se, insieme agli Armeni russi, avessero combattuto contro l'impero russo. Lo Zar fece una promessa simile agli Armeni russi. L'esperienza ha dimostrato che nessuna di queste promesse era veritiera. Quindi i delegati armeni dichiararono che gli Armeni turchi sarebbero stati fedeli alla Turchia e che gli Armeni russi sarebbero stati fedeli alla Russia. In realtà alcuni Armeni prominenti passarono dalla parte del nemico ma furono poco numerosi e non costituirono una reale minaccia per il governo ottomano.

Giovani Armeni in età per combattere nelle fila dell'esercito turco si erano fatti onore nelle due guerre balcaniche e anche sul fronte orientale turco poco prima del genocidio. Inoltre gli Armeni non furono solo espulsi dalle provincie orientali ma dall'intera Anatolia, a est, a ovest, a nord e a sud. Per architettare questo inganno, i Turchi fecero affidamento sull'assoluta ignoranza della geografia dell'Anatolia da parte degli occidentali. Ankara non si trova affatto sul fronte orientale, per non parlare di Brussa e di Marash.

Armeni giovani e di mezz'età furono arruolati nell'esercito, e quando fu presa la decisione di attuare il genocidio, furono disarmati, costretti ai lavori forzati, costretti a scavare la propria fossa e infine massacrati. Non c'era il minimo pericolo che vecchi, donne e bambini, lasciati nei paesi e nei villaggi, potessero in qualche modo essere di ostacolo al governo turco. E' ridicolo. Il governo turco aveva a sua disposizione le forze di polizia, regolari e non regolari, l'esercito, elementi illegali dell'esercito, la burocrazia, il budget dello stato e le sue infrastrutture. Dopo che i giovani Armeni erano stati uccisi in guerra, gli Armeni non costituivano più un pericolo. Che male potevano fare allo stato turco vecchi, donne e bambini? Che qualcuno me lo spieghi.

Quale insegnamento si può trarre dal genocidio armeno? Possono essere identificate determinate condizioni allo scopo di predirne possibili genocidi?

 

L'insegnamento che se ne può trarre è che uomini e governi possono agire come bestie feroci. L'hanno fatto in passato e continuano a farlo oggi. Se i responsabili del genocidio fossero consegnati alla giustizia, questo potrebbe dissuadere altri dal seguire il loro esempio. Hitler disse "Andate, uccidete senza pietà. Chi è che ricorda oggi l'annientamento del popolo armeno?". D'altra parte il genocidio è sostanzialmente un atto irrazionale ed è motivato tanto da emozioni quanto da ideologie. Finché la cultura mondiale non stabilisce che il genocidio è un crimine, esso continuerà.

 

L'insegnamento che se ne può trarre è che uomini e governi possono agire come bestie feroci. L'hanno fatto in passato e continuano a farlo oggi. Se i responsabili del genocidio fossero consegnati alla giustizia, questo potrebbe dissuadere altri dal seguire il loro esempio. Hitler disse "Andate, uccidete senza pietà. Chi è che ricorda oggi l'annientamento del popolo armeno?". D'altra parte il genocidio è sostanzialmente un atto irrazionale ed è motivato tanto da emozioni quanto da ideologie. Finché la cultura mondiale non stabilisce che il genocidio è un crimine, esso continuerà. Nessuna forza esterna può fare molto per fermarlo, a meno che ciò non accada in Europa dove le potenze vogliono pace e tranquillità.

Per quel che riguarda le condizioni si tratta generalmente di uno stato in guerra, in cui c'è una minoranza religiosa che può essere utilizzata come capro espiatorio per i fallimenti della classe dirigente e in cui la morte sul fronte di combattimento attenua l'avversione per la morte sul fronte interno. Vi deve inoltre essere un'ideologia che disumanizzi la vittima e persuada la maggioranza che essa in qualche modo infetta la società. Diventa quindi un atto patriottico distruggere la minoranza responsabile del contagio.

Genocidio, pulizia etnica, rilocazione delle minoranze: sono tutti termini che sono stati utilizzati per descrivere le azioni dei Turchi contro gli Armeni. Mentre lottano per il riconoscimento del genocidio, non è un dovere delle lobby armene considerare le accuse simili fatte loro riguardo al Nagorno-Karabakh?

Penso che sia sempre utile riconsiderare le proprie posizioni. Il Nagorno-Karabakh era storicamente considerata un provincia armena, governata, prima dell'arrivo dei Russi, da principi armeni chiamati meliks, ovvero re. Al tempo della sovietizzazione del Caucaso del sud, per ragioni politiche, Stalin decise di annettere il Nagorno-Karabakh all'Azerbaijan, uno stato appena nato. Il governo di Baku negava agli Armeni del Nagorno-Karabakh i diritti umani e civili, quindi la provincia cominciò pian piano a perdere la propria caratterizzazione armena, cosa che in precedenza era già successa al Nakichevan, un'altra provincia armena, ora possesso degli Azeri.

Per gli Armeni, la de-armenizzazione del Nagorno-Karabakh equivalse al proseguimento del genocidio iniziato nel 1915. Questo processo fu definito ‘genocidio bianco’. Uccidere una cultura fa parte del genocidio.

Anche se sono solidale con gli Azeri che furono cacciati dalla loro patria, la colpa fu del loro governo più che degli Armeni. Se il governo di Baku non avesse negato agli Armeni i diritti civili ed umani, il problema dell'indipendenza non sarebbe sorto. Il problema fu causato dal tentativo del governo degli Azeri di trasformare il Nagorno-Karabakh in una provincia esclusivamente azeri.

Ci sono implicazioni territoriali nel riconoscimento del genocidio armeno da parte della Turchia? Può immaginare che un giorno l'Armenia pretenderà la restituzione di territori oggi in possesso della Turchia, incluso il monte Ararat?

Non credo. Come disse una volta il primo ministro Ozal, la terra si scambia con il sangue. Se mai la Turchia dovesse avere un governo come si deve, cosa di cui dubito, allora quel governo potrebbe, in segno di buona volontà, restituire all'Armenia Ani, la capitale armena medievale, che si trova al confine, e il monte Ararat. Secondo la mia personale opinione, e non parlo a nome di nessun partito politico armeno, se la Turchia diventa uno stato libero e democratico che rispetta le minoranze, allora non ha molta importanza dove si trovino i confini.

Negare l'Olocausto è illegale in molti paesi: vorrebbe che anche per il genocidio armeno accadesse lo stesso?

Preferirei che ci fossero stati illuminati dove una tale legislazione non fosse necessaria. Può essere una cosa pericolosa. D'altra parte, se gli stati hanno stabilito che negare l'Olocausto è un crimine, allora non c'è ragione per cui negare il genocidio armeno non debba essere considerato a sua volta un crimine.

 

 

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LA CRONACA DI OGGI

 

 

 

NON RESTIAMO IN SILENZIO

REAGIAMO CONTRO LA GUERRA

NEI CONFRONTI DEL KURDISTAN

Congresso Nazionale del Kurdistan

 

 

fonte web

28 aprile 2006

Le operazioni militari si susseguono in Kurdistan e l'esercito turco ha, del resto, esteso le divisioni blindate nel Kurdistan meridionale, sulle frontiere irachene e iraniane. 250.000 soldati sono stati collocati nelle regioni di Yüksekova, Semdinli, Cukurca e Sirnak in vista di un intervento militare. Il quartier generale delle forze terrestri è stato, secondo informazioni vicine ai centri militari, trasferito da Ankara alla regione di Gabar - Sirnak, in modo tale da trovarsi più vicino alle operazioni.

Lo Stato Maggiore avrebbe dichiarato, dopo la stampa turca, che l'Iran, la Siria e gli Stati del fronte anti-kurdo, avrebbero deciso di dare il loro sostegno all'esercito turco. Le forze militari iraniane da una settimana non sospendono i bombardamenti diretti ai campi delle forze popolari kurde (HPG). Queste operazioni congiunte turco-iraniane, in offensiva ai governi attuali dell'Irak e del Kurdistan meridionale, mirano a sterminare le forze popolari di difesa che lottano per la libertà del Kurdistan (HPG).

Il procuratore di Van, Ferhat Sarikaya, è stato di recente radiato per aver dichiarato, nell'ambito della sua inchiesta, che gli attentati di Semdinli contro dei civili, sono stati eseguiti dall'esercito terrestre turco e dalla polizia e che la responsabilità ricade sul comando militare. La Turchia è l'unico Paese dove un procuratore può essere radiato al di fuori del quadro dell'inchiesta di cui è accusato, atto che mostra che la giustizia è strumentalizzata dall'esercito che dal canto suo rimane un tabù in un regime militarizzato.

Lo stato turco ha causato la morte di 15 persone di cui 3 bambini dopo le celebrazioni del Newroz, la festa nazionale del popolo kurdo. Dopo la repressione che n'è seguita, centinaia di persone sono state ferite e torturate, tra cui 80 sono tuttora guardate a vista.

La nuova legge del terrore, votata a richiesta dall'esercito, limita il diritto d'espressione e di manifestazione, come quello della libertà di stampa e di associazione. Allo stesso modo, questa legge annulla alcune riforme che erano sorte nella prospettiva dell'adesione della Turchia all'Unione Europea, mostrando come la Turchia non ha rinunciato alla sua politica di negazione che mira all'annientamento della Questione Kurda.

La Turchia - il governo e il suo esercito - si è alleata agli stati iraniano e siriano per realizzare la guerra globale al popolo kurdo che lotta per la libertà. Questa guerra condotta senza rispetto dei principi, di una parte disuguale, sarà devastatrice e porterà il caos.

E' di tutti la responsabilità di dire « NO » a questa guerra che la Turchia vuole condurre contro il popolo kurdo. Ci appelliamo all'Unione Europea, al Consiglio d'Europa, agli Stati Uniti, alle Nazioni Unite, alle ONG, all'opinione pubblica, pregandoli di non rimanere in silenzio di fronte agli attacchi diretti contro la pace e la democrazia.

 

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Per saperne di più:

Notizie sul Kurdistan e sulla repressione in atto