UNGHERIA:

UNA MINACCIA PER IL REGIME DELL'UE?

USCIRE DALLE CATENE DELL'EURO SI PUÒ!

 

(a cura di  Claudio Prandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

La rinascita Ungherese

Fonte web

L’Ungheria continua la sua politica di abbassamanento delle tasse e delle tariffe. I giornali e i vari talk show italiani continuano a ignorare la rivoluzione economica che sta avvenendo in Ungheria perche’ si vuole tenere il popolo nell’ignoranza onde evitare che un numero sempre crescente di persone inizi a opporsi alle misure lacrime e sangue varate da questo governo per conto dell’Unione Europea.

Per chi non ne fosse a corrente (e purtroppo sono ancora tantissimi) il governo magiaro alcuni mesi fa ha deciso di ripagare con due anni di anticipo il debito contratto col Fondo Monetario Internazionale allo scopo di non subire piu’ pressioni ricattatorie da parte dei suoi ispettori. Dopo essersi liberato di questi ricattatori e usurai il governo ha iniziato ad adottare una serie di provvedimenti aventi lo scopo di stimolare l’economia e aiutare le fasce piu’ deboli e cosi’ ha deciso di abbassare le bollette di luce, acqua, gas e nettezza urbana del 20% e ha aumentato le pensioni per compensare i recipienti dell’aumento del costo della vita.

Tali provvedimenti sarebbero stati sufficienti per migliorare le condizioni di vita degli ungheresi ma il governo ha deciso di andare oltre e infatti nel disegno di legge fiscale recentemente approvato dal parlamento sono previste nuove misure sugli assegni familiari e riduzione dell’IVA dal 27% al 5 % sui suini vivi e macellati.
Inoltre questo disegno di legge amplia le possibilità di detrarre le tasse sui contributi sociali e sul reddito personale delle famiglie con più figli nella fascia di reddito medio-bassa e questo ampliamento delle detrazioni fiscali familiari costerà al bilancio 53 miliardi di fiorini (oltre 180 milioni di euro) ed interesserà circa 260mila famiglie.

Ma se i cittadini ungheresi sono fortunati quelli di Budapest lo sono ancora di piu’ visto che l’amministrazione municipale di questa citta’ ha deciso che dal 1 Gennaio del 2014 il prezzo degli abbonamenti per i trasporti pubblici sarà ridotto del 10% e nello specifico gli abbonamenti mensili passeranno dagli attuali 10.500 fiorini a 9.500, l’annuale da 114.500 costerà 103.000 fiorini, il pass mensile per gli studenti scenderà da 3.850 a 3.450 e quello mensile per pensionati da 3.700 a 3.330 fiorini.

Questo e’ quello che avviene quando al governo ci sono partiti nazionalisti che fanno l’interesse del popolo e questo spiega il perche’ la nostra casta dirigente teme la crescita del nazionalismo in tutta Europa e usa parole estremamente offensive per attaccare chiunque osa opporsi alla dittatura dei poteri forti.
L’Ungheria dimostra che un’alternativa all’austerita’ esiste e sarebbe ora che anche gli italiani protestassero affinche’ tali politiche vengano adottate anche in Italia

 

 

Ungheresi in piazza a  sostegno di Orban

 

 

IL “FENOMENO” UNGHERIA. LA SOVRANITA’ ECONOMICA, LO STRANO INCIDENTE AL

 CORTEO DI AUTO DEL PREMIER VIKTOR ORBAN E IL SILENZIO DELLA STAMPA DI REGIME

Fonte web

Nella civilissima Europa, che marcia verso la felicità (che, lo sanno tutti, è costituita dalla venerazione dell’euro, dei matrimoni tra omosessuali e dal silenzio assoluto dei cristiani), l’informazione, come la moralità, è a carattere selettivo. Infatti, come insegnava un saggio scrittore, la legge è uguale per tutti, ma alcuni sono più uguali degli altri.

Parliamo dell’informazione. Se capita, come è capitato, che un parlamentare scarsamente dotato di buon gusto paragoni una ministra negra a un orango, se ne parla per giorni e giorni, si urla al razzismo, si emettono roboanti comunicati, eccetera. Poi capita che una Nazione europea riesca a liberarsi dalla soffocante tutela del FMI, e nessuno ne parla. Capita anche che il primo Ministro di quella Nazione sia coinvolto in un incidente d’auto così strano, ma così strano da far pensare a un attentato, e nessuno ne parla. Eppure si direbbe che le notizie su quella Nazione e sul suo Primo Ministro siano più interessanti delle scemenze e degli insulti che i politici si scagliano tra di loro da sempre.

Misteri dell’informazione selettiva, appunto.

Accade che l’Ungheria è da poco riuscita a scrollarsi di dosso la non disinteressata tutela del FMI, i cui rappresentanti dovranno fare le valigie e lasciare Budapest. Infatti lo Stato ungherese finirà di saldare (in anticipo sul previsto) a fine anno il debito di 20miliardi di euro contratto dal governo precedente all’attuale. L’Ungheria che, non scordiamocelo, continua ad adottare la propria moneta nazionale (fiorino ungherese) decide “in casa” la propria politica economica, e le cose non devono andare così male, se il mega-debito con il FMI viene estinto addirittura in anticipo. La sovranità economica e quella monetaria non sono gradite, ovviamente, ai potentati che hanno in mano l’Europa e che dettano le politiche economiche e fiscali dei Paesi membri della UE. Non a caso l’Ungheria è da tempo sotto il fuoco della stampa europea di regime che la dipinge come una specie di inferno in cui l’opposizione è schiacciata, la democrazia morta e addirittura, come scriveva mesi fa Repubblica, da cui è in atto un esodo biblico. Fuggono le élite intellettuali, “spaventate dall’autoritarismo del governo”.

Eppure, seppur a denti stretti, anche la stampa di regime – le poche volte in cui ne parla – deve riconoscere che l’Ungheria è in crescita.

L’attuale primo ministro, Viktor Orban, ha commesso alcuni crimini gravissimi contro la sacralità della UE: non solo ha riportato la banca centrale sotto il controllo dello Stato, non solo ha invitato i rappresentanti del FMI a tornarsene a casa, ma ha fatto anche approvare una Costituzione che riconosce le radici cristiane della nazione ungherese. Orrore. Già ne parlammo all’inizio dello scorso anno. Iniziava allora una campagna di informazione che aveva per scopo la demonizzazione dell’Ungheria e soprattutto del suo primo ministro, il quale, sarebbe bene ricordarlo, è arrivato al potere con regolari voti popolari e ha fatto approvare la nuova costituzione con regolari votazioni parlamentari.

Ma come allora la stampa di regime era pronta a fremere di sdegno per un Paese la cui Costituzione riconosceva le radici cristiane della nazione, ma non parlava dei diritti degli omosessuali, tanto adesso la stessa stampa, sempre ben compatta, non ha dato troppa evidenza né alla chiusura dei debiti ungheresi col FMI, né tantomeno a uno strano “incidente” automobilistico accaduto a fine luglio, quando il premier ungherese si trovava in visita in Romania e un’auto ha speronato una vettura del corteo presidenziale. Il guidatore dell’auto è morto e quindi non potrà dare spiegazioni sulla sua strana manovra, ma tutta la faccenda è strana. O meglio, rischia di essere fin troppo chiara, così come erano fin troppo chiari altri “strani” incidenti, tipo quelli in cui trovarono la morte personaggi come Dubcek, il protagonista della “primavera di Praga” , o come Kaczynski, capo del governo polacco.

Certo, non abbiamo nessuna prova di un attentato, ma è singolare come la stampa allineata abbia ignorato un incidente accaduto al premier di un Paese di cui si parla invece solo per dipingerlo come l’anticamera dell’inferno.

Al primo ministro Viktor Orban e al popolo ungherese facciamo i nostri migliori auguri per la prosecuzione del loro cammino di Nazione libera e indipendente. Ai nostri lettori proponiamo la lettura del preambolo della Costituzione ungherese: ognuno potrà valutare se in tale preambolo siano contenute orribili minacce alla libertà.

 

 

Ungheria, Audi inaugura nuova fabbrica da 900 milioni di euro

La casa automobilistica tedesca Audi inaugura oggi a Gyor, in Ungheria, un importante impianto produttivo per il quale ha messo in campo un investimento da 900 milioni di euro. Lo scrive il giornale economico online Portfolio.hu. Nella fabbrica verranno prodotti una serie di modelli importanti per la casa tedesca. I lavori per la costruzione della fabbrica sono iniziati nel 2011.

 

 

IL GRIDO DI DOLORE DI “REPUBBLICA”: COME SI PERMETTE

L’UNGHERIA DI DIFENDERE LA SOVRANITÀ E L’IDENTITÀ CRISTIANA?

Fonte web

Manifestazione del 23 ottobre in favore del gverno Orban Oltre un anno fa, nel gennaio 2012, scrivevamo su Riscossa Cristiana “Dittatura europea: in Ungheria sono iniziate le manovre per eliminare un governo voluto dal popolo”. Non ci voleva la sfera di cristallo, che non abbiamo, bastava il buon senso (e di quello ne conserviamo un po’). In Ungheria le elezioni erano state vinte dal partito Fidesz, guidato da Viktor Orban, che, avendo conquistato una maggioranza parlamentare di oltre i 2/3, aveva avviato una riforma costituzionale. Tutto ciò sarebbe, o dovrebbe essere, normalissimo: un partito, arrivato al potere con elezioni democratiche, decide, avendo sufficienti seggi per farlo, di scrivere una nuova costituzione. In ogni caso, e anche questa è una considerazione normale, sono fatti interni all’Ungheria, nazione sovrana.

Già, ma il partito Fidesz è di orientamento tradizionale e cristiano, e la nuova Costituzione ungherese consumava l’orrendo crimine di dichiarare le radici cristiane della Nazione, fondata da Santo Stefano, e dettava altre norme generali conseguenti a questo riconoscimento, quali la difesa della vita, della famiglia (l’unica che esista, non quelle previste dal carnevale permanente dell’omosessualismo). Apriti Cielo! Grida d’allarme da UE, manifestazioni di piazza, che come tutti sanno sono sempre “spontanee”, appoggiate dal governo del bombarolo di Washington e ovvia preoccupazione espressa anche dai nostri disciplinati mezzi di informazione, tra i quali brillava per vaneggiamenti “Il Fatto”, che parlava anche di pericolo di antisemitismo. Insomma, la solita pattumiera che conosciamo ormai a memoria, le solite litanie, causate anche da un ulteriore crimine che il governo Orban stava commettendo: riportare sotto controllo statale la Banca Centrale.

E veniamo a oggi. Il governo Orban è tuttora in sella, il partito Fidesz ha ancora la sua maggioranza, e ha introdotto alcune modifiche alla nuova costituzione. Si tratta di cose orribili, che fanno fremere di sdegno laico-democratico-europeo “Repubblica”, che in un articolo di ieri, a firma di Andrea Tarquini, ci informa che in Ungheria è in atto una “svolta autoritaria” (Perbacco!) e che “i dissidenti si appellano alla UE” (ri-Perbacco!).

Cos’è accaduto di tanto preoccupante in Ungheria? Vediamo un po’.

Repubblica ci informa che ormai siamo arrivati in sostanza a un vero e proprio golpe bianco, voluto dal Primo Ministro Orban, che, tra le altre colpe, ha quella di essere amico di Berlusconi. Ebbene, questo sciagurato pare che voglia imporre norme terribili, quali:

-          La famiglia riconosciuta dallo Stato è solo l’unione ufficializzata da matrimonio di una coppia eterosessuale che si sposa al fine di fare figli. Nessun altro tipo di unione avrà pari dignità con la famiglia sposata etero che vuole prole.

-          Non tutte le religioni saranno riconosciute come tali a pari dignità, bensì soltanto quelle definite come tali dalle recenti leggi del governo.

-          Il vecchio partito comunista del passato è definito nella costituzione “associazione criminale”

-          Eccetera.

Potete bearvi leggendo tutto l’articolo di Repubblica, che ci informa anche che “dissidenti e molte ong ungheresi in favore della difesa dei diritti umani hanno appena reagito inviando un disperato appello alla Commissione europea, personalmente al suo presidente Barroso e alla Corte europea di giustizia”. Proprio così: l’appello è “disperato”. Poveracci!

In alcuni punti l’articolo di Repubblica raggiunge punte di involontario umorismo. Ad esempio, si incarta totalmente sul discorso della libertà politica, perché da un lato fa notare che la definizione di “associazione criminale” si applica al “vecchio partito comunista del passato”, ma poi dice che ciò permetterà “processi politici”. Ora, che il vecchio partito comunista fosse un’associazione criminale, lo dice già la Storia, non c’era neanche il bisogno di scriverlo nella Costituzione. Ma se è quello “vecchio” e “del passato”, contro chi saranno celebrati i paventati “processi politici”? Contro i morti? Mistero.

Un altro bell’aggrovigliamento l’allarmato articolista lo fa parlando della limitazione di poteri che il premier Orban imporrebbe alla magistratura. Infatti nella Costituzione vengono introdotte come norme costituzionali alcune leggi che erano state dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale. È assolutamente ovvio che ora, dal momento in cui tali norme sono divenute costituzionali, la corte non potrà più bocciarle, essendo chiamata, come la nostra Corte Costituzionale, a valutare se una norma di legge è in contrasto con la costituzione. In caso contrario, avremmo l’assurdo di una Corte costituzionale che deve giudicare se la costituzione è costituzionale. Roba da manicomio.

Quanto alla libertà religiosa, evidentemente il nostro articolista non ha mai letto l’art. 8 della nostra osannata costituzione, che dice più o meno le stesse cose della costituzione magiara…  E poi ci sembra invece superfluo soffermarci sui soliti deliri sulla famiglia. Questa è una e una sola, e le ossessioni pansessuali e omosessualiste, oltre che dare il voltastomaco, appartengono solo alla patologia.

Ma non importa che ci sai una logica per “Repubblica”. L’importante è ricominciare l’attacco a una Nazione che, a quanto pare, non ha l’intenzione di farsi mettere i piedi sulla testa dagli ultra-poteri della UE. Ovviamente poiché la costituzione, in quest’ultima formulazione, pone dei chiari sbarramenti a difesa della civiltà e delle radici storiche cristiane della Nazione, va attaccata. Orban non esercita i poteri che il popolo gli ha conferito con un’elezione che nessuno ha mai contestato, ma è diventato un “autocrate” e “populista” (magia delle parole: quante volte l’ha pronunciata il nostro Loden? Ma sanno cosa vuol dire?).  Ovviamente la tanto sbandierata “sovranità popolare” va bene solo quando è in linea coi dettami dei tecnocrati e dei massoni che da Bruxelles vogliono dirigere le nostre vite.

“Repubblica”, disciplinato altoparlante dei potentati finanziari che stanno distruggendo la civiltà, lancia il grido di dolore, ma l’articolista è un po’ distratto e chiude il suo pezzo con una frase che contiene al tempo stesso una solida dose di umorismo e un’interessante chiave di lettura. Leggiamola: “Strappo gravissimo ai valori europei, dunque (le ultime modifiche alla costituzione, N.d.R.). Arriva pochi giorni dopo che Orban aveva imposto a capo della Magyar Nemzeti Bank (Banca centrale) il suo braccio destro Gyorgy Matolcsi, ritenuto pericolosamente incompetente sui mercati e pronto a regalare di fatto al governo l’autonomia dell’Istituto, oltre ad essere discendente di un funzionario del regime di Horthy che pare abbia collaborato all’Olocausto. Dopo queste notizie il fiorino si è di nuovo svalutato avvicinandosi alla soglia della paura di 300 fiorini per un euro”. (noterella: il cambio ufficiale è di 290 fiorini per un euro. Una variazione del 3,33% è “la soglia della paura”? Mah!)

Chiaro, no? Il governo ungherese vuole controllare la Banca Centrale, ossia sottrarla agli onnipotenti interessi della grande finanza. E questo non è ammissibile! E poi, la vetta dell’umorismo: in mancanza di meglio, il nuovo Presidente della Banca Centrale è imparentato con un funzionario del regime di Horthy che “pare” abbia collaborato con l’olocausto. Insomma, siamo alla colpa generazionale, dimmi che nonno hai e ti dirò chi sei. Siamo anche, sia detto per inciso, alla consueta ignoranza storica, perché il regime di Horthy riuscì a contenere la furia antisemita dei tedeschi in Ungheria. La vera tragedia per gli ebrei ungheresi iniziò proprio dopo che le SS arrestarono Horthy (che, consapevole della disfatta dell’Asse, aveva cercato di stipulare una pace separata coi sovietici) e misero al potere a Budapest le “Croci Ferrate”, i nazisti ungheresi.

Ma lasciamo perdere i dettagli. “Repubblica” non si preoccupa mai eccessivamente delle balle che racconta; essendo non un giornale, ma un Dispensatore di Verità Totali e Indiscutibili, si accetta con bigotta devozione laica e democratica. Amen.

Possiamo solo fare all’Ungheria l’augurio di poter difendere la sua indipendenza e la sua civiltà. E il caso ungherese non può che riconfermarci su ciò che diciamo da tempo: l’Unione Europea, con ciò che racchiude e rappresenta, costituisce attualmente la più grave minaccia alla civiltà.

 

 

Ungheria "Un sistema indipendente" Est Ovest 12-05-2013

 

 

Euroscettici. Uragano in arrivo

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Anche se i media di regime rimuovono ogni possibile riscontro di quanto è sotto gli occhi di tutti, è ormai manifesto, ovunque nell’Europa dei Ventotto – la cosiddetta Unione Europea – l’irreversibile scollamento tra cittadini e (supposte) elites alla guida dei vari poteri nazionali e internazionali. In blocco governanti, uomini di partito, banchieri, sindacalisti e grandi imprenditori –  definiti la “classe dirigente” – sono ormai considerati dalla gran parte dei popoli “il problema” da risolvere.

Ovunque in Europa – nell’eurozona e oltre – il rigetto, il rifiuto, di tali elites istituzionali è maggioritario o tende ad esserlo. Le prossime elezioni dell’europarlamento saranno lo specchio di tale tendenza, dichiarata dai media embedded, con un retrogusto, per loro, diffamatorio, “nazionalista” ed “euroscettica”. Questi disinformatori di massa – gli stessi, si badi bene, che un giorno sì e l’altro pure blaterano contro il governo di Kiev offrendo protezione e propaganda alla minoranza ukraina favorevole a liberare la Tymoshenko e ad aderire all’Ue – avranno di che commentare, alla vigilia e il giorno dopo del voto di primavera per Strasburgo, sulla “pericolosa” avanzata di partiti contrari a questa eurocrazia, dagli M5 stelle e antagonisti italiani, al Front National francese, agli indipendentisti inglesi e scozzesi, ai nazionalisti belgi, olandesi, polacchi, ungheresi, romeni, bulgari giù giù fino ad Alba Dorata greca.

La crescita dei partiti anti-Ue è peraltro parallela alla montante protesta dei disoccupati, dei lavoratori europei, contro le misure di austerità imposte ai popoli del continente dall’infida troika Fmi-Bce-Commissione di Bruxelles. Protesta che – particolarmente nei Paesi della cosiddetta “periferia” dell’Ue, Italia compresa, vedi “forconi”, manifestazioni sindacali di base, scioperi come quello contro la privatizzazione dell’autotrasporto pubblico a Genova – scampana a morto in particolare per i partiti e i sindacati di regime, assediati ovunque da rivali antagonisti di base.

Finora i partiti e i sindacati “istituzionali” avevano contenuto la crescita delle forze loro avversarie, di popolo, con opportune “legislazioni” di sistemi elettorali e di rappresentanza che escludevano di fatto l’emergere degli oppositori (nel voto con il doppio turno alla francese, i quorum tedeschi, il “listino” italiano, etc. e nella rappresentanza sindacale con le convenzioni ad exludendum di soggetti emergenti per mantenere – soprattutto in Italia e Francia – la loro supremazia). Nel caso delle elezioni europee queste “dighe” per mantenere intatto il loro potere, non potranno però reggere (il voto è ancora proporzionale e non artificiosamente maggioritario). E sebbene l’europarlamento abbia scarsi poteri, una vittoria complessiva degli euroscettici nel 2014 non potrà che riverberarsi sui favori elettorali nazionali.

E sul fronte sociale dove le centrali sindacali più potenti hanno un dichiarato tallone d’Achille: per lo più rappresentano categorie di lavoratori, ma in un’Europa che veleggia verso una complessiva disoccupazione, per lo più giovanile e di mezza età tale rappresentanza ha un potere contrattuale debole, come le piazze insegnano. Per non parlare degli innumerevoli movimenti di difesa sociale (in Italia, per esempio, Federcontribuenti, Antiequitalia, Antiusura, Antisignoraggio, di difesa dei consumatori, degli allevatori, degli agricoltori, dei trasportatori, dei commercianti, etc.) totalmente indipendenti e dal potere politico e dal potere sindacale.Ecco dunque spiegato come mai, tra le supposte “elites” assediate si stia facendo strada una strategia di virtuale accettazione delle tesi antagoniste. Sempre di più, infatti, i partiti e i sindacati “istituzionali” fanno finta di inserire nei loro programmi tesi “sociali” (anti-tasse, anti-usura, e così via) per “recuperare” favori popolari, ma è una strategia votata all’insuccesso, nonostante il fiorire di contorno, nei mezzi di comunicazione di massa collegati con l’establishment, di denuncie populistiche… usa-e-getta.

Per una semplicissima considerazione: l’adozione demagogica di tesi contrarie all’austerità e al “sistema” di progressiva spoliazione delle sovranità nazionali e della solidarietà sociale, se perseguita realmente, toglierebbe la terra sotto le loro stesse poltrone; le promesse e i proclami di giustizia sociale utilizzati al solo fine di raccattare voti non attecchiscono più – è dimostrato – nella gran parte dei cittadini, delusi e indignati contro chi governa la politica e l’economia. E’ una corsa-boomerang, quella di tali “elites”. Ormai chiuse in un fortino di privilegi per loro stesse. Una “ridotta” che i media di regime ancora chiamano “Unione europea”.

 

 

APPENDICE

RISCOSSA UNGHERESE: AUMENTO DELL’OCCUPAZIONE E IMPORTANTI

SVILUPPI DELL’EXPORT (IN CINA!) DOPO AVER CACCIATO LA TROIKA.

Fonte web

Budapest – Il segretario di stato ungherese Peter Szijjártó ha annunciato, a  margine della sua visita in Cina, appena conclusa, l’imminente apertura di una Trade House ungherese a Pechino. 

L’istituto statale, hanno spiegato le due parti, servirà ad ampliare l’export ungherese verso la Cina, già cresciuto del 16% su base annua in base ai dati di agosto 2013. Il segretario di stato ha firmato accordi di cooperazione sulla sanità e sul commercio, scrive l’agenzia di stampa MTI e ha incontrato il vice direttore per la commissione sulla Sanità Nazionale e la Famiglia Ma Xiaowei per firmare il piano di azione 2014-2016 che consentirà ai due Paesi di fissare uno schema di condizioni per la cooperazione sanitaria, farmaceutica e nella ricerca. Accordi anche per favorire l’esportazione di prodotti alimentari ungheresi in Cina e viceversa di quelli agricoli cinesi in Ungheria.

E intanto, continua a diminuire il numero dei disoccupati in Ungheria. Lo ha comunicato l’Ufficio statistico nazionale (Ksh) di Budapest, che in una nota ha specificato che nel terzo trimestre 2013 il “numero dei disoccupati è stato di 434 mila, 24 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2012″.

Il tasso di disoccupazione nel Paese è così sceso al 9,8%, -0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il 54,3% dei senza lavoro magiari, continua il comunicato, sono disoccupati da un anno o più, in media da 19,1 mesi. Sempre nel periodo luglio-settembre di quest’anno, il numero degli occupati nell’economia nazionale è stato di 3.990.000, +54.000 rispetto al 2012. (Ansa)

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Messaggi dall'Ungheria! La rinascita di un popolo

Tutto cio' che avviene in Ungheria e' abilmente e volutamente censurato nella civilissima Europa da quando il popolo ha deciso di eleggere Victor Orban come suo leader con i due terzi della maggioranza in parlamento. Le colpe di questo governo? La condanna del Comunismo , il riconoscimento della vita sin dal concepimento e , cosa piu' grave per la cosidetta Europa civile, si permette di prendere a schiaffi l finanza, le banche e le multinazionali. La propaganda mediatica del cosidetto Occidente si sta' scatenando con menzogne e calunnie dato che anche il sentimento religioso Cristiano popolare si sta riformando dopo le persecuzioni comuniste .

 

ANCHE LA ROMANIA SI RIBELLA ALL'UNIONE EUROPEA!

NO ALL'AUMENTO DELLE TASSE CHE VORREBBERO UE-FMI

Bucarest - E' in atto uno scontro con il Fondo Monetario Internazionale: il governo dice no all'aumento delle tasse (accise) sulla benzina. Il presidente Basescu si oppone all'accordo tra il governo e il Fondo, che insieme all'Ue ha chiesto un piano di austerity per liberare un prestito da 4 miliardi. Un altro Paese, dopo l'Islanda, va al muro contro muro con l'FMI,