VACCINO ANTI PAPILLOMA

Usare le minorenni come cavie

e fonte di guadagno?

 

L'esca è la paura del cancro che da anni le varie lobby sanitarie private e istituzionali coltivano per sviluppare bieche operazioni commerciali come questa, comprese dannose pseudo-sperimentazioni di massa sulla popolazione.

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

VACCINO PAPILLOMAVIRUS: SCIENZA O AZIENDA?

Grandolfo, dell`Istituto superiore di sanità: "Ingannevole dire che protegge dal tumore"

Fonte web

Il vaccino anti papillomavirus, che in Italia gode di periodiche promozioni a mezzo stampa su giornali femminili e grandi quotidiani, è oggetto di una vecchia polemica che merita di essere aggiornata, anche tenuto conto del fatto che l’Italia è stato il primo Paese (grazie alla decisione dell’ex ministro della Salute Livia Turco, confermata dall’attuale ministro Ferruccio Fazio) a offrirlo alle ragazzine dagli undici anni in poi, a carico del servizio sanitario nazionale. Alcuni dei punti di criticità del vaccino anti Hpv – che dovrebbe difendere dal tumore del collo dell’utero – li ha di recente illustrati Michele Grandolfo, epidemiologo dell’Istituto superiore di sanità, sulla newsletter “Va’ pensiero” (Il Pensiero scientifico editore).

Grandolfo scrive, tra l’altro, che “l’efficacia dei vaccini è stata verificata considerando la riduzione di incidenza di displasie gravi e non del tumore, per cui è necessario attendere 30-40 anni” per poter accreditare la reale efficacia antitumorale del vaccino, ed è dunque “informazione ingannevole dichiarare che i vaccini prevengono il tumore”, mentre “le autorità hanno la responsabilità e l’obbligo di intervenire”, quando quella promessa viene fatta. E’ inoltre accertato che la vaccinazione non è efficace in caso di precedente infezione, e che persiste la necessità di effettuare regolarmente il Pap-test, “per tenere sotto controllo lo sviluppo tumorale sostenuto dai ceppi non contenuti nei vaccini disponibili”. Non si può nemmeno “trascurare il rischio (già evidenziato in altre circostanze) che la pressione selettiva creata con la vaccinazione contro i ceppi considerati dia spazio agli altri implicati nello sviluppo tumorale, eventualità che vanificherebbe l’intervento attuale di profilassi”.

In conclusione, scrive Grandolfo, “la scelta di vaccinare non è giustificata né sul piano del merito né secondo un criterio di priorità”. Non dovrebbero quindi essere accredditati “corsi, convegni, congressi su temi che considerano i prodotti in questione, sponsorizzati dalle aziende produttrici o con docenti, moderatori e facilitatori implicati in rapporti di consulenza o finanziati dalle aziende in questione. Altrimenti non si fa sanità pubblica, si fa mercato, il più ignobile, speculativo sulla salute con le risorse che i cittadini mettono a disposizione con le tasse, il che rende la speculazione ancora più odiosa”. Più chiaro di così.

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Le giovani donne sottoposte a vaccinazione contro il papillomavirus hanno una probabilità 5-20 volte maggiore di andare incontro ad una grave reazione allergica, rispetto alle ragazze che non si vaccinano.

Il gruppo di Ricercatori del Children’s Hospital a Westmead in Australia, ha studiato 114.000 giovani donne vaccinate con il vaccino della Merck & Co, Gardasil.

Dodici giovani donne hanno presentato segni di anafilassi, una reazione allergica minacciante la vita, che può manifestarsi con difficoltà respiratoria, nausea e rash cutanei.

In 8 delle 12 giovani donne è stata confermata una reazione anafilattica con un’incidenza stimata di 2.6 reazioni per 100.000 dosi somministrate.

L’incidenza di anafilassi con Gardasil è risultata molto più alta rispetto ad esempio allo 0.1 per 100.000 dosi in un programma vaccinale anti-meningite nel 2003. ( Xagena Medicina ) (fonte web)

 

 

Inchiesta su Gardasil, papilloma virus ed HPV

 

 

Vaccinazione contro papillomavirus: critiche anche

da un importante giornale medico americano

Fonte web

Il vaccino contro il papillomavirus umano ( HPV ) Gardasil è nell’occhio del ciclone. Un articolo, pubblicato su JAMA ( Journal of American Medical Association ) ha criticato la società farmaceutica che commercializza il vaccino, Merck & Co per la sua strategia commerciale definita aggressiva.

Una delle maggiori critiche rivolte a Merck è quella di aver tentato mediante azioni di lobby di rendere la vaccinazione obbligatoria. Il vaccino non si sta rivelando così sicuro come ritenuto L’incidenza di sincope tra le ragazze vaccinate è più alta rispetto agli altri vaccini. Inoltre, una revisione dei dati del sistema di farmacovigilanza VAERS ( Vaccine Adverse Event Reporting System ) hanno mostrato che il vaccino è associato a formazione di trombi.

Nel giugno 2009, l’FDA ( Food and Drug Administration ) ha annunciato che la scheda tecnica di Gardasil conterrà informazione riguardo alla sincope. Alcune ragazze che sono svenute poco dopo la vaccinazione hanno manifestato movimenti tonico-clonici e attività simil-convulsiva; in alcuni casi la caduta in seguito allo svenimento ha prodotto traumi cranici.
L’incidenza di svenimenti nel sistema VAERS è pari al 13%.

Inoltre il vaccino non offre una protezione totale contro i ceppi oncogenici di HPV, ma solo contro due, ed è intuibile la possibilità di uno shift ( spostamento ) verso altri ceppi. Gardasil è stato poco studiato nelle ragazze di 11-12 anni, pertanto non è corretto definire sicuro il vaccino, e permangono sospetti sul fatto che l’Agenzia statunitense FDA e i CDC ( Centers for disease control and prevention ) abbiano, rispettivamente, autorizzato ed avvallato troppo frettolosamente la vaccinazione di massa.

E’ stato criticato anche l’azione di pressing di Merck al fine di ottenere l’obbligatorietà della vaccinazione anti-HPV, utilizzando tra l’altro associazioni di donne per convincere altre donne a far vaccinare la propria figlia. Da diversi anni, prima dell’uscita dell’articolo su JAMA, un’associazione statunitense a difesa dei consumatori ha dato vita ad una campagna di informazione sui possibili rischi del vaccino; questa associazione è Judicial Watch.

Judicial Watch ha analizzato la documentazione fornita dall’FDA; nel solo 2008 ci sono state 28 morti susseguenti alla vaccinazione contro il papillomavirus umano. In totale dal 2006 sarebbero 47 le morti riportate dal sistema VAERS; tra queste 41 sono avvenute entro un mese dalla somministrazione del vaccino, e 17 entro 2 settimane. Nel 2008 sono giunte all’FDA 6.723 segnalazioni di eventi avversi correlati al vaccino Gardasil.

Le infermità permanenti riscontrate dopo vaccinazione con Gardasil sono 235, sempre secondo Judicial Watch, con 29 casi di sindrome di Guillain-Barre e 147 casi di aborti spontanei in donne in gravidanza a cui era stato somministrato il vaccino.

Judicial Watch ha anche documentato 62 casi di persone vaccinate con Gardasil che hanno sviluppato condilomi dopo essere stata vaccinata. Oltre ai condilomi genitali, sono stati segnalati 21 casi di ragazze che hanno sviluppato condilomi su altre aree del corpo, tra cui la faccia, le mani e i piedi, e in 1 caso in tutto il corpo. Tuttavia, nonostante questi dati, le Autorità sanitarie continuano ad asserire che il vaccino è sicuro. Nel corso dell’ultimo anno, le vendite del vaccino Gardasil si sono ridotte, ma Merck sta pensando di rifarsi vaccinando anche i bambini di sesso maschile.

 

 

 

 

Vaccinazione anti-papillomavirus e cancro del collo uterino: Terrorismo Psicologico di una Medicina Medioevale

Fonte web - di Sergio Stagnaro

Sergio Stagnaro. Fondatore della Semeiotica Biofisica, Riva Trigoso (Genova)I papillomavirus umani (HPV) sono un gruppo di almeno 120 differenti ceppi di cui alcuni, per esempio il n. 6, 11, e specialmente il n.16 e 18, sono oncogeni. Infatti, sarebbero questi HPV quelli più frequentemente correlati alle lesioni tumorali e responsabili da soli del 70% ca. dei casi di tumore del collo dell'utero. Nel foglietto illustrativo di un simile vaccino, si legge che nel 2005, i "Centers for Disease Control and Prevention" (CDC, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) hanno stimato la presenza di 20 milioni di individui contagiati negli Stati Uniti da questo virus.

Una volta entrati nelle cellule, gli HPV si legano al DNA della cellula (Division of STD Prevention. "Prevention of genital HPV infection and sequelae: Report of an external consultants' meeting. Atlanta, GA: Centers for Disease Control and Prevention", 1999). Gli HPV attivano così alcuni meccanismi cellulari che portano ad una proliferazione progressivamente autonoma e indipendente dai controlli che normalmente regolano il ritmo di produzione e perdita di cellule in un tessuto sano. Le cellule che proliferano senza il fisiologico controllo possono poi invadere i tessuti locali e si parla di neoplasia localmente invasiva; le forme a distanza sono note come metastasi.

Le infezioni da HPV si possono suddividere come segue:

A)-infezione latente; il virus c'è ma è silente, analogamente a quanto accade con il virus della varicella. Nessun segno o sintomo svela la sua presenza. Può tuttavia, mediante l'alterazione delle difese immunitarie, venire attivato successivamente a causa di stress, gravidanza, infezioni recidivanti da altri germi, cure debilitanti come la chemioterapia, etc.;

B)-infezione subclinica; il virus è attivo e si moltiplica nella cellula. Al microscopio, esaminando il vetrino è possibile osservare una particolare alterazione cellulare che depone per la presenza del virus;

C)-infezione clinica; il virus attiva la moltiplicazione delle cellule provocando i cosiddetti "condilomi" o "creste di gallo". I condilomi possono comparire su tutti i tessuti genitali: cervicale, vaginale e vulvare (si parla in tal caso di VIN, neoplasia intraepiteliale vulvare, di vario grado).

Secondo il prestigioso "Cancer National Institute", gli HPV sono da considerare la principale causa del cancro cervicale: circa 10.000 donne negli Stati Uniti sarebbero colpite dal cancro, e poco meno della metà sarebbero decedute per questa malattia. Nel mondo – secondo i dati forniti dalla stessa autorevole fonte – ogni anno soffrono di cancro del collo dell'utero circa 500.000 donne. Inoltre, gli HPV recitano un ruolo centrale anche in tumori maligni dell'ano, vulva, vagina, pene e orofaringe.

HPV E CANCRO

Tutti gli autori sono d'accordo sul fatto che esistono HPV a basso e ad alto rischio di provocare il cancro, anche se entrambi i tipi causano la crescita cellulare disordinata, anormale. In un articolo pubblicato nel 2003 sul N. Engl. J. Med., la rivista generalmente considerata la Bibbia della Medicina, (Munoz N, Bosch FX, de Sanjosé S, et al. Epidemiologic classification of human papillomavirus types associated with cervical cancer. "New England Journal of Medicine" 2003; 348(6):518–527.), gli autori affermano che appare importante notare "that the majority of high-risk HPV infections go away on their own and do not cause cancer".

Questo e' un punto essenziale della discussione sulla relazione HPV e cancro! E vorrei su di esso attirare l'attenzione del lettore. Non si e' affatto autorizzati ad iniziare una campagna contro il cancro del collo dell'utero mediante il vaccino contro i papillomavirus basandoci soltanto sul fatto che sono stati trovati alcuni tipi di HPV all'interno di questo tipo di cancro, mentre in molti altri casi la presenza del virus non seguita dall'oncogenesi. Infatti, come afferma lo statunitense NCI (National Cancer Institute), "Still, of the women who do develop abnormal cell changes with high-risk types of HPV, only a small percentage would develop cervical cancer if the abnormal cells were not removed." A questo punto viene spontaneo pensare al citatissimo F. Nietzsche: la Ragione e' una prostituta al servizio della Volontà di Volere!

MEDIO EVO DELLA MEDICINA: CONTRIBUTO PER RIACCENDERE I LUMI SPENTI

Procediamo, confutando il nipote del famoso medico Erodico, cioè Gorgia di Lentini (V sec. a.C.), in modo chiaro, logico, articolato, elementare, in modo quindi che nessun Ministro, Politico, Amministratore, Docente Universitario, Oncologo, Infettivologo, Ginecologo, Medico di MG., sostenitore di questa campagna di vaccinazione contro il cancro del collo uterino mediante HPV possa fingere di non capire o peggio definire le seguenti argomentazioni troppo complicate, di difficile decodificazione.

Una ricerca su Google fornisce una vasta Letteratura in linea con quanto sopra riferito e tratto dal "National Cancer Institute" americano: l'infezione delle basse vie genitali nella donna causata da certi ceppi di HPV, ma non da tutti, in una relativamente piccola percentuale è seguita dal cancro. Questi sono i fatti!

E' lecito, allora, chiederci perchè nessuno si è posto la domanda ovvia sulle cause di un simile differente comportamento delle pazienti di fronte all'infezione da HPV dell'apparato genitale nella donna?

Certamente lo scolaretto di G. Bateson (G. Bateson, ‘Nature and Mind') risponderebbe immediatamente che la reazione all'infezione è legata alle Costituzioni Semeiotico-Biofisiche della paziente ed in particolare alla presenza o meno del Terreno Oncologico (Stagnaro S., Stagnaro-Neri M., Le Costituzioni Semeiotico-Biofisiche.Strumento clinico fondamentale per la prevenzione primaria e la definizione della Single Patient Based Medicine. Ed. Travel Factory, Roma, 2004).

Infatti, questi nuovi, non nuovissimi, concetti della Medicina sono ormai accettati da lungimiranti Editori di famose 'peer reviews: Annals' of Internal Medicine, BioMed Central Informatics, GUT, BMC Family Practice, World Journal of Surgical Oncology, Public Library of Science "PLOS", PLOS Biology, Journal of Carcinogenesis, Cancer Cell International, Breast Cancer Res, Theoretical Biology and Medical Modelling. Per conoscerne altre V. Bibliografia nel mio sito.

Il Terreno Oncologico esiste! Esclusivamente donne positive per questa singolare predisposizione congenita al tumore maligno, solido e liquido, "possono" essere colpite dal cancro del collo dell'utero a seguito di infezione da ceppi di HPV ad HP di sviluppare questa patologia (Stagnaro-Neri M., Stagnaro S. Introduzione alla Semeiotica Biofisica. Il Terreno Oncologico. Ed. Travel Factory, Roma, 2004).

Tuttavia, fatto di centrale importanza nell'oncogenesi, non è sufficiente la sola presenza del Terreno Oncologico per il ‘redde rationem' dell'insorgenza del cancro. Infatti, assolutamente necessaria per l'iniziazione e lo sviluppo del cancro del collo dell'utero ha dimostrato d'essere l'associazione del Terreno Oncologico "con" il Congenito Reale Rischio Oncologico localizzato nel collo uterino e diagnosticabile "quantitativamente" già alla nascita con un semplice fonendoscopio (ibidem).

Per riepilogare, l'individuo privo di Terreno Oncologico, oppure positivo per questa singolare costituzione "ma" senza il Congenito Reale Rischio Oncologico in nessun sistema biologico, non può essere colpito da cancro, indipendentemente dalle condizioni ambientali, magari sfavorevoli. Non conoscere, o fingere di ignorare magari per motivi desolanti e facilmente intuibili, questi nuovi concetti della Medicina, coprendoli di silenzio sospetto e dannoso, significa purtroppo ritardare, non certo arrestare, il progresso scientifico, con gravissimo danno per la popolazione, in parte (pari a 2/3 nella cittadina della Riviera Ligure di Levante dove vivo) sottoposta ad un facilmente evitabile Terrorismo Psicologico.

Procediamo con un esperimento kantiano per sottolineare gli esiti a cui può portare una ricerca secondo i metodi, perfetti solo dal punto di vista formale, di una Medicina "outmoded view of the world": per tutta la vita, 3542 individui, di entrambi i sessi (le unità sono gradite agli autori sponsorizzati, forse perchè suggestivi di una indagine scientifica condotta "sia vedendo sia visitando" gli arruolati, che in genere sono invitati a compilare un questionario ricevuto e rispedito per posta) privi di Terreno Oncologico nel 50% dei casi e positivi nel restante 50% per questa costituzione, ma negativi per il Congenito Reale Rischio di cancro polmonare, fumano mediamente 30 sigarette al giorno. La conclusione inevitabilmente sarà che il fumo di tabacco non e' cancerogeno!

Per concludere, le “teen-agers”, convinte a vaccinarsi contro gli HPV, possono recitare un ruolo importante in una auspicabile rivoluzione epocale chiedendo semplicemente a chi consiglia loro questa prevenzione primaria del cancro del collo uterino: "Dottore, sono positiva per il Terreno Oncologico?" In caso di risposta affermativa, subito pongano l'altra inquietante domanda: "Sono colpita anche dal Reale Rischio Congenito Oncologico nel collo uterino?".

Un giorno, questo innovativo e responsabile comportamento delle giovani donne sarà ricordato con gratitudine dai posteri che lo considereranno, io penso, un contributo essenziale a mettere fine all'attuale Medio Evo della Medicina, sostenuto da moltissimi, durato fin troppo a lungo, ma rivelatosi non eterno, come aveva previsto chi scrive a partire dal 1955.

 

 

Le farmaceutiche (ad oggi Merck e GSK) che hanno prodotto e venduto i vaccini anti-HPV hanno fatto un certo fatturato. Era facile: una volta messa in giro la paura, hanno convinto un po' di ministeri della sanità ad offrire il vaccino alle loro connazionali. In un colpo solo si sono fatte come clienti le ragazzine di 11 anni (nel loro 12esimo anno di vita) di mezzo mondo.
Oggi si fa avanti un problema: come faccio ad aumentare i fatturati se le vaccinazioni si fanno solo alle ragazzine di 11 anni? E se poi, come succede in Italia, la crescita demografica cala e le ragazzine diventano sempre meno, come faccio a giustificare questa frenata ai miei azionisti?
Facile: si allarga la base. Leggendo QUI si trova già una soluzione. Il comune di Serre è solo l'inizio. Un giorno si potrà dire che il vaccino è stato sperimentato anche sui 14-20enni con buoni risultati... ed ecco che tutti i ragazzi della nostra penisola diventeranno il bersaglio della campagna promozionale. Attenzione ragazzi... le farmaceutiche hanno capito che c'è trippa per gatti. Alle due compagnie già in affari (Merck e GSK) si è aggiunta la terza: la GENTICEL. E si parla di allargare ancora di più la base di persone da vaccinare.

 

 

Vaccino Anti papilloma (HPV): un

tradimento e un inganno alle donne

Fonte web

L’Agenzia medica svedese: I vaccini anti papilloma (HPV) potrebbero creare problemi per la salute oltre ad aggiungere costi alla prevenzione.

In un recente rapporto, l’agenzia governativa svedese per la valutazione medica (SBU), ha raccomandato al Consiglio Nazionale per la Salute e Previdenza di revisionare la strategia di prevenzione del cancro al collo dell’utero.
L’uso spropositato del vaccino HPV, promosso e pubblicizzato in grande scala dai produttori, aggiungerà una spesa sostanziosa all’ormai striminzito budget riservato alla prevenzione del cancro mentre l’efficacia dello stesso vaccino non potrà essere provato per duo o tre decenni.
L’articolo sotto riportato, apparso su un giornale svedese, sottolinea come la spinta eccessiva del governo ad inserire il vaccino HPV nel programma vaccinale dei bambini, ha creato false speranze non sostenute dalle evidenze scientifiche.

La spinta del vaccino HPV inganna le donne

Un nuovo studio di esperti sulla protezione contro il cancro al collo dell’utero.

Testo originale in svedese - Traduzione in inglese

La commercializzazione menzognera di un nuovo vaccino contro il cancro è un incredibile inganno alle donne svedesi e rischia di creare nuovi pericoli per la salute. Sono state poste alte aspettative su due nuovi vaccini contro certi virus che potrebbero causare cancro al collo dell’utero. Il Consiglio Nazionale svedese per la salute e previdenza sta subendo pressioni per inserire questi vaccini nel programma vaccinale dei bambini. Una valutazione scientifica presentata nel gennaio 2008 dimostra che gli studi sono insufficienti e incerti sugli effetti preventivi del vaccino contro il cancro. Con la vaccinazione generale esiste un serio rischio che un minor numero di donne si sottoporrà a visite ginecologiche di controllo causando nuovi rischi per la salute.

“Il modo in cui la pubblicità ingannevole fatta al vaccino aumenta le speranze, è un tradimento alle donne” scrivono la direttrice e il manager dell’agenzia governativa svedese per la valutazione medica (SBU).

La Svezia ha fatto passi da gigante nella lotta contro il cancro all’utero. Dal 1960, dopo l’introduzione di esami ginecologici su campioni di cellule (PAP test), il numero di nuovi casi di cancro è più che dimezzato. Nonostante questo, 450 donne ogni anno vengono diagnosticate di cancro all’utero e 150 muoiono a causa della malattia.

 

 

E' veramente necessario?

 

 

VACCINO PAPILLOMAVIRUS:

UNO STUPRO SANITARIO

Fonte web

Per le 280.000 bambine italiane di 11/12 anni, nate nel 1997, e per le loro mamme chiamate dal servizio sanitario ad inoculare il Gardasil alle figlie, il 2008 sarà anno di sventura perché le bambine in gran numero verranno sottoposte alla vaccinazione "contro" il Papilloma virus accusato di essere produttore di cancro al collo dell'utero, a trasmissione sessuale.

L'esca è la paura del cancro che da anni le varie lobby sanitarie istituzionali e non, Ministero compreso, coltivano per sviluppare bieche operazioni commerciali come questa e dannose pseudo-sperimentazioni di massa sulla popolazione. Facile colpire le bambine manovrando l'ignoranza delle mamme, che se per intuizione non cedono inizialmente alla propaganda insistente ed omissiva, verranno alla fine per lo più prese all'amo con la frase "Se tua figlia avrà il tumore al collo dell'utero in futuro sarà colpa tua".

Solo le più sveglie resisteranno al vile ricatto affettivo, sotto la pressione di una presunta obbligatorietà morale. Allarmismo del tutto ingiustificato. Dai dati scientifici il papilloma virus è presente nell'80% di uomini e donne e sovente fin dalla nascita, cioè è un normale abitatore delle mucose del pene, della vagina e della cervice, un germe che di per sé è innocuo e comune al pari di altri virus e batteri presenti.

La trasmissione è anche al di fuori della via sessuale. Il contatto non comporta la malattia, ma eventualmente l'infezione generalmente transitoria. Il virus può tranquillamente scomparire da solo, anzi è la situazione più frequente e più probabile. In un 10% di casi (e più) il virus convive tutta la vita senza creare mai problemi. Il virus HPV non indica malattia, ma il rischio nell'1% dei casi di sviluppare nel tempo lesioni (macchie) trattabili. Affinché si sviluppi un tumore sulla eventuale lesione non curata occorre tanto tempo circa 20/40 anni ed è un fatto eccezionale che si presenta nell'1% dei casi. Quindi l'infezione non è una malattia ma un fattore di rischio (Dr. M. Sideri ginecoloco-oncologo).

"Se le mamme volessero sapere quanto dura l'immunità, e se fra qualche anno si dovrà fare un richiamo o se l'essersi vaccinati non porrà altri problemi più avanti, e se le bambine che si vaccinano oggi saranno davvero protette dal tumore, si dovrebbe ammettere molto candidamente che per nessuna di queste domande c'è risposta" (Dr. G. Remuzzi immunologo).

Cosa c'è nel vaccino?

C'è il virus vivo (papilloma) geneticamente modificato. Chiarito questo non c'è logica nella direttiva Ministeriale. Perché produrre un danno immediato alle bambine di 11/12 anni che non fanno sesso, per evitare una ipotetica malattia fra 20/30/40anni con un vaccino sperimentale che ha copertura non garantita e di soli 5 anni? Nel Notiziario Ministeriale Febbraio 2008, la Ministra Livia Turco, scrive: "L'offerta pubblica gratuita della vaccinazione è rivolta alle bambine tra gli 11 e i 12 anni perché in questa fascia è massimo il profilo beneficio-rischio".

Ma i rischi non li enuncia, li omette con sapiente rimozione. Ha ricordato che "Alla base dell'età... c'è la volontà di facilitare l'offerta anche a bambine che altrimenti non avrebbero accesso per ragioni sociali, agganciandosi alla frequentazione della scuola dell'obbligo..."(24.11.07). Quindi scelta strumentale e classista. Turco ammette: "è un'offerta... a uso controllato per sorvegliare attivamente gli effetti sulla popolazione esposta al vaccino". Quindi è rischiosa sperimentazione di massa sulle bambine cavie.

Turco propone: "particolare cautela di somministrazione nell'età fertile, perché, i dati attualmente disponibili non sono sufficienti...". Quindi si dovrà considerare il Ministero e la Turco responsabili penalmente di eventuali morti intrauterine o anomalie congenite da vaccino di donne rimaste gravide a sorpresa, dopo essere state vaccinate. Turco precisa: "Saranno le evidenze scientifiche, degli studi di efficacia a dirigere la scelta di estendere la vaccinazione contro il Papilloma virus ad altre categorie di giovani donne...".

Negli Stati Uniti, che sono stati i primi ad autorizzare il vaccino nel giugno 2006 - solo 5 Stati dei 50 lo raccomandano. Dopo le violente polemiche esplose nel Texas, giungono le voci di medici, scienziati ed esperti che testimoniano di non essere stati consultati prima della travolgente ordinanza esecutiva del governatore del Texas Rick Perry e denunciano che il Gardasil è pericoloso e non testato, distribuito per puro profitto, responsabile di pericolosi effetti collaterali. Effetti negativi sono stati segnalati in 20 Stati, "le reazioni vanno dalla perdita della coscienza al collasso" riporta The Washington Time. "Alcune bambine hanno accusato gravi mal di testa, capogiri, nausea, febbre e perdita temporanea della vista...". "Segnalati 13 casi di sindrome di Guillan Barrè". Il National Vaccine Information Center segnala 5 morte, 51 invalide e 1.358 ricoverate d'urgenza. L'Association Press denuncia che il governatore del Texas Rick Perry ha stretti legami con la Merck Pharmaceutical da cui ha ricevuto soldi per la sua campagna di rielezione.

"Perry ha legami con donne di Governo, gruppo di pressione intergovernativo nazionale che si batte per una legge obbligatoria e ha ricevuto fondi dalla Merck". Tutti e 50 gli Stati sono stati bersaglio, tramite pagamenti ai governatori e ai funzionari, degli sforzi dei maggiori lobbisti (NY Times 17.02.07). Anche in Europa esiste la lobby delle donne che hanno siglato la giornata anti-HPV. In Italia nel giugno '07 è stata costituita la "Commissione Salute delle Donne" a tal fine.

Nel novembre '05 nasce l'Osservatorio Nazionale sulla salute della donna (O.N.Da), presidente Francesca Merzagora voluto da ditte farmaceutiche che "credono nella sua mission", collegato all'IEO istituto oncologico di Veronesi, che si è posto come pioniere della Vaccinazione anti-HPV iniziando uno studio clinico per vaccinare a 17 e 18 anni. Collabora nella campagna di propaganda partita il 23 Febbraio dal Ministero della Sanità, che comprende spot televisivi e radiofonici ingannevoli di "persuasione mediatica". "PROMOZIONE DELLA SALUTE DELLE DONNE", "SALUTE DI GENERE" = nuovo mercato.

Ci volevano le donne al governo perché il sistema dei profitti sanitari proliferasse con: - la vaccinazione anti-HPV gratuita alle minorenni e a pagamento alle ipocondriache (Turco); - la raccolta precoce dei cordoni ombelicali presi ai neonati e alle madri sfinite dopo il parto con la clausola ricattatoria: "cordone a disposizione solo se a metà con lo Stato" (Turco); - gli espianti/trapianti favoriti dalla Legge dell'esproprio e dai tesserini ingannevoli (Bindi); ecc.

Le donne al Governo? Una presenza di mera copertura di giochi economici e di potere che ha facilitato la riduzione del genere femminile ad un ammasso tremebondo e ipocondriaco di corpi senza orgoglio, facili prede delle sperimentazioni di massa e utili alle speculazioni economiche sanitarie. (....) Si profila una guerra tra aziende per conquistare il mercato. L'indicazione alla vaccinazione data dalle autorità è dai 9 anni ai 26, dopo i 26 solo screening. La vaccinazione proteggerebbe dai ceppi 16 e 18 sui 100 virus HPV conosciuti. Si tratta di un'iniezione intramuscolare iniziale e due richiami entro sei mesi. Si prevedono altri richiami dopo 5 anni al termine della presunta protezione. Anche i Paesi europei hanno reso disponibili sul mercato il vaccino HPV, ma l'Italia è il primo che lo distribuisce gratuitamente alle 11enni. I finanziamenti in Italia ammontano a 100 milioni di Euro, e forse più, ciò è più che sufficiente per far capire come questo sia un business sanitario per gestire fondi da capogiro.

 

 

 

 

Opportunità della vaccinazione anti HPV

Fonte web| - 08 Febbraio 2011

L’efficacia dei vaccini è stata verificata considerando la riduzione di incidenza delle displasie gravi e non del tumore del collo dell’utero, per la qual cosa è necessario attendere 30-40 anni. Pertanto è informazione ingannevole dichiarare che i vaccini disponibili prevengono detto tumore e le Autorità competenti hanno la responsabilità e l’obbligo di intervenire al riguardo. Di seguito un intervento di Michele Grandolfo, epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità, sui vaccino anti-HPV.

Sulla base delle conoscenze disponibili riguardo le caratteristiche dei vaccini antiHPV (si consulti il sito: www.saperidoc.it e si legga l’articolo pubblicato su Medico e bambino: DI MARIO S, BERGAMINI M,  SPETTOLI D, BASEVI V, MAGRINI N. Il vaccino contro il papillomavirus: efficacia dichiarata ed efficacia dimostrata. Medico e Bambino, 2007; 9:562-71), le questioni aperte sono:

a)     l’efficacia dei vaccini è stata verificata considerando la riduzione di incidenza delle displasie gravi e non del tumore del collo dell’utero, per la qual cosa è necessario attendere 30-40 anni. Pertanto è informazione ingannevole dichiarare che i vaccini disponibili prevengono detto tumore e le Autorità competenti hanno la responsabilità e l’obbligo di intervenire al riguardo.

b)    la persistenza dello stato di immunità indotto dalla vaccinazione è stato valutato sul periodo di 5 anni e l’eventuale rivaccinazione, che si renderebbe necessaria in caso di immunità non persistente “long life”, riguarderebbe persone sessualmente attive e quindi a rischio di infezione da HPV nel periodo finestra tra l’evanescenza dell’immunità e la rivaccinazione. È accertato che la vaccinazione non è efficace in caso di precedente infezione.

c)     assunto che la profilassi vaccinale con i vaccini disponibili protegge dall’infezione di alcuni ceppi HPV che si ritiene siano associati come causa necessaria (ma non sufficiente) al 70% dei casi di tumore (al riguardo non ritengo ci siano sufficienti e validi studi in grado di descrivere il pattern dei ceppi HPV implicati come causa necessaria nelle varie aree geografiche e il relativo peso), è necessario continuare e di gran lunga migliorare lo screening con Pap test secondo le attuali raccomandazioni vigenti, tenendo conto  che al Sud, ma non solo, l’attuale copertura è gravemente insufficiente e, soprattutto, sono penalizzate le persone in condizioni socioeconomiche deprivate, maggiormente a rischio di infezione e di tumore. Errori di strategia operativa, interferenza di messaggi fuorvianti (da citare per la sua gravità il consiglio del prof. Veronesi in una trasmissione di ELISIR di qualche anno fa di effettuare il Pap test ogni anno, delegittimando così l’offerta del Pap test da parte della sanità pubblica con la periodicità di tre anni, secondo le raccomandazioni della commissione oncologica nazionale e del piano sanitario nazionale, al professore ben note essendo stato ministro della salute), carenze di servizi di base in grado di organizzare una valida offerta attiva del Pap test sono da rimuovere: il proseguimento potenziato dello screening è necessario per tenere sotto controllo lo sviluppo tumorale sostenuto dai ceppi non contenuti nei vaccini attualmente disponibili. Il proseguimento dello screening (potenziato) è ovviamente essenziale anche per la verifica a distanza della supposta ma non dimostrata efficacia del vaccino a prevenire il tumore. Ma non è tutto.

d)    Non può non essere messo in conto il rischio reale (già evidenziato in altre circostanze) che la pressione selettiva creata con la vaccinazione contro i ceppi considerati dia maggiore spazio agli altri ceppi implicati nello sviluppo tumorale, eventualità che vanificherebbe l’intervento attuale di profilassi.

e)     Si da per scontato che i servizi saranno in grado di raggiungere tutta la popolazione “bersaglio” su tutto il territorio nazionale. Dopo l’introduzione della vaccinazione, obbligatoria, contro l’epatite B una indagine epidemiologica mise in evidenza che nel meridione circa il 30% degli adolescenti non completava il ciclo delle tre dosi. Si trattava, come sempre, delle situazioni di emarginazione e degrado sociale, da cui provenivano praticamente tutti i casi di epatite B in quella fascia di età, sia prima che dopo l’introduzione della profilassi vaccinale (Stroffolini T, et al. Vaccination campaign against hepatitis B for 12-year-old subjects in Italy. Vaccine 1997; 15 (5): 583-585.).  Non ci sono elementi per sostenere che i servizi di sanità pubblica di base siano migliorati, piuttosto sono peggiorati.

f)     Deve essere messo in conto l’effetto perverso di disincentivazione all’adesione allo screening con il Pap test da parte di chi viene vaccinata, anche per il livello di oscenità con cui viene propagandata la vaccinazione come panacea.

g)     L’imponente sforzo economico per l’acquisto dei vaccini, da assommare all’impegno aggiuntivo dei servizi, per i quali si assume capacità illimitata anche quando contemporaneamente vengono sottoposti a uno stillicidio continuo di riduzione di risorse, soprattutto umane, sottrarrà risorse essenziali per la generalità dei servizi primari di sanità pubblica dedicati alla promozione della salute, in primis i consultori familiari, secondo il modello operativo delineato nel Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI). Da notare che nel POMI uno dei programmi strategici è proprio lo screening per il tumore del collo dell’utero, con un ruolo decisivo dei consultori familiari nell’offerta attiva del Pap test.

h)    Tenendo conto dei punti precedenti appare evidente l’assoluta importanza dell’effettuazione dello screening, da potenziare improrogabilmente. Ma è ben noto che lo screening, ben condotto, da solo risolve sostanzialmente il problema del tumore del collo dell’utero, essendo la strategia proposta dalla commissione oncologica nazionale, se applicata integralmente (come è a maggior ragione necessario con l’introduzione della profilassi vaccinale) in grado di ridurre l’incidenza del tumore di oltre il 90%. Cioè a dire che lo strumento da utilizzare per verificare l’efficacia dell’intervento vaccinale di per sé risolve meglio il problema che la profilassi si propone di affrontare.

Alla luce delle considerazioni suesposte ritengo che la scelta effettuata in Italia non sia giustificata né sul piano del merito né secondo un criterio di priorità. Se l’ingente impegno economico previsto per la profilassi vaccinale venisse alternativamente impiegato per l’applicazione integrale del POMI, con l’adeguato potenziamento della rete e delle attività dei consultori familiari secondo quanto delineato dal POMI stesso, si otterrebbe un impatto di sanità pubblica di gran lunga più consistente, non solo per quanto attiene la prevenzione del tumore del collo dell’utero ma anche per tutte le altre aree di intervento in termini di promozione della salute della donna e dell’età evolutiva e, di conseguenza, della famiglia e della società.

Come è noto le decisioni in sanità pubblica vengono prese anche sulla base del parere di esperti che vengono chiamati in vari contesti istituzionali a svolgere tale funzione. In generale chiunque svolge un ruolo, compreso quindi quello di consulente (per esempio in qualità di membro del Consiglio superiore di Sanità o come membro del consiglio di amministrazione dell’Istituto Superiore di Sanità, organo tecnico scientifico del Servizio Sanitario Nazionale e responsabile di attività di controllo di Stato), nel processo decisionale per interventi di sanità pubblica che prevedano l’impiego di prodotti disponibili sul mercato, deve essere obbligato a dichiarare eventuali connessioni per finanziamenti ricevuti dalle o per attività di consulenza svolta alle aziende produttrici dei prodotti in questione.

Infine non dovrebbero essere riconosciuti punti ECM alle iniziative formative o di aggiornamento professionale (corsi, convegni, congressi) su temi che considerano i prodotti in questione, sponsorizzate dalle aziende produttrici o con docenti, moderatori e facilitatori implicati in rapporti di consulenza o finanziati dalle aziende in questione.

Altrimenti non si fa sanità pubblica, si fa mercato, il più ignobile, speculativo sulla salute con le risorse che i cittadini mettono a disposizione con le tasse, il che rende la speculazione ancora più odiosa.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Sette interrogativi sul vaccino antiHPV

Le questioni aperte sul vaccino antiHPV sono diverse. Sulla base delle conoscenze ad oggi disponibili sui vaccini antiHPV, elenco sette punti che meritano una approfondita riflessione e discussione.

 

GARDASIL &  CERVARIX

UK, Londra Gen. 2008 - Sulla base dell'evidenza attualmente disponibile, il Comitato per i Medicinali (Chmp) dell' Emea, Agenzia Europea dei medicinali, "ritiene" che i benefici di Gardasil continuano a superare i rischi e che non e' necessario alcun cambiamento delle informazioni sul prodotto. Lo comunica l'Emea in seguito a segnalazioni di decessi in donne che avevano precedentemente ricevuto Gardasil, incluse 2 segnalazioni relative a morte improvvisa ed inattesa in due giovani donne nell'Unione Europea.

 

Papilloma Virus Umano FRODE VACCINO

Per diversi anni l'azienda farmaceutica ha fatto sforzi aggressivi per il mercato umano Gardasil vaccino papilloma virus come prevenzione per il cancro del collo dell'utero. Il governatore dello stato del Texas fatto la somministrazione di questo vaccino per le ragazze giovani obbligatori. What is the truth about this vaccine? Qual è la verità su questo vaccino? Natural News reporter Mike Adams ha scoperto alcuni fatti interessanti su questo vaccino. La FDA è stato a conoscenza sin dal 2003 che Papillloma Virus Umano non causa il cancro del collo dell'utero. Il vaccino Gardasil è in grado di debellare virus HPV da donne che sono state esposte a HPV (quasi tutte le donne sessualmente attivi). Questo rende la vaccinazione contro tutte le giovani donne in Texas contro il virus HPV una discutibile decisione.

 

Vaccinazione contro il papillomavirus

Secondo l’Harvard Women’s Health Watch, benchè il vaccino contro il papillomavirus umano (HPV) rappresenti una grande scoperta medica, è necessario essere cauti nel suo impiego, perchè i benefici ed i rischi non sono ancora completamente noti. E’ stato dimostrato che Gardasil, il nuovo vaccino, è in grado di proteggere contro 4 tipi di papillomavirus, considerati essere la causa, in un’alta percentuale dei casi, del tumori del collo dell’utero e dei condilomi genitali. Non esistono ad oggi studi pubblicati che dimostino che il vaccino sia in grado di offrire una protezione per un’altra dozzina di sierotipi di HPV, associati al tumore della cervice. Inoltre il vaccino anti-PHV non è terapeutico, cioè non è in grado di fornire protezione nelle donne già infettate con il virus. Le donne, anche dopo la vaccinazione, continueranno ad essere esposte ad un certo rischio di insorgenza di tumore.

 

Big Pharma: Se tu guarisci, LORO

HANNO FINITO DI FARE SOLDI!