È QUESTO IL VERO VOLTO

DELL'AMERICA?

 

 

INTERVISTA AD UN

SICARIO DELL'ECONOMIA

 

(A cura di Claudio Prandini)

 

 

 

Guai a te, che devasti e non sei stato devastato,
che saccheggi e non sei stato saccheggiato:
sarai devastato, quando avrai finito di devastare,
ti saccheggeranno, quando avrai finito di saccheggiare.

(Isaia 33,1)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

John Perkins rivela: sono stato arruolato dal governo degli Stati Uniti allo scopo di risucchiare le ricchezze di paesi poveri. Che un economista intitoli le sue memorie "Confessioni di un sicario dell'economia" è già clamoroso. Ma ciò che l'economista John Perkins rivela nel suo libro, "Confessions of an economic hit man"(1) è "spaventoso": racconta di essere stato arruolato dal governo Usa allo scopo di risucchiare a favore degli Stati Uniti le ricchezze di paesi poveri, e ciò "attraverso manipolazioni economiche, tradimenti, frodi, attentati e guerre".

Le rivelazioni di Perkins gettano una luce del tutto nuova anche sulle motivazioni dell'invasione dell'Iraq.

John Perkins dice di essere stato reclutato quando era ancora studente, negli anni '60, dalla National Security Agency (NSA), l'entità più segreta degli Stati Uniti, e poi inserito dalla stessa NSA in una ditta finanziaria privata. Lo scopo: "Per non coinvolgere il governo nel caso venissimo colti sul fatto". Quale fatto? Abbastanza semplice.

Come capo economista della ditta privata Chas.T.Main di Boston con 2 mila impiegati, Perkins decideva la concessione di prestiti ad altri paesi. Prestiti che dovevano essere "molto più grossi di quel che quei paesi potessero mai ripianare: per esempio un miliardo di dollari a stati come l'Indonesia e l'Ecuador".

La condizione connessa con il prestito era che in massima parte venisse usato per contratti con grandi imprese americane di costruzioni e infrastrutture, come la Halliburton e la Bechtel (strutture petrolifere).

Queste ditte costruivano dunque reti elettriche, porti e strade nel paese indebitato; il denaro prestato tornava dunque in Usa, e finiva nelle tasche delle classi privilegiate locali, che partecipavano all'impresa. Al paese, e ai suoi poveri, restava lo schiacciante servizio del debito, il ripagamento delle quote di capitale più gli interessi.

L'Ecuador, dice Perkins, è oggi costretto a destinare oltre metà del suo prodotto lordo - cioè di tutta la ricchezza che produce - per il servizio dei debiti contratti con gli Usa. Ma questo è solo il primo passo. Gli Usa, indebitando quei paesi, vogliono in realtà "renderli loro schiavi", dice Perkins. All'Ecuador, non più in grado di ripagare, Washington chiede di cedere parti della foresta amazzonica ecuadoriana per farla sfruttare da imprese americane. E' questa la logica imperiale.

Tra i massimi successi dei "sicari economici", Perkins rievoca l'accordo riservato fra gli Usa e la monarchia saudita ai tempi della prima crisi petrolifera negli anni '70. Per gli Stati Uniti, era necessario tramutare il rincaro del greggio da sciagura a opportunità. La famiglia dei Saud, del resto, affogava nei petrodollari: le fu proposto di investirli in titoli Usa e in grandi opere. La Bechtel ricoprì il reame desertico di nuove città e di impianti di raffinazione per lo più inutili; la famiglia Saud accettò di mantenere il greggio entro limiti di prezzo desiderabili per gli Usa, in cambio dell'assicurazione americana che Washington avrebbe sostenuto il loro potere per sempre.

"E' questo il motivo primo della prima guerra all'Iraq", dice Perkins, e dell'intreccio privilegiato di affari e finanza tra i sauditi e i Bush. Secondo Perkins, gli Usa cercarono di ripetere l'accordo con Saddam Hussein, "ma lui non c'è stato". Da qui la sua rovina. Perché, dice Perkins, "quando noi sicari economici falliamo il bersaglio, entrano in gioco gli sciacalli. Sono gli uomini della Cia, che cercano di fomentare un golpe; se nemmeno questo funziona, ricorrono all'assassinio. Ma nel caso dell'Irak, gli sciacalli non sono riusciti ad arrivare a Saddam: lui aveva delle controfigure, la sua guardia era troppo attenta. Perciò si è decisa la terza soluzione: la guerra".

Perkins ha conosciuto personalmente Omar Torrijos, il generale e dittatore di Panama degli anni '70, morto in un incidente aereo nel '78. Torrijos fu ucciso, spiega Perkins, perché aveva stilato un accordo coi giapponesi per la costruzione di un secondo canale di panama, ed aveva ottenuto dall'Onu nel 1973 una risoluzione che obbligava gli Usa a restituire alla sovranità panamense il vecchio Canale. Le multinazionali americane "erano estremamente arrabbiate con Torrijos".

Per questo scopo, quando Reagan divenne presidente, gli furono fatti scegliere come ministri due alti funzionari della Bechtel, Caspar Weinberger alla Difesa e George Schultz - il che rivela molto sul ripugnante potere degli affari nella politica Usa - per costringere Torrijos con le m minacce a rompere i negoziati coi giapponesi (che stavano soffiando alla Bechtel l'affare del secolo) e di rinnovare il trattato del Canale di panama, riconsegnandolo agli americani. Torrijos rimase sulle sue posizioni: furono mandati in azione gli "sciacalli".

L'aereo di Torrijos, dice Perkins, cadde per un magnetofono che era stato riempito di esplosivo. La stessa fine di Enrico Mattei. Conclude Perkins: "il denaro che gli Usa adoperano per indebitare i paesi poveri non è neppure denaro americano. Sono la Banca Mondiale e il Fondo Monetario a fornirlo".

A fornire ai poveri la corda per impiccarsi.

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Nota:
1. "Hit man" è il sicario prezzolato, il bastonatore assoldato dalla mafia e dalle ditte americane per picchiare gli scioperanti.

 

 

John Perkins

 

 

 

 

INTERVISTA A JOHN PERKINS

PROFESSIONE: "ECONOMIC HIT MAN"

Fonte web

Amy Goodman, giornalista e scrittrice americana, conduce, da un'ex caserma dei vigili del fuoco di New York, il programma radiofonico di controinformazione Democracy Now! e come giornalista d'inchiesta si è fortemente battuta per denunciare le violazioni dei diritti umani a Timor Est, in Nigeria e in altri paesi del mondo.
Questa intervista le è stata rilasciata da John Perkins, autore di Confessioni di un sicario dell'economia, il 9 novembre 2004.



AMY GOODMAN: Benvenuto a Democracy Now!

JOHN PERKINS: Grazie Amy, è un grande piacere essere qui.

A: Allora John, spiegaci esattamente cosa significa essere un "sicario dell'economia" o come dici tu e.h.m. (economic hit man).

J: Sostanzialmente il nostro addestramento e il nostro lavoro erano finalizzati alla costruzione dell'impero americano, ovvero a creare situazioni che portassero quante più risorse possibili al nostro paese, alle nostre aziende e al nostro governo, e ci siamo riusciti davvero: abbiamo creato il più grande impero della storia. Per di più il tutto è stato realizzato in soli 50 anni, a partire dalla seconda guerra mondiale, e con un minimo di sforzo militare, salvo ovviamente rari casi come l'Iraq, in cui l'esercito è intervenuto come ultima risorsa. Questo impero, come nessun altro prima, è stato creato in primo luogo attraverso strategie economiche, truffando, ingannando, seducendo la gente con il nostro stile di vita e usando proprio i sicari dell'economia come me.

A: Come hai fatto a diventarlo? Per chi lavoravi?

J: Sono stato reclutato nei primi anni sessanta, mentre ero ancora alla facoltà di economia, dalla National Security Agency (Agenzia per la sicurezza nazionale), la più grande e meno conosciuta agenzia di intelligence del paese; ma di fatto poi ho lavorato per aziende private.
Il primo vero sicario dell'economia risale ai primi anni Cinquanta: fu Kermit Roosevelt, nonno di Teddy, che determinò in Iran la caduta del governo democratico di Mossadegh, nominato quell'anno dal Times "uomo dell'anno". Si dimostrò talmente abile che portò a termine il tutto senza spargimento di sangue (in realtà ci furono delle vittime, ma mai un vero intervento delle forze armate), solamente spendendo milioni di dollari e sostituendo al governo di Mossadegh la monarchia degli Shah. A quel punto fu chiaro che quella di utilizzare i sicari dell'economia poteva essere davvero una buona idea e che usando questa strategia addirittura non ci saremmo più dovuti preoccupare del pericolo di una guerra con la Russia. L'unico problema era che Roosevelt era un agente della CIA, lavorava quindi per il governo e se fosse stato scoperto ci saremmo trovati tutti in una situazione davvero imbarazzante. Perciò si decise che enti come la CIA e la NSA avrebbero reclutato i potenziali sicari come me e che poi questi sarebbero stati mandati a lavorare per compagnie private di consulenza, per società di progettazione o di costruzione, così che se fossero stati scoperti non ci sarebbe stato nessun collegamento con il governo.

A: Ok, ma ora parlaci della società per cui hai lavorato.

J: Ho lavorato per la Chas. T. Main di Boston. Eravamo circa 2000 dipendenti e io divenni l'economista capo con cinquanta persone a lavorare sotto di me. Ma il mio vero lavoro consisteva nello stipulare contratti , cioè fare prestiti ad altri paesi per somme talmente alte che non le avrebbero mai potute restituire. Una delle condizioni del prestito, che in certi paesi come l'Ecuador e l'Indonesia è arrivato a 1 miliardo di dollari, era che avrebbero dovuto spenderne il 90 per cento per pagare una o più aziende americane, come la Halliburton o la Bechtel, per costruire infrastrutture. Queste aziende avrebbero costruito centrali elettriche, porti o autostrade, tutti servizi che alla fine sarebbero stati sfruttati solo da una piccola percentuale della popolazione. All'atto pratico i poveri di quei paesi sarebbero stati ulteriormente danneggiati da questo debito enorme che non erano in grado di saldare. Tanto per fare un esempio, il debito di un paese come l’Ecuador, oggi, è pari al 50 per cento del suo bilancio nazionale. In questo modo li avevamo in pugno e se per esempio volevamo più petrolio ci rivolgevamo al governo dell’Ecuador dicendo: "Dato che non ci ripagate il debito, dovete dare alle nostre compagnie la possibilità di sfruttare la foresta amazzonica, che è ricca di petrolio". Infatti oggi noi stiamo distruggendo la foresta dell'Amazzonia, ricattando sulla base del suo debito. In sostanza quindi, noi facciamo questi grossi prestiti, la maggior parte dei soldi torna in America, il paese si ritrova con il suo debito più gli interessi e in pratica diventa nostro schiavo. Questo è un impero. Un impero enorme e potentissimo.

A: Tu racconti che non hai scritto questo libro per molto tempo perché sei stato corrotto. Che intendi? Chi ti ha corrotto e quanto ti è stato offerto?

J: Negli anni Novanta ho accettato mezzo milione di dollari.

A: Da chi?

J: Da una società di costruzioni.

A: Quale?

J: La Stoner Webster, ma in termini di legge non fu vera e propria corruzione: venni pagato come consulente. Era tutto molto legale, ma in realtà non feci nessuna consulenza. Come ho spiegato in Confessioni di un sicario dell'economia, era scontato che se avessi accettato quei soldi come consulente in realtà non avrei dovuto lavorare molto, ma non avrei neanche dovuto scrivere un libro sull’argomento, un libro come quello che stavo scrivendo, e di cui loro sapevano, e che allora avevo intitolato Coscienza di un sicario dell'economia. È una storia davvero particolare, Amy, una di quelle storie alla James Bond.

A: È proprio l’impressione che si ha leggendo il libro.

J: E vuoi sapere un’altra cosa? Quando la NSA mi reclutò mi fece passare un giorno intero sotto la macchina della verità, scoprirono tutte le mie debolezze e mi plagiarono. Usarono tutte le droghe più potenti della nostra società per sedurmi: sesso, potere e denaro. Io provengo da una famiglia molto tradizionalista del New England, calvinista ed estremamente legata a valori morali molto rigidi. Insomma, io in fondo sono una brava persona, e penso quindi che la mia storia dimostri che il sesso, il potere e il denaro sono come droghe potentissime che il sistema usa per piegare le persone: con me il gioco è certamente riuscito. Se non fossi stato un sicario dell'economia difficilmente avrei creduto che persone così potessero esistere ed è per questo che ho scritto il mio libro: perché il nostro paese ha bisogno di sapere, la gente deve sapere in cosa consiste realmente la nostra politica estera, che cosa sono gli aiuti che diamo agli altri paesi, come lavorano le nostre aziende, dove vanno a finire le nostre tasse, e sono sicuro che una volta venute alla luce le cose si potrebbero cambiare.

A: Nel libro parli della tua partecipazione a un piano segreto che fece arrivare miliardi di petrodollari dall'Arabia Saudita agli Stati Uniti e che per di più saldò fortemente il legame tra la monarchia saudita e la successiva amministrazione degli Stati Uniti. Spiegaci come andò.

J: Sì fu un periodo davvero interessante. Io ricordo bene, ma tu forse eri troppo giovane, di quando nei primi anni Settanta l'OPEC ci mostrò il pugno di ferro bloccando i rifornimenti di petrolio. Le macchine facevano la fila ai distributori di benzina. Il paese aveva paura che si ripetesse la crisi del 1929 e questo era inaccettabile. Ecco perché il Dipartimento del Tesoro decise di ingaggiare me e qualche altro sicario dell'economia e mandarci in Arabia Saudita.

A: Davvero vi chiamavate sicari dell'economia?

J: Era un modo in cui ci chiamavamo scherzando fra noi; ufficialmente io ero un economista capo, ma ci piaceva chiamarci sicari perché tanto nessuno ci avrebbe creduto.
Dunque arrivammo in Arabia Saudita nei primi anni Settanta sapendo che era lì la chiave per porre fine alla nostra dipendenza, o comunque per riuscire a controllare la situazione. E infatti riuscimmo a far sì che la casa reale saudita restituisse gran parte dei suoi petrodollari agli Stati Uniti sotto forma di obbligazioni americane: il Dipartimento del Tesoro avrebbe usato questi soldi per finanziare aziende americane che costruissero in Arabia Saudita nuove città e infrastrutture, la dinastia saudita avrebbe mantenuto il petrolio a un prezzo accettabile per noi (come è stato in tutti questi anni) e in cambio noi avremmo fatto in modo che mantenesse il suo potere il più a lungo possibile, motivo per cui siamo andati in guerra contro l'Iraq.
Anche in Iraq infatti avevamo provato ad attuare la stessa politica che aveva avuto tanto successo con l'Arabia Saudita, ma Saddam Hussein non abboccò. Quindi, se falliscono i sicari dell'economia, il passo successivo sono quelli che io chiamo gli sciacalli: gli sciacalli sono gli agenti della CIA che, autorizzati dal governo americano, arrivano in un paese e fomentano un colpo di stato o una rivolta, e se anche questo non funziona, allora passano agli omicidi, o almeno ci provano. Nel caso dell'Iraq, infatti, non riuscirono a uccidere Saddam Hussein perché aveva ottime guardie del corpo e vari sosia. Perciò la terza opzione, dopo i sicari dell'economia e gli sciacalli, è quella di mandare i nostri giovani a uccidere e a morire, ed è proprio quello che è stato fatto in Iraq.

A: Puoi parlarci della morte del presidente Torrijos?

J: Omar Torrijos, presidente dello stato di Panama, aveva firmato con il presidente Carter un nuovo Trattato sul Canale [che lo riportava sotto la sovranità panamense, n.d.r.] e come sai, quell'accordo passò l'approvazione del congresso per un solo voto. Era una questione molto controversa. Torrijos inoltre stava portando avanti trattative con il Giappone, che si mostrava disposto a finanziare e realizzare il progetto per la costruzione di un canale al livello del mare sullo stretto di Panama. Torrijos continuò la trattativa e questo dispiacque molto alla Betchel, società americana di costruzioni, il cui presidente era George Schultz e nel cui consiglio di amministrazione sedeva Casper Weinberger.
Quando Carter fu fatto fuori (e questa è un'altra storia interessante) con la sconfitta elettorale, Reagan, che era diventato presidente, Schultz, diventato Segretario di Stato, e Weinberger, Segretario della Difesa, erano decisamente arrabbiati con Torrijos e fecero di tutto per costringerlo a rinegoziare il Trattato sul Canale e a interrompere la trattativa con i giapponesi, ma lui rifiutò perché era un uomo di principio, magari aveva altri difetti, ma era certamente un uomo di principio. Era davvero un uomo incredibile Torrijos. E a quel punto morì in un incidente d'aereo causato da un registratore a cassette carico di esplosivo. Io avevo lavorato con lui e sapevo che i sicari dell'economia avevano fallito e che quindi era arrivato il turno degli sciacalli, per questo il suo aereo era saltato in aria. Non ho nessun dubbio che sia stata la CIA a farlo fuori e molti investigatori sudamericani la pensano come me, ma ovviamente nel nostro paese non se ne è mai parlato.

A: Quando hai deciso di cambiare vita?

J: Dentro di me non mi sono mai sentito a posto con la coscienza, ma ero fortemente plagiato. L'attrazione che il sesso, il potere e il denaro esercitavano su di me era davvero troppo forte. E oltretutto, ricevevo continue gratificazioni per il lavoro che facevo. Ero un economista capo. Ero un degno erede di McNamara, e così via.

A: Hai lavorato a stretto contatto con la Banca Mondiale?

J: Molto. Era la Banca Mondiale a fornire quasi tutto il denaro usato dai sicari dell'economia, insieme al Fondo Monetario Internazionale. Ma dopo l'11 settembre qualcosa è cambiato dentro di me: ho deciso che dovevo parlare, perché ciò che è successo quel giorno è stata la diretta conseguenza del lavoro fatto dai sicari dell'economia. Inoltre ho capito che l'unico modo che avevamo per sentirci di nuovo al sicuro e a posto con la nostra coscienza era utilizzare le strutture che avevamo creato per cambiare in positivo il mondo. E credo davvero che questo sia possibile. Credo davvero che la Banca Mondiale e le altre istituzioni possano essere profondamente modificate e impiegate finalmente allo scopo per cui sono state create, ossia aiutare a ricostruire le zone più devastate del mondo. Semplicemente aiutare la povera gente. Ogni giorno 24 milioni di persone muoiono di fame, ma noi possiamo fare qualcosa.

 

 

DUE GIORNALISTI ITALIANI

INTERVISTANO JOHN PERKINS

Fonte web

Era il migliore nel suo campo. Gonfiava le previsioni di crescita economica, e relativo fabbisogno energetico, di paesi srategicamente importanti per gli Stati Uniti cosicché  altri,  poi, potessero attuare politiche favorevoli agli interessi del governo e delle corporation americane.  «I sicari dell'economia - scrive l'autore -, sono professionisti ben retribuiti, sottraggono migliaia di miliardi di dollari a diversi Paesi in tutto il mondo riversando il denaro della Banca Mondiale, dell'Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e di altre organizzazioni umanitarie' (direttamente ndr) nelle casse di grandi multinazionali e nelle tasche di quel pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle risorse naturali del pianeta. I loro metodi comprendono il falso in bilancio, elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso e omicidio». Così facendo si ottiene un altro straordinario risultato. Il governo prescelto per la truffa energetica, dando il via libera ai cantieri, non riuscirà mai a pagare i debiti contratti. E, quindi, diventa un eterno debitore degli Usa. In altri termini: una colonia dell'impero.

Nel caso, poi, dovessero fallire i sicari, se il governante si dimostra più ostico del previsto (vedi Allende o Torrijos o Roldos), entrano in scena gli sciacalli e i governanti fanno una brutta fine. Se falliscono anche quelli, migliaia di giovani americani vengono mandati a combattere in un paese lontano. Chiaro? Nelle pagine di Confessioni di un sicario dell'economia c'è la descrizione piuttosto particolareggiata di tutto il lavoro sporco fatto da Perkins, tutti i grandi personaggi che ha incontrato da Graham Greene a presidenti dell'America Latina che erano la speranza per il loro popolo oppure uomini di pezza iraniani messi lì e poi travolti dalla furia della rivoluzione. E c'è il durissimo conflitto con la sua coscienza che lo ha portato a mollare tutto e a scrivere questo libro dopo, dice, aver rinunciato più volte per minacce o bustarelle. In pratica é una autobiografia dove Perkins riferisce, come in un romanzo, il suo percorso da servitore dell'impero a difensore degli oppressi. Perché lo spiega a Pino Di Maula con Sergio Nazzaro.

Domande:

Il presidente George W. Bush in un recente discorso alla Nazione, ha puntualizzato lo stato di tossicodipendenza da petrolio degli Stati Uniti. Anche l'Europa è nella stessa situazione, e quali le eventuali differenze?

Non posso che esprimere un parere personale anche su questa dichiarazione. Ciò che ho visto viaggiando in Europa è che le macchine sono molto più piccole e la gente sembra molto più attenta alla problematica delle risorse energetiche, soprattutto ha maggiore attenzione allo stato generale dell'ambiente, una maggiore attenzione alla sua conservazione.

Qual'è la sede del ministero degli esteri degli Stati Uniti. Alla Casa Bianca o nei grattacieli delle compagnie energetiche?

La corporatocrazia ha i suoi schemi politici, i quali certamente non sono compresi da parte della maggioranza dei cittadini americani. La maggior parte di noi crede, ad esempio, che gli aiuti siano un qualche cosa di altruistico, invece non lo sono affatto, almeno in linea generale. Gli aiuti servono ad aumentare il potere e la ricchezza della corporatocrazia, ad aumentare le sue sfere di influenza. La crescita dell'Impero americano è stato il peggior segreto degli ultimi decenni. Un segreto che non doveva essere assolutamente rivelato agli americani. Ma questa manovra per accrescere l'Impero è una vera e propria minaccia alla democrazia, che si basa su un elettorato informato.

Il sicario dell'economia di cui svela l'esistenza nel libro è una figura tipicamente Americana, o è possibile che anche in Italia ci siano tali sinistri personaggi?

Gli Stati Uniti sono l'allenatore, è il capitano di questa squadra di sinistri personaggi, ma ci sono naturalmente tantissimi giocatori coinvolti, inclusa non solo l'Italia ma anche tutti i paesi del G8. Gli interessi che si sviluppano attraverso determinate manovre economiche sono immensi e quindi molti paesi vogliono trarne vantaggi.

Nel libro un passaggio è dedicato alle Torri Gemelle, sottolineando come questo relitto degli anni '60 di David Rokefeller, fosse considerato un monumento obsoleto alieno al mondo della finanza: un vero e proprio problema da risolvere per molti ingegneri e tecnici. Qual è la tua opinione in merito al 11 settembre?

Non mi piace speculare su questo terribile evento, soprattutto quando non ho informazioni dettagliate in merito. Quello che posso dire è che sono profondamente irritato dal fatto che nessuna investigazione completa è stata resa pubblica, nessuna documentazione è stata mostrata ai media, includendo in questa strana situazione il fatto che non è mai stata mostrata, per quanto ne so io, nessuna foto ufficiale dell'aereo che si è schiantato sul Pentagono. Questo non aiuta certo a fare chiarezza su quei tragici eventi. 

 

Lyndon LaRouche, Democratico e ex

candidato alla presidenza americana

 

 

 

GOVERNO AMERICANO CORROTTO E

CONTROLLATO DA UN'OLIGARCHIA FINANZIARIA

Fonte web

Giudicando molto interessanti le rivelazioni di John Perkins, il fondatore dell'EIR Lyndon LaRouche ha fatto notare che il problema di fondo non è solo che i governi corrotti ricorrano ai servizi di "sicari economici", quanto piuttosto che a monte vi sia un'oligarchia finanziaria che corrompe e controlla il governo USA usandolo per scopi diametralmente opposti a quelli della Costituzione USA. Inoltre, di particolare interesse è l'ultima affermazione di Perkins, sull'11 settembre, giacché conferma, anche se in maniera indiretta, l'analisi su quegli avvenimenti che LaRouche produsse "a caldo" durante un'intervista radiofonica, mentre i fatti si stavano svolgendo: denunciò subito le responsabilità "interne" all'establishment del potere nel rendere quella catastrofe possibile.
Inoltre, sempre a proposito dei mandanti dei "sicari economici", LaRouche ha spiegato che non si può semplicemente parlare di una struttura di potere anglo-americana, ma che è più opportuno parlare di "complesso veneziano" dell'oligarchia finanziaria sinarchista internazionale, facendo così riferimento alla millenaria tradizione della Serenissima, storicamente trasferitasi nel sistema anglo-olandese (impero britannico). LaRouche ha ricordato le operazioni che questa struttura ha condotto contro le sue iniziative a favore di un nuovo e giusto ordine economico mondiale, soprattutto quella del 1975 per una banca internazionale di sviluppo, contro l'Operazione Juarez per l'integrazione latinoamericana del 1982, contro il progetto del Triangolo Europeo del 1989 successivamente riformulato nel Ponte di sviluppo eurasiatico del 1991, ed infine contro l'iniziativa per una nuova Bretton Woods che egli porta avanti dal 1997. L'ex candidato alla presidenza USA fa anche notare che il libro sarebbe dovuto uscire ad agosto e che avrebbe senz'altro "scoperto alcuni dei segreti più sordidi" dell'amministrazione Bush-Cheney.
Il libro di Perkins contribuirà inoltre a inquadrare meglio l'eliminazione di grandi personalità come Aldo Moro, Jurgen Ponto, Afred Herrhausen, Indira e Rajiv Gandhi e Omar Torrijos

 

 

APPROFONDIMENTO

 

IL SITO PERSONALE DI JOHN PERKINS

 

Nuovo Ordine Mondiale IN WIKIPEDIA

 

Sistema monetario e signoraggio