IL MIO VIAGGIO A MEDJUGORJE (1-5 giugno 2005)

di Claudio Prandini

 

Quest’anno, dopo quasi ventuno anni, sono tornato a Medjugorje. Naturalmente là è tutto cambiato. Nell’84, quando ci andai per la prima volta, c’era solo la chiesa e tutto il resto era campagna  e quattro case da contadini, povere rispetto ai nostri standard occidentali, ma ancora accoglienti come sapeva esserlo la gente che vi abitava. Gente semplice, dalla fede semplice e mille volte messa alla prova… Ora, invece, attorno a quella chiesa è cresciuto un piccolo paese dove la gente arriva da tutto il mondo! Là, certamente, qualcosa di speciale è accaduto se ormai sono milioni coloro che hanno visitato quel luogo. Qualcuno ha detto che Medjugorje è diventata il confessionale del mondo e non ha del tutto torto. Qui la gente viene carica di pene, preoccupazioni, ansie e anche di peccati, e qui trova sacerdoti che sanno amare, ascoltare, consigliare e perdonare nel nome del Signore.

A flotte vengono da tutte le parti pur di ricevere la pace e il perdono che il mondo non può dare! Medjugorje non è solo un gran confessionale, ma è anche una grande clinica dello spirito, alla faccia di chi ha fatto dell’uomo solo un ricettacolo di bisogni e d’istinti da soddisfare nel più breve tempo possibile! E chi ha fatto questo miracolo? Chi ha costruito, con l’aiuto di sei ragazzi, questa clinica dello spirito? Non può che essere stato il Cielo, attraverso Maria santissima, ad operare tutto questo: dai frutti saprete giudicare l’albero, dice il Vangelo! Sì, Medjugorje, è la clinica di Maria in mezzo agli uomini per i nostri tempi! Questa è stata la mia prima sensazione nell’84 e questa è la sensazione che ho riprovato ventuno anni dopo…

Sono stati giorni molto intensi. Abbiamo visitato i ragazzi di suor Elvira, assistito all’apparizione di Miriana, visitato l’oasi della pace, saliti sul colle delle prime apparizioni, assistito alla grande e toccante adorazione serale. Mi è piaciuto molto anche visitare il grande crocefisso che raffigura il Cristo risorto. Qui la gente raccoglie con fazzoletti un liquido (acqua?) che esce in piccole gocce in prossimità del ginocchio destro e che a volte sembra essere miracoloso.

Su questo particolare, scientificamente inspiegabile, ne ho tratto una mia ipotesi. Nella sacra Sindone si nota una piaga sulla spalla destra, in pratica la spalla che dovette sorreggere, molto probabilmente, tutto il peso della croce. Questo significa che quando Gesù cadeva per il peso, la fatica e la sofferenza di un corpo flagellato, il ginocchio destro era quello che più ne risentiva, benché entrambi le ginocchia, sempre secondo la sacra Sindone, presentino escoriazioni. Cosa c’entra la Sindone con quel liquido misterioso che esce da quel Cristo a Medjugorje?  Vi ricordate la Scrittura cosa dice? “Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti” (1 Pt 2, 22. 24. 25). Misticamente parlando, quel liquido che esce dal ginocchio destro del Cristo di Medjugorje, richiama i fedeli alla passione, al fatto che il sangue e l’acqua scaturiti dal costato e da ogni altra lacerazione del suo corpo, sono fonte di salvezza dell’anima e di salute per il corpo anche per gli uomini del nostro tempo. Con questo non voglio certo prevenire un giudizio che spetta solo all’autorità della Chiesa, quando e se riterrà opportuno darlo! Tuttavia Medjugorje, questo lo possono vedere tutti, è da 24 anni segno di preghiera, di pace e di conversione per gli uomini di buona volontà che là vi si recano.

Ultimo punto che vorrei toccare è il tema delle cinque colonne (o cinque sassi) su cui si basa la pedagogia pastorale e spirituale di Medjugorje: 1. La Preghiera; 2. L’Eucarestia; 3. La Sacra Scrittura; 4. Il Digiuno; 5. La Confessione mensile. Non è questo il luogo per darne una spiegazione approfondita di ognuna, ma mi sembra doveroso dire che nell’attuale crisi pastorale in cui versa in genere la parrocchia oggi (vale a dire di semianarchia in cui ci sono tante pastorali, quando ci sono, quante sono le parrocchie in una diocesi), il fenomeno Medjugorje, visto in quanto parrocchia, risplende per una pastorale coerentemente cristocentrica, ascetica, orante, sacramentale, mariana, carismatica e piena di tantissime conversioni. Una parrocchia che invece non converte più, limitandosi ad una pura gestione ordinaria d’attività, senza alcuna pastorale spirituale e ascetica, è una parrocchia inutile, ovvero sale che serve solo ad essere gettato via dalla storia  e calpestato dagli uomini (Mt 5, 13).

Ecco perché Medjugorje è un segno di rinnovamento per tutta la Chiesa e per tutte la parrocchie…. Ecco perché consiglio a tutti di andare a Medjugorje: laici, religiosi e in particolare i parroci… I più bisognosi d’aiuto, di conforto e di luce, in tempi così difficili e duri, da parte di Colei che è Madre di Dio e Madre della Chiesa!